Il ministero degli Esteri della Russia ha confermato che Bashar al Assad ha lasciato la Siria, dopo che nella notte i ribelli hanno espugnato Damasco e dichiarato la fine del regime. In una comunicazione diffusa anche online si aggiunge che il presidente ha dato indicazioni per un trasferimento del potere pacifico. Il ministero non ha fornito riferimenti su dove si trovi al Assad e ha invece sottolineato che Mosca non ha preso parte a trattative relative alla fuoriuscita del presidente.

Nel confermare che Assad ha lasciato la Siria, la Russia ha tuttavia annunciato che il rais «si è dimesso dal suo incarico» da presidente. «A seguito dei negoziati tra Assad e alcuni partecipanti al conflitto armato sul territorio della Siria, Assad ha deciso di lasciare la carica presidenziale e ha lasciato il Paese, dando istruzioni per effettuare pacificamente il trasferimento del potere», si legge nel comunicato.

Pochi giorni fa Assad era stato in visita a Teheran, storico alleato di Damasco, e oggi è arrivata anche la prima reazione dell’Iran dopo la caduta del regime,. L'Iran si aspetta che le relazioni «amichevoli» con la Siria proseguano dopo la caduta dell'alleato Bashar al Assad a Damasco, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri iraniani. «Le relazioni tra le due nazioni di Iran e Siria hanno una lunga storia e sono sempre state amichevoli e ci si aspetta che queste relazioni continuino», si legge nel comunicato. 

Intanto il quotidiano Al Watan, il principale quotidiano siriano e filogovernativo, ha chiesto scusa per le le bugie che ha dovuto raccontare durante gli anni del regime. Si apre una «nuova pagina in Siria» si legge sull'account Facebook del giornale in cui si scusa dicendo che «i media e i giornalisti siriani non hanno la colpa» per le «bugie» che il Governo ha costretto a pubblicare. «Siamo di fronte a una nuova pagina per la Siria. Grazie a Dio non è stato versato più sangue», si legge sul sito ufficiale «I media e i giornalisti siriani non hanno alcuna colpa. Erano lì e noi eravamo con loro eseguendo le istruzioni e diffondendo le notizie che ci inviavano. È stato subito chiaro che erano bugie», si legge ancora nella nota non firmata pubblicata dal giornale, «Possa Dio proteggere la Siria e il suo popolo da tutte le sette e le dottrine. Meritiamo un bel Paese».
Dall'inizio dell'offensiva lanciata il 27 novembre dalla coalizione di ribelli, il giornale pubblicava solo le informazioni inviate dai media ufficiali. Sia l'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana che la televisione ufficiale siriana hanno interrotto i notiziari dalla mezzanotte ora italiana.