Se è vero, come si dice, che gli amici ti stanno accanto nel momento del bisogno, Marine Le Pen deve essere piena di amici. Soprattutto all’estero da dove piovono carezze.

Il più prestigioso (e ingombrante) e un certo Vladimir Putin da Mosca che commenta così la condanna della leader nazionalista francese a quattro anni: «È la dimostrazione che in Europa vengono violate le norme della democrazia». Fervente sostenitore della destra radicale e antieuropea, il capo del Cremlino puntava molto sull’elezione di Le Pen a presidente della Francia nel 2027 per sabotare la già malconcia macchina europea. Dovrà accontentarsi del delfino Jordan Bardella, decisamente più moderato della sua madrina e magari destinato ad altre traiettorie.

Più creativo l’ungherese Viktor Orban che ricicla, adattandolo alla situazione, uno slogan di successo: “Je suis Marine!” ha scritto questa mattina sul suo profilo X per esprimere vicinanza all’amica decaduta. Anche la destra radicale olandese reagisce male alle notizie e lo fa per bocca del suo leader Gert Wilders che si dice «sconvolto», ma anche «assolutamente certo» che Le Pen vincerà in appello e «diventerà presidente». Mentre lo spagnolo Santiago Abascal, leader del partito ultra-conservatore Vox chiama il popolo francese a scendere in piazza e a «far sentire la sua voce».

Il più enfatico e sopra le righe, come al solito è Matteo Salvini per il quale la sentenza dei giudici transalpini sarebbe ispirata addirittura dall’Unione europea, mandante di un killeraggio politico: «È una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles», tuona il leghista.

Non potevano certo mancare le parole di Elon Musk, che in questa sua nuova ispirata stagione da demiurgo nero evoca il classico complotto ordito dalla gauche: «Quando la sinistra radicale non riesce a vincere con un voto democratico, abusa del sistema giudiziario per imprigionare i suoi oppositori. Questo è il loro modus operandi in tutto il mondo», ringhia il padrone di Tesla e SpaceX e primo consigliere di Donald Trump.

Chiaro il riferimento al nazionalista rumeno Călin Georgescu che la Corte suprema di Bucarest ha escluso dalle elezioni per aver favorito le ingerenze russe e per false dichiarazioni sul finanziamento della campagna elettorale. Tra i due casi non c’è alcuna relazione, ma l’effetto è garantito. La retorica è la stessa impiegata dal vicepresidente Usa J.D. Vance che nel suo ultimo viaggio in Europa ha sputato sugli alleati europei liquidati come un’accolita di nemici della libertà.

Un coro compatto, quello dell’internazionale populista, che fa quadrato attorno a Marine Le Pen confermando, semmai ce ne fosse bisogno, che il nemico da abbattere è l’Unione europea.