«Raggi ha esaurito le scuse, dopo 14 mesi di governo» Fabio Rampelli, deputato romano e capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, analizza la vicenda Atac e i guai dell’amministra-zione Raggi, dopo le ennesime dimissioni e rimpasti di giunta.

Onorevole, che sta succedendo nella Capitale?

Il sospetto che ormai attanaglia i cittadini romani, compresi quelli che hanno scelto di votare 5 Stelle, è che l’attuale squadra che governa Roma non sia all’altezza del compito. Purtroppo per loro, quando ci si candida a governare una capitale così complessa, bisognerebbe farlo dopo aver studiato e soprattutto conosciuto bene la città. Ecco, l’impressione è che Raggi e i suoi numerosi ormai collaboratori che si sono susseguiti stiano solo adesso iniziando a capire i problemi della città. Il tempo, però, non è più galantuomo: Roma è al collasso.

E’ di questi giorni il caos nell’azienda dei trasporti romani Atac, con le dimissioni polemiche del dg che aveva indicato la via del concordato preventivo. I radicali hanno promosso invece un referendum per la liberalizzazione, lei lo condivide o Atac deve rimanere pubblica?

Guardi, io vengo da una storia di destra e ho delle ideologie ben salde, che però ho deciso di trascurare per privilegiare un approccio più pragmatico. Dunque questa disputa tra liberalizzazione o società pubblica non mi appassiona per nulla, perchè ideologica.

E quindi che si può fare?

Innanzitutto capire bene la situazione attuale. Il dato è che esistono aziende pubbliche in attivo, se viene messa in campo un’azione di modernizzazione, quindi non capisco perchè Atac non possa rimanere pubblica invece di andare ad arricchire le tasche di un privato. Senza uscire da Roma, la società Acea che fornisce energia, acqua e gas, fattura molti milioni l’anno in favore del Campidoglio. Ecco, io credo sia necessario capire se anche con Atac sia possibile impostare un’operazione virtuosa ma, ripeto, bisogna capirlo presto. E ho i miei dubbi che la sindaca Raggi sia in grado di farlo.

La situazione attuale lascia poche speranze, o almeno così pare...

Il trasporto pubblico è notoriamente il settore più complesso da gestire. Proprio per questo, forse, la soluzione migliore invece che la liberalizzazione sarebbe di progettare una partnership pubblico- privato, proprio come in Acea. In questo modo si garantirebbe un servizio pubblico che continui a servire anche le periferie di una città enorme per estensione com’è Roma, mettendo insieme l’interesse pubblico con la migliore capacità amministrativa dei privati.

Raggi si è difesa dicendo che i debiti di oggi sono stati fatti durante i mandati delle giunte che l’hanno preceduta...

Io le rispondo che nessuno ha mai chiesto a Raggi di risolvere i problemi drammatici della Capitale in 14 mesi, ma questo alibi delle precedenti amministrazioni ormai è diventato stucchevole. I cittadini che l’hanno votata lo hanno fatto perchè risolvesse i problemi, altrimenti se ne vada, perchè non può pensare di passare i prossimi 4 anni a raccontarci questa storia del malgoverno precedente. Fino ad oggi, invece che aumentare le corse dei mezzi pubblici e affrontare i problemi idrici della città, ci ha deliziato con un balletto di assessori e abituato ad uno sconfortante clima di precarietà.

A proposito di assessori, l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo ha appena rimesso le deleghe sul Patrimonio. La giunta Raggi è sempre meno stabile?

Un noto detto romano cita, «Hai voluto la bicicletta, ora pedala». Il sindaco si assuma le sue responsabilità e con lei lo faccia anche il leader Cinquestelle Beppe Grillo, che ha inventato la sua candidatura che si sta dimostrando così inadeguata. Noi siamo in trepidante attesa che finalmente rispetti le promesse della sua campagna elettorale e risolva qualcosa.

In questo quadro, lei crede che Raggi reggerà a questa ennesima scossa interna?

Da avversario le dico che preferirei cadesse. Da romano, invece, penso che se la sindaca ha la forza di amministrare deve rimanere al suo posto, altrimenti è giusto che se ne vada. Da lei noi cittadini di questa città ci aspettiamo almeno un minimo inderogabile, che per ora non ci ha dato.

Insomma, il Movimento 5 Stelle sta fallendo quello che doveva essere il suo banco di prova prima del governo nazionale?

Per risponderle parto da lontano: il movimento di Grillo non ha cultura politica, né senso dello Stato e delle istituzioni. Per questo, dentro al Movimento convivono oggi sia pulsioni più di destra che pulsioni più di sinistra e i vertici non decidono, per paura di scontentare un elettorato promiscuo. Il loro unico tema sicuro è l’antipolitica, perchè solo su questo si trovano d’accordo, sul resto invece, dalla sicurezza ai migranti, ognuno di loro ha una posizione diversa. Detto questo, temo che in giro per l’Italia ci sia una tale insoddisfazione che non basti Roma a far perdere loro consenso.

Sono ancora i favoriti per Palazzo Chigi, quindi?

Guardi, le elezioni di novembre in Sicilia saranno un ulteriore banco di prova dopo quello romano e anche lì i cittadini potrebbero decidere di affidarsi ad una Virginia Raggi isolana. Io sinceramente spero che la loro corsa si arresti, perchè sono convinto che l’Italia non resisterebbe a un modello di gestione sullo stile di quella che è stata messa in campo per il Campidoglio.