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Il Qatar non applica in maniera efficace le sanzioni Onu, consentendo l’accesso ai finanziamenti anche a chi è sospettato di avere legami con il terrorismo. La denuncia viene dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti. Il Qatar, da parte sua, afferma di aver promulgato negli ultimi vent'anni una serie di leggi per contrastare il terrorismo, stipulando anche accordi con le autorità degli Stati Uniti, tra cui il Tesoro, il Dipartimento di Stato e l’Fbi. Per tutta risposta, Washington sta cercando di aggiornare la risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1267 del 1990 che prevede sanzioni contro i membri dei talebani. Il “vulnus” riguarda le esenzioni che sono concesse a chiunque chieda somme di denaro per “beni di prima necessità". Un escamotage che permette di ottenere importi anche elevati senza alcuna giustificazione precisa.Tale “scappatoia” sta consentendo ai terroristi di Al Qaeda e dello Stato islamico e ai loro sostenitori di prelevare dai loro conti bancari, nonostante il congelamento dei beni da parte degli Stati Uniti. Fra i casi più eclatanti, Khalifa al-Subaiy, un finanziere del Qatar che per gli Stati Uniti ha fornito negli anni supporto economico agli alti dirigenti di Al Qaeda, inclusa la mente dell'11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed. Subaiy, titolare di una posizione aperta presso la Qatar National Bank è stato aggiunto alla black list del terrore dalle Nazioni Unite fin dal 2008. Subaiy fu processato e condannato in contumacia nel 2008 in Bahrain con l'accusa di finanziamento e facilitazione del terrorismo, poi fu arrestato in Qatar e imprigionato per sei mesi. Dopo essere stato rilasciato, l'Onu ha dichiarato che Subaiy aveva ripreso i legami con gli agenti Al Qaeda, organizzando attività a sostegno del gruppo. Alla domanda di alcuni giornalisti investigativi sul perché un sostenitore del terrorismo avesse un conto attivo, sia la banca che il portavoce dell'ambasciata di Doha a Washington hanno rifiutato ogni commento. In totale, secondo il Consiglio di sicurezza, sono circa 250 coloro, membri di Al Qaeda o dello Stato islamico o sostenitori, che hanno avuto accesso in questi anni ai propri patrimoni. Il sospetto è che continuino a supportare o organizzare ulteriori attacchi terroristici. Per risolvere il problema, sarebbe necessario che ogni prelievo venisse accuratamente dettagliato. Alcuni funzionari degli Stati Uniti sostengono che diversi Paese, come il Qatar, non stiano monitorando in modo sufficiente i terroristi della black list che vivono all'interno dei loro confini, non riuscendo a garantire che queste persone non abbiano più accesso ai finanziamenti. Per imporre un severo accesso ai fondi, è necessario che la richiesta di un Paese venga approvata con il voto unanime dei 15 membri del Consiglio di sicurezza. E non è facile raggiungere un accordo in tal senso.