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Si intensifica lo scambio di fuoco al confine tra Libano e Israele, tra la forte preoccupazione della comunità internazionale che ha moltiplicato gli appelli a fermare l’escalation. Le forze armate dello Stato ebraico hanno annunciato un «ampliamento sistematico degli attacchi contro Hezbollah», precisando che sono già stati colpiti oltre 300 obiettivi dall’inizio della giornata.
Da parte sua, il movimento sciita filo-iraniano ha lanciato decine di missili e razzi, prendendo di mira la Bassa Galilea, in particolare l’area di Safed, e la zona di Haifa. Il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, ha esortato i civili libanesi a lasciare le zone «in prossimità di edifici e aree utilizzate da Hezbollah per scopi militari». Secondo il capo dell’operatore di telecomunicazioni libanese Ogero, Israele ha effettuato oltre 80.000 telefonate, esortando la gente a evacuare.
In particolare, i residenti della Valle della Beqaa hanno ricevuto un ultimatum di due ore per andarsene prima che l’esercito lanci i suoi attacchi aerei, ha aggiunto l’Idf, che si sta preparando a colpire nella zona dove «Hezbollah immagazzina armi strategiche, in edifici civili, usa la popolazione come scudo umano e la mette consapevolmente in pericolo».
Finora il bilancio dei bombardamenti israeliani nel sud del Libano è di almeno 182 morti e oltre 700 feriti, ha fatto sapere il ministero della Salute di Beirut, precisando che tra questi ci sono «donne, bambini e medici». Agli ospedali nel sud e nell’est del Paese de Cedri è stato ordinato di sospendere tutti gli interventi chirurgici non urgenti per gestire il numero crescente di feriti.
Il premier libanese Najib Mikati ha esortato l’Onu e i «Paesi influenti» a impedire quello che ha definito come il «piano distruttivo di Israele che mira a distruggere villaggi e città libanesi». Dal quartier generale dell’Idf, si è fatto sentire il premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Per coloro che non l’hanno ancora capito, voglio chiarire la politica di Israele. Noi non aspettiamo una minaccia, la anticipiamo. Ovunque, in ogni teatro, in qualsiasi momento». L’Idf sta operando per «cambiare l’equilibrio di potere nel nord», distruggendo «migliaia di missili e razzi puntati contro città e cittadini israeliani», ha aggiunto.
Al momento, Israele si sta concentrando sulle operazioni aeree e non ha piani immediati per un’operazione di terra, ha precisato una fonte della sicurezza, spiegando che i raid mirano a limitare la capacità di Hezbollah di lanciare altri attacchi contro il nord dello Stato ebraico. «Solidarietà» a Hezbollah e al popolo libanese è stata espressa da Hamas che ha condannato «questa aggressione barbarica su vasta scala» che è un crimine di guerra.
Contro Israele ha puntato il dito anche il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, accusandolo di voler allargare il conflitto in Medio Oriente. Una guerra “non porterà benefici a nessuno”, ha aggiunto il leader della Repubblica islamica, a New York per l’Assemblea generale dell’Onu. Da Teheran, il ministero degli Esteri iraniano ha avvertito lo Stato ebraico che ci saranno “conseguenze pericolose” alla campagna di bombardamenti a tappeto contro Hezbollah, definiti “folli”.
“Estrema preoccupazione” è stata espressa anche dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: “In effetti, la situazione si è deteriorata praticamente ogni giorno, si sta rapidamente deteriorando e le tensioni e l’imprevedibilità stanno aumentando”. Dall’Iraq si è levata la voce del grande ayatollah Ali Sistani, massima autorità dell’Islam sciita nel Paese, che ha chiesto “l’esercizio di ogni sforzo possibile” per porre fine all’”aggressione barbara (di Israele) e proteggere il popolo libanese”.