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In principio fu Albano. Grande amico di Putin, per anni ha fatto trasferte a Mosca per suonare di fronte a migliaia di persone, compresi tanti italiani afflitti dalla nostalgia canaglia per il nostro paese. Ma non da meno è Pupo, anch’egli da anni conosciutissimo dal pubblico russo. Tant’è che quest’anno sarà nella giuria del Festival considerato il “Sanremo russo”, Road to Yalta.
L’evento si terrà martedì e il cantate italiano sarà «ospite speciale». Tra i temi proposti dalle canzoni c’è ovviamente anche la guerra, visto che la kermesse ha tra i suoi propositi anche quello di restituire «e rafforzare la vera immagine del soldato-liberatore sovietico». Il gala del 2 maggio sarà ospitato niente meno che al Palazzo di Stato del Cremlino, dove è stata ricavato un teatro da 6mila posti. Il volto di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, compare sul sito dell’evento, che ha tra i suoi scopi dichiarati portare avanti la propaganda russa.
Denis Maidanov, vicepresidente del comitato cultura della Duma, ha spiegato che «i concorrenti condividono i nostri valori», cioè quelli del governo russo, e che «dobbiamo nutrire di ideologia la guerra patriottica». Il format? Quindici cantanti stranieri si troveranno a duettare con altrettanti artisti russi. Pup aveva già preso parte all’evento nel 2021 e in quella occasione, aveva cantato assieme al presentatore del Festival «Bella ciao», canzone che dovrebbe aprire anche questa edizione dell’evento.
Canzone che è diventata il simbolo della Resistenza ucraina, e chissà in quale salsa verrà traslata a Mosca. Il Festival è nato in Crimea e l’obiettivo degli organizzatori è riportare il Festival lì dove è nato, sempre che prima la penisola non ritorni sotto la sovranità ucraina. Un Festival, è stato ribadito, che unisce artisti «stanchi della perfidia degli Stati Uniti». Compreso Pupo.