«La situazione degli ospedali è drammatica più o meno in tutta Italia, in certi casi è veramente tragica». A puntualizzarlo è stato Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’università Cattolica di Roma e consigliere scientifico del ministro della Salute per l’emergenza Covid, ospite di "Un giorno da pecora", su Rai Radio 1. La situazione è tragica, ha raccontato, «nel senso che non riusciamo a ricoverare più pazienti, quelli che arrivano in ospedale sono un’altra volta quelli gravi o gravissimi, molti devono rimanere a casa. Le terapie intensive non sono l’indicatore migliore in questo momento, perché fortunatamente li sappiamo intercettare prima e curare meglio. Quindi sono i posti letto normali che si stanno saturando», ha spiegato. Sono pronto soccorso e ospedali che vanno guardati con attenzione dal punto di vista dell’intasamento, «perché quando di fatto si assorbono con la capacità di posti letto che abbiamo soltanto pazienti Covid, tutti i pazienti con altre patologie non li riusciamo a curare o li curiamo male, per cui di fatto il sistema va al collasso - ha evidenziato Ricciardi - Le conseguenze le stiamo già pagando adesso, purtroppo. Già da febbraio, per fare un esempio, abbiamo dovuto annullare 1 milione e 300mila screening oncologici. Ed è chiaro che alcune di queste persone che non sono state controllate purtroppo svilupperanno una patologia oncologica. Ce ne accorgeremo fra un po'».
Due settimane insufficienti per invertire la curva
«Questi lockdown sono per due settimane e io ritengo che ci voglia più tempo per appiattire la curva epidemica. Non voglio spaventare nessuno, ma due settimane sono probabilmente insufficienti ad arrestare la curva, sicuramente sono insufficienti per invertirla», ha puntualizzato. L’esempio cinese e anche quello italiano relativo alla precedente chiusura «dimostrano che ci vuole più tempo - ha spiegato l’ordinario di Igiene all’università Cattolica di Roma - I dati che noi abbiamo sono persino superiori rispetto a quelli di febbraio-marzo in termini numerici e riguardano tutto il territorio nazionale. L’esempio che noi abbiamo è che il nostro lockdown è durato due mesi. I dati cominciarono a stabilizzarsi nei primi giorni d’aprile e a scendere a maggio. Come è successo a Wuhan. Ci vuole tempo. C’è una stabilizzazione e poi la diminuzione normalmente dopo due mesi». Per la durata delle chiusure, «dobbiamo valutare di settimana in settimana, ma la mia previsione è che duri un mese e un mese e mezzo. La verità è questa: con i numeri che abbiamo per un appiattimento della curva ci vorrà tempo. Per cui è bene prepararci a una lunga guerra di posizione, che naturalmente rafforza le misure contro la pandemia virale, economica e psicologica. Se diciamo mezze verità e non ci approntiamo per questa guerra con convinzione, per vincerla insieme, finiamo tutti quanti debilitati».
«Se politicizziamo la pandemia siamo nei guai»
«Quando si politicizza una pandemia siamo veramente nei guai. Dobbiamo lavorare tutti insieme guardando ai numeri oggettivi, questo è il momento di unirci tutti quanti come ha detto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella», ha aggiunto, gettando acqua sul fuoco delle polemiche dopo le proteste di alcune Regioni per il colore in cui si trovano dopo il nuovo Dpcm. «I 21 indicatori» scelti per definire le fasce di rischio «sono molto chiari, i 4-5 più importanti lo sono ancora di più», ha precisato Ricciardi. Le Regioni che si lamentano «basta che parlino con i loro medici», ha aggiunto: «Gli Ordini dei medici di Milano e Torino dicono "fate presto, perché siamo sommersi e non sappiamo più dare risposte ai cittadini"». Il governatore della Lombardia Attilio Fontana si è arrabbiato perché la sua regione è finita in zona rossa? «Credo e spero abbia dei consiglieri scientifici che gli dicano i numeri quali sono», ha aggiunto.
«A Napoli ci vorrebbe un lockdown»
«La fascia gialla è comunque pericolosa. Faccio l'esempio di Napoli, che è all'interno di una regione gialla, la Campania. Io già 2-3 settimane fa avevo detto che andava chiusa. L'area metropolitana di Napoli è un'area a rischio. Se sono rimasto dell'idea che ci vorrebbe un lockdown a Napoli? Si, perché i dati sono addirittura peggiorati», ha spiegato. «Non voglio neanche pensare» che alcune Regioni possano alterare i numeri che comunicano, per evitare di finire di una zona a rischio più alto. Se lo facessero, «di fatto significherebbe attentare alla sicurezza dei propri cittadini - ha sottolineato -. Nel momento in cui si fa un atto» di questo tipo, «francamente illegale - avverte - non è illegale solo per se stessi, ma non si protegge la salute dei cittadini. Questo lo voglio completamente escludere». «Credo che qualche ritardo sia dovuto al deficit del personale, che chiaramente poteva e doveva essere rafforzato - ha sottolineato l’esperto - e anche delle competenze, perché questi non sono passacarte: sono delle persone, molto spesso dei colleghi, che devono analizzare i dati. Se ce ne sono pochi, è chiaro che i dati vengono immessi nel sistema informativo con ritardo».