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Il processo ancora non è iniziato, ma la sentenza mediatica per la Juventus è già arrivata. E non solo in Italia, dove i giornali già valutano tutte le possibili conseguenze sul piano sportivo, ipotizzando (e augurando, in alcuni casi) anche la retrocessione del club bianconero. Ma anche in Spagna, dove i dirigenti della Liga hanno chiesto a gran voce sanzioni da parte dell’Uefa. Il tutto mentre la vicenda è ancora agli inizi. Il clima, però, è già quello di Calciopoli. E la parola d’ordine è sempre la stessa: la Juventus deve pagare e farlo per tutti. Una sorta di azione moralizzatrice a mezzo procura per “educare” anche gli altri club, tutti col fiato sospeso a giorni alterni per via delle tanto temute plusvalenze. Un tema scivoloso, come chiarito ieri dal presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Giancarlo Abete: «Il mondo del calcio è complesso, non ha parametri di oggettività sulla valutazione dei valori dei giocatori». Insomma, serve cautela. Tant’è vero che è lo stesso presidente della Federazione italiana calcio, Gabriele Gravina, a mettere in guardia contro il "linciaggio" della Juventus. «Se vogliamo il linciaggio per strada non c'è problema, ma dobbiamo calmarci perché temo che la questione possa riguardare anche altri soggetti - ha detto a margine del convegno “Calcio & Welfare” a Napoli -. Noi non dichiariamo colpevoli i soggetti e li puniamo prima delle indagini». Una frase che ha fatto saltare sulle sedie in molti, tanto da spingere il presidente Gravina ad una precisazione: «Il tema che questo argomento può riguardare altri club non è riferito all'indagine in corso sulla Juventus ma ad una reazione esasperata che in Italia, in generale, rende colpevole chi ancora non è stato condannato», ha spiegato. L’indagine “Prisma”, che ha scatenato un vero e proprio terremoto in casa Juventus portando alle dimissioni dell’intero CdA, verte sulle plusvalenze degli anni 2018/2019/2020, la manovra stipendi di marzo-aprile del 2020 e del 2021 e sulle fatture per compensi ad agenti. Le ipotesi di reato sono falso in bilancio, manipolazione del mercato, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. E le dimissioni dei vertici bianconeri avrebbero evitato, così, un duplice rischio: da un lato la possibilità per la procura di chiedere nuovamente e questa volta ottenere misure cautelari, e dall’altro evitare una richiesta di un’ispezione finalizzata al controllo giudiziario della società. Il tutto mentre in procura è già pronta la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex presidente Andrea Agnelli e quasi tutti gli indagati - 16 in totale -, mentre sarebbe stata stralciata la posizione di alcuni in vista di una probabile richiesta di archiviazione. Ma mentre sui giornali impazzano le tesi della procura, con tanto di intercettazioni decontestualizzate - «una situazione così brutta si è vista solo con Calciopoli», avrebbe detto un dirigente - il club si difende, definendo «infondate» le contestazioni della procura. Dopo l’avvio del procedimento Consob di accertamento di presunte non-conformità contabili, i vertici del club hanno scandagliato i conti, arrivando a conclusioni diverse da quelle di pm: «Il trattamento contabile adottato nei bilanci contestati rientra tra quelli consentiti dagli applicabili principi contabili - si legge nella nota -; le contestazioni della Procura non paiono fondate e non paiono, peraltro, né quanto a presupposti, né quanto a conclusioni, allineate con i rilievi contenuti nella delibera Consob del 19 ottobre 2022». La procura, infatti, ipotizza l’artificialità di plusvalenze e la fittizietà delle rinunce stipendi, contrariamente a Consob, che contesta «un valore considerevolmente minore di plusvalenze, peraltro senza menzione di falso in bilancio, e non contesta l’efficacia giuridica delle rinunce stipendi, né, con specifico riguardo alla cosiddetta “manovra stipendi” 2020/2021, la natura giuridicamente non-vincolante, delle cosiddette scritture integrative in corso di negoziazione nell’aprile/maggio 2021». Si tratta delle rinunce di quattro mensilità per calciatori e allenatore in periodo Covid, accordo falso, secondo l’accusa, dal momento che sarebbero state ritrovate scritture private che attesterebbero la rinuncia ad una sola mensilità e una dilazione di pagamento delle tre restanti. La società, con un comunicato del 28 marzo 2020, rese nota una riduzione degli stipendi concordata con i calciatori, facendo presente che «eventuali integrazioni dei compensi sarebbero state negoziate e corrisposte se e quando le competizioni sportive fossero riprese e gli stadi fossero stati riaperti - avevano spiegato i legali del club -. Questa situazione eccezionale di emergenza e di incertezza si è protratta, come è noto, dalla stagione sportiva 2019/20 fino a tutta la stagione 2020/21, visto che soltanto nella primavera del 2022 gli stadi sono stati pienamente riaperti al pubblico. La società ha pertanto contabilizzato le modifiche agli stipendi e le integrazioni dei compensi in coerenza con la loro progressiva definizione e nel rispetto della disciplina contabile di riferimento». La correzione dei bilanci, afferma ora la società, «è stata decisa in via di adozione di una prospettiva di accentuata ed estrema prudenza e ha effetti contabili ritenuti, anche con l’ausilio di esperti indipendenti, di ordine non rilevante, in particolar modo sul patrimonio netto della Società al 30 giugno 2022». Nessuna alterazione dei bilanci, dunque, con la conseguenza che «ogni sanzione sportiva risulterebbe infondata». In particolar modo sul tema delle plusvalenze, sulle quali le autorità sportive già si sono espresse «in senso favorevole a Juventus» e agli altri dieci club coinvolti. Sulla questione specifica delle plusvalenze, spiega al Dubbio Lucio Giacomardo, componente della Commissione diritto dello Sport del Consiglio nazionale forense e segretario dell’associazione “Sport e Diritto", «la valutazione rispetto alla differenza che determina il valore di un calciatore è aleatoria e non è ancorata a parametri oggettivi. All’esito della conclusione delle indagini sostanzialmente non credo che ci possano essere elementi nuovi e tali da far considerare la possibilità di far riaprire un’indagine su questo fronte - sottolinea -. Quello che invece cambia è la presenza di queste scritture private, che avrebbero determinato un’indicazione in bilancio falsa. E le conseguenze sono in termini di sanzione economica e al massimo uno o due punti di penalizzazione. La retrocessione è una follia: molti giornalisti ragionano da tifosi nel fare queste considerazioni. Sarebbe possibile solo queste vicende incidessero sul regolare andamento delle attività di campionato, ma da quanto emerso non sarebbe così».