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Siamo nel salotto di Bruno Vespa, Rai 1, ieri sera. All’ordine del giorno la crisi politica e la fantapolitica del dopo Conte dimissionario. Ospite in tarda serata l’ex magistrato Luca Palamara che assieme al giornalista Alessandro Sallusti presenta il libro-intervista “Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana”. A seguire, l’ultima fascia: un ritratto di Asia Argento, che si presta in carne e ossa alle curiosità di Serena Bortone, conduttrice televisiva, e Concita Borrelli, giornalista. A metà dell’intervista, Bruno Vespa domanda: «E il sesso? Che ruolo ha avuto nella sua vita?». Lei, Asia, sgrana gli occhi e tace per un istante. Ma a scandalizzare l’attrice non è l’impudenza del conduttore – si suppone. È più probabile, a giudicare dalla reazione, che il suo sconcerto dipenda dal fatto che parlando di «sesso» Vespa intendesse parlare degli abusi e delle violenze denunciati con il movimento #metoo. «In questo caso non lo definirei sesso», protesta l’ospite. Poi la parola passa a Serena Bortone: «Mi ha molto colpito del libro il rapporto con sua madre, che però la picchiava?», sottolinea la giornalista accennando un tono dubitativo. Asia Argento protesta ancora una volta: «Non vorrei soffermarmi su questo». Siamo solo all’inizio di una lunga e incalzante udienza televisiva, che si trascina per oltre mezz’ora. L’occasione per gettare Asia Argento nella fossa dei leoni – come lei stessa contesta con la dovuta ironia – è la presentazione del suo ultimo libro: “Anatomia di un cuore selvaggio” (Piemme editore), un racconto autobiografico. «Perché lei è così bulimica nel parlare della sua vita?», domanda Concita Borrelli. «Bulimica», dice, ma «con affetto». E poi si appella al più modesto dei ragionamenti: se parli di te stessa pubblicamente, ho il diritto di criticarti. E di non crederti, che nel caso di Asia Argento – a dire la verità – è l’ultimo dei problemi. O almeno la questione di minore interesse. Perché ogni volta che la figlia d’arte per eccellenza si offre a un titolo di giornale strillato, di fronte a sé, Asia, ha sempre qualcuno che fa dell’onestà un precetto morale di basso catechismo. Era successo più di tre anni fa, quando il movimento metoo si era trasformato in una sorta di caccia alle streghe, un boomerang che era costato mesi di gogna a colei che in Italia quel movimento lo aveva importato: Asia Argento. Per ripercorrere l’intera vicenda non è sufficiente una pagina di giornale. Basti perciò ricordare l’obiezione che la tribuna di pubblico e social aveva mosso all’attrice: se i fatti stavano così come raccontava, perché ci aveva messo più di vent’anni a denunciare gli abusi del produttore Harvey Weinstein? Da qui parte anche Concita Borrelli, e non importa quante volte Asia Argento abbia spiegato le sue ragioni: «Non c’è prescrizione per il risveglio di una coscienza vittima di stupro», ribadisce l’attrice. Eppure, passato il clamore mediatico per quelle violenze e i ricatti messi “a sistema” dietro le quinte di Hollywood, restano le indiscrezioni – il gossip – sulla vita sessuale delle donne finite in quella spirale. Restano le ramanzine delle guardiane del femminismo 2.0 che non rinunciano mai a separare i buoni dai cattivi: da una parte chi favorisce la causa, dall’altra chi inquina “le prove” contro gli abusi del “patriarcato” mandando in malora – a loro dire – anni di lotte per l’emancipazione. Per la stessa ragione, l’affare metoo e il caso Weinstein mandano in tilt il salottino di Porta a Porta: la testa di Asia per il riscatto di tutte le donne “perbene” – le vittime vere. Che dovrebbe significare che ci sono anche le vittime false, quelle che lo sappiamo: sotto sotto «se la vanno a cercare». Oppure, nel caso di Asia Argento – secondo l’accusa – quelle che cavalcano l’ondata di indignazione per farsi notare. Il prezzo è fissato: alcune donne si “vendono” per il successo. Poco più tardi, Concita Borrelli parla di «scambio sessuale»: l’usanza che secondo l’esperta starebbe alla base del più grande scandalo che ha travolto il mondo dello spettacolo negli ultimi anni. Dove vuole andare a parare? Non è dato sapere. Così Bruno Vespa tenta il soccorso tra le rimostranze dei convitati. Ma noi crediamo alla bontà della giornalista che di certo non ha confuso un abuso con una transazione: anche se bisogna ammettere che un secondo di zapping sarebbe bastato per travisare.