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Si chiude con un lieto fine la vicenda della ragazzina russa e del suo papà finiti nel mirino di Mosca per un disegno contro la guerra. Il padre, Alexey Moskalev, che si trovava in una colonia penale nella regione di Tula, è stato rilasciato oggi e ha potuto riabbracciare finalmente sua figlia, che lo stava aspettando al cancello.
L’uomo era finito nei guai per aver difeso figlia, Masha Moskaleva, una ragazzina di dodici anni residente nella città di Efremov, nella regione di Tula, che era stata spedita in una struttura per la “riabilitazione sociale” per un disegno fatto in classe: una donna e una bambina mano nella mano, e alcuni missili che si muovono verso una bandiera ucraina con la scritta “Io sono contro la guerra”.
La ragazzina è stata denunciata dai dirigenti della scuola: le norme liberticide, che asfissiano ancora di più la Russia da un anno a questa parte, non ammettono deroghe, neanche se chi “scredita l’esercito” è un minore. A pagarne il prezzo è stato anche il padre, condannato a due anni di prigione ai sensi della nuova legge introdotta in Russia per perseguire il dissenso. Pena poi ridotta a 1 anno e 10 mesi.
Dopo essere scappato dagli arresti domiciliari, l’uomo è stato arrestato a Minsk e portato in Russia. Il procedimento nei confronti di Moskalev per aver “screditato l’esercito” è scattato a seguito dei suoi post sui social network. E come riporta la testata Mediazone, l’uomo ha raccontato che durante l'interrogatorio è stato picchiato “con la testa contro il muro e sul pavimento”.