Il regime di Bashar Al Assad in Siria è caduto sotto ai colpi dei ribelli, che nella notte tra sabato e domenica sono entrati a Damasco quando il dittatore era già fuggito, probabilmente in Russia

Tra i primi a commentare gli eventi il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, con un lungo post sul suo social Truth.

Bashar al Assad «è fuggito» dalla Siria dopo aver perso il sostegno della Russia, ha scritto il tycoon. «Assad non c'è più. È fuggito dal suo Paese. Il suo protettore, la Russia, la Russia, la Russia, guidata da Vladimir Putin, non era più interessata a proteggerlo. Non c'era alcun motivo per cui la Russia restasse lì», scrive ancora il presidente eletto degli Stati Uniti, sottolineando che Mosca «ha perso ogni interesse per la Siria a causa dell'Ucraina, dove quasi 600.000 soldati russi sono stati feriti o uccisi, in una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare e che potrebbe andare avanti all'infinito!. Nel post, Trump afferma poi che «Russia e Iran si trovano in questo momento in uno stato di debolezza, l'una a causa dell'Ucraina e dell'economia che va male, l'altro a causa di Israele e dei suoi successi nella guerra».

La Casa Bianca ha scritto che «il presidente Biden e il suo team stanno monitorando da vicino gli eventi straordinari in Siria e sono in contatto costante con i partner della regione», mentre il nostro ministo degli Esteri,Antonio Tajani, ha convocato una riunione d’urgenza alla Farnesina. «Seguo con preoccupata attenzione l'evoluzione della situazione in Siria, in contatto costante con la nostra ambasciata a Damasco e con Palazzo Chigi», ha scritto Tajani. Il quale ha poi aggiunto che i ribelli sono entrati anche nell'ambasciata italiana a Damasco ma la situazione «è sotto controllo».

Dalla Russia, in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri si dice che il dittatore siriano Bashar al Assad ha deciso di lasciare la presidenza e di fuggire dalla Siria dopo non meglio specificati negoziati con i ribelli (in cui la Russia non avrebbe svolto nessun ruolo, dice il ministero). Si dice anche che Assad ha ordinato di trasferire il potere ai ribelli in modo pacifico. Nel comunicato non si dice dove sia andato Assad, ma molti ritengono che sia fuggito proprio in Russia.

Pechino auspica che la Siria «torni alla stabilità prima possibile». La Cina, ha reso noto un portavoce del ministero degli Esteri, «segue da vicino gli sviluppi della situazione in Siria e spera» che il paese «torni alla stabilità quanto prima». 

«Il regime di Assad è crollato e il controllo del Paese sta passando di mano». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan al Forum di Doha in Qatar, aggiungendo che «questo non è accaduto da un giorno all'altro». «Negli ultimi 13 anni, il Paese è stato nel caos», ha sottolineato il capo della diplomazia di Ankara. La Turchia è dietro i gruppi di insorti che hanno condotto l'avanzata contro il regime di Bashar al Assad, entrando nella notte a Damasco.

«La nuova amministrazione deve essere istituita in modo ordinato. Il principio di inclusione non deve mai essere compromesso. Non ci deve essere alcun desiderio di vendetta. È tempo di unirsi e ricostruire il Paese», ha sottolineato Fidan esortando tutti gli attori della regione a mantenere la calma. «La Turchia adotterà tutte le misure necessarie per combattere il terrorismo. Tutte le minoranze, cristiane, curde e non musulmane, devono essere trattate in modo equo. Tutte le armi e le armi chimiche devono essere controllate», ha affermato ancora il capo della diplomazia di Ankara, secondo cui è essenziale «garantire un solido periodo di transizione, senza violazioni contro la popolazione civile», nonché servizi e strutture fondamentali per «contrastare le minacce».

«Lo stato di barbarie è caduto. Finalmente. Rendo omaggio al popolo siriano, al suo coraggio, alla sua pazienza. In questo momento di incertezza, gli auguro pace, libertà e unità». Lo scrive in un post su X il presidente francese Emmanuel Macron, assicurando che «la Francia continuerà a impegnarsi per la sicurezza di tutti in Medio Oriente». Per la ministra degli Esteri tedesca Annelena Baerbock «la fine di Assad è un sollievo per milioni di siriani». 

«È un giorno storico per il Medio Oriente: il regime di Assad è un anello centrale della catena del male di Iran, questo regime è caduto. Questo è il risultato diretto dei colpi che abbiamo inflitto all'Iran e a Hezbollah, i principali sostenitori del regime di Assad. Questo ha creato una reazione a catena in tutto il Medio Oriente di tutti coloro che vogliono liberarsi da oppressione e tirannia». Lo ha dichiarato il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in visita questa mattina al Monte Bental nel Golan, da dove si vede la Siria. «Questo crea nuove opportunità, molto importanti per Israele, ma non prive di rischi», ha aggiunto.

«La fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo e atteso da tempo. Dimostra anche la debolezza dei sostenitori di Assad, Russia e Iran. La nostra priorità è garantire la sicurezza nella regione. Lavorerò con tutti i partner costruttivi, in Siria e nella regione». Lo scrive su X l'Alto Rappresentante Ue per la Politica estera Kaja Kallas.