Non c'è ancora l'operazione di terra israeliana a Gaza che sembrava ormai imminente, ma l'esercito continua a prepararsi il terreno. Nella notte, dopo aver preannunciato l'intensificarsi degli attacchi, l'aviazione ha bombardato di nuovo la Striscia e fatto "almeno 55 morti" secondo Hamas. Ma ha bombardato anche la Cisgiordania, una moschea nel campo profughi di Jenin, dove "si rifugiava – Israele ne è sicuro - una cellula di Hamas e della Jihad Islamica che pianificava nuovi attacchi". E mentre Israele si prepara all'invasione di terra, gli Usa dispiegano sistemi di difesa aerea in Medio Oriente.

Sabato si è aperto per qualche ora il valico di Rafah ed è entrato un primo rivolo di aiuti, ma i 20 camion autorizzati – ha denunciato l'Onu - sono una "goccia nell'oceano" data la situazione umanitaria "catastrofica" degli oltre due milioni di abitanti, ormai stremati. Nei bombardamenti seguiti al sanguinoso attacco di Hamas in cui sono morte almeno 1400 persone, l'esercito ha martellato Gaza e causato la morte di oltre 4.300 palestinesi, principalmente civili, secondo il governo di Hamas, riducendo ampie aree dell'enclave in cumuli di rovine fumanti.

Un secondo convoglio di aiuti con 17 camion è entrato oggi a Gaza dall'Egitto, ma nel frattempo la popolazione è stremata, perché Israele ha interrotto la distribuzione di cibo, acqua, carburante ed elettricità; e ha raso al suolo o danneggiato almeno il 40% delle abitazioni (dati Onu). Adesso Israele vuole intensificare i bombardamenti, per ridurre al minimo i rischi per le sue truppe quando inizieranno l'invasione di terra e dovranno fronteggiare la guerriglia urbana scatenata dai miliziani di Hamas, che si nascondono nei 200km di tunnel scavati nei sotterranei di Gaza City.

Nella notte ha martellato il sud di Gaza dopo che aveva detto che avrebbe intensificato i suoi attacchi nel Nord del territorio: almeno 11 palestinesi sono stati uccisi nella città di Khan Younis, colpita anche la città meridionale di Rafah, secondo i media palestinesi. Sabato notte il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato il suo gabinetto mentre gli Stati Uniti annunciano il rafforzamento del dispositivo militare: invieranno altri sistemi di difesa aerea in Medio Oriente e sposteranno altre truppe. Israele intanto intensifica anche l'evacuazione della zona al confine settentrionale mentre avverte che l'escalation da parte di Hezbollah rischia di "trascinare il Libano in una guerra".

E la diplomazia arranca: il vertice di pace per Gaza e la "questione palestinese", organizzato dall'Egitto nella cosiddetta Nuova Capitale Amministrativa alle porte del Cairo, si è concluso senza una dichiarazione finale congiunta dei 34 paesi e organizzazioni internazionali che vi avevano partecipato. Nonostante la mancanza di consenso al termine dell'incontro, tutti gli ospiti sono stati categorici nel difendere le stesse idee: la coesistenza di due Stati è l'unica soluzione praticabile al conflitto, le vite civili devono essere protette ovunque e gli aiuti umanitari devono poter entrare nella Striscia di Gaza. Le Nazioni Unite sperano che oggi altri aiuti possano entrare nell'enclave palestinese.

Il Papa telefona a Biden

Questo pomeriggio ha avuto luogo una telefonata tra Papa Francesco e il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. La conversazione, durata circa 20 minuti, ha avuto come argomento le situazioni di conflitto nel mondo e il bisogno di individuare percorsi di pace. Lo rende noto la Sala Stampa della Santa Sede.

Pressing degli Usa per ritardare l’operazione di terra

"L'amministrazione americana ha fatto pressione sulla leadership israeliana perché ritardasse l'intervento a causa dei progressi sul fronte degli ostaggi" e della necessità di far arrivare camion di aiuti a Gaza, ha detto una persona che ha familiarità con il dossier. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale non ha risposto immediatamente per un commento. Quando ieri è stato chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden se stesse incoraggiando Israele a ritardare l'invasione, ha risposto: "Sto parlando con gli israeliani". Ma le truppe americane in Medioriente saranno in grado di rispondere nel caso in cui il conflitto si allargasse. Lo ha dichiarato il Segretario di Stato americano Austin all'Abc.

Usa: temiamo escalation

"Siamo preoccupati per una potenziale escalation. Infatti, quello che stiamo vedendo è un potenziale aumento significativo degli attacchi contro le nostre truppe e la nostra gente nella regione. Proprio per questo, faremo ciò che è necessario per proteggere le nostre truppe e far sì che abbiano le capacità per rispondere'', ha affermato. "Questo ulteriore dispiegamento invia un altro messaggio a coloro che vorrebbero ampliare questo conflitto", ha aggiunto.

In Iraq razzi contro Ain al-Asad, base aerea truppe Usa

Razzi Katyusha hanno preso di mira la base aerea di Ain al-Asad, che ospita le truppe di Stati Uniti e altre forze internazionali in Iraq occidentale. Lo riporta l'agenzia Reuters, aggiungendo che all'interno e' stata udita un'esplosione. Sabato, i sistemi di difesa di Ain al-Asad avevano intercettato e abbattuto due droni mentre volavano vicino alla base. La base aerea di Ain al-Asad si trova nella provincia di AL-Anbar.

Israele bombarda aeroporti di Damasco e Aleppo

Israele ha bombardato gli aeroporti di Damasco e Aleppo, denunciano fonti militari ufficiali siriane, precisando che entrambi gli scali non sono in condizioni di funzionare. Gli aerei saranno dirottati su Latakia. I raid sono scattati alle 5.25 di questa mattina (ora locale). A Damasco è rimasta uccisa una persona, un dipendente civile dell'aeroporto, e un'altra è rimasta ferita. I missili hanno danneggiato le piste degli scali, mettendoli fuori uso. Già la scorsa settimana Israele aveva colpito i due aeroporti. Israele accusa l'Iran di inviare armi ai gruppi che sostiene nella regione attraverso gli aeroporti in Siria.

L’allarme dell’Onu: a Gaza rilevati casi di scabbia, varicella e diarrea 

I servizi sanitari nella Striscia di Gaza, assediata da due settimane da Israele, hanno rilevato casi di varicella, scabbia e diarrea causati dalle cattive condizioni igieniche e dal consumo di acqua proveniente da fonti non igieniche. L'allarme arriva dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari. Nel rapporto quotidiano sulla situazione a Gaza, le Nazioni Unite avvertono che questi casi possano aumentare a meno che non ritorni l'elettricità nella Striscia, che è completamente isolata da Israele, o non arrivi più carburante ai generatori di corrente: alcuni palestinesi sono costretti a consumare acqua salata dai pozzi agricoli, il che potrebbe causare epidemie di colera e comportare rischi per la salute come un possibile aumento dei livelli di ipertensione, soprattutto nei neonati e nelle donne incinte e nelle persone con problemi renali.