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«Negozieremo sulla base della situazione sul campo» ha affermato Putin in conferenza stampa con il presidente bielorusso Lukashenko. Pur mostrandosi disponibile al dialogo e ringraziando Trump «per l’attenzione rivolta alla soluzione del problema in Ucraina», ha definito l’idea di un cessate il fuoco «buona, ma ci sono questioni che dobbiamo discutere». L’inquilino del Cremlino ha poi aggiunto che la tregua «dovrebbe essere tale da portare ad una pace a lungo termine e affrontare le cause di fondo del conflitto» facendo un probabile riferimento all’allargamento della Nato ai paesi ex sovietici.
Tra le condizioni di base poste da Mosca per avviare colloqui di pace con l’Ucraina ci sono, oltre al definitivo abbandono da parte di Kiev di entrare nell’alleanza atlantica, l’assenza di truppe straniere in Ucraina al termine del conflitto e il riconoscimento internazionale della sovranità russa sulla Crimea e sulle quattro regioni ucraine occupate dall’esercito russo. Riguardo alla situazione nella regione di Kursk, Putin ha dichiarato che «è completamente controllata dalle forze russe, le truppe ucraine sono completamente isolate ed hanno solo due opzioni: arrendersi o morire».
Il ministero della difesa russo ha dato notizia di aver riconquistato Sudzha, primo centro abitato occupato dagli ucraini nell’offensiva condotta ad agosto dello scorso anno. L’unica carta in possesso di Zelensky per poter proporre uno scambio di territori è tornata nella mano dei russi, grazie anche alla sponda degli americani che avrebbero forse potuto evitare la ritirata delle truppe di Kiev dalla regione, o almeno ritardarla, mantenendo la condivisione dei dati di intelligence, senza i quali i comandi ucraini sul campo di battaglia sono stati resi ‘ciechi’.
Zelensky ha commentato: «Il fatto che non ci sia stata una risposta "significativa" da parte di Mosca alla proposta di cessate il fuoco di 30 giorni degli Stati Uniti significa che il Cremlino vuole continuare a combattere» Nonostante la smentita da parte del consigliere diplomatico del Cremlino, Ushakov, Putin ha anticipato la possibilità di una telefonata con Trump: «Penso che dobbiamo negoziare con i nostri colleghi americani e partner, forse in una telefonata con il presidente Trump, ma sosteniamo l'idea di mettere fine a questo conflitto con mezzi pacifici».
Nel frattempo il presidente statunitense, impegnato in un incontro alla Casa Bianca con il segretario della Nato Mark Rutte, ha dichiarato: «Discuteremo di cosa sta succedendo tra Ucraina e Russia. Vogliamo che la guerra finisca» aggiungendo che il conflitto «ha anche un costo enorme per gli Stati Uniti e altri paesi». Trump ha poi definito la dichiarazione rilasciata da Putin sulla risoluzione pacifica della guerra come «molto promettente». Il Tycoon martedì aveva minacciato sanzioni devastanti» qualora non si fosse raggiunto un accordo sulla tregua.
Le cose stanno andando bene in Russia ha aggiunto Trump ci sono state discussioni molto serie con Putin e altri. «Sappiamo dove siamo con l’Ucraina, speriamo facciano la cosa giusta. Sarebbe molto deludente se la Russia respingesse il piano per la pace in Ucraina» chiosando «la Nato è diventata più forte con le mie azioni». Al termine dell’incontro nello studio Ovale Rutte ha ringraziato Trump per l’impegno profuso nelle trattative: «Voglio davvero complimentarmi».
In serata è atterrato a Mosca Steve Witkoff, nominato da Trump inviato speciale per il Medio Oriente e fautore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. A seguito del primo successo portato in dote a Trump, quest’ultimo gli ha assegnato il dossier ucraino, sostituendolo all’inviato speciale per l’Ucraina Keith Kellogg. Witkoff ha incontrato ieri sera Putin, in un incontro a porte chiuse, per discutere l’accordo per la tregua di 30 giorni che tenga conto delle condizioni poste dalla Russia. Ex avvocato datosi agli investimenti immobiliari, Witkoff ha già lavorato per l’amministrazione Trump nel 2020 quando entrò a far parte del Great economic revival industry group, creato per contenere l’impatto del covid-19 sull’industria americana.
Il cambio di passo nelle trattative, che negli scorsi giorni sembravano essere state raffreddate dai russi, è da attribuirsi probabilmente all’avanzata delle truppe di Mosca e la ritirata degli Ucraini dal Kursk. L’ucraina si trova ora in una situazione di totale sottomissione alle altre due parti, non avendo più, con la perdita dei territori conquistati la scorsa estate, alcuna leva negoziale.