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«E' ormai finito il tempo dei sacrifici unilaterali per i rifugiati... La Turchia non chiuderà più i suoi confini», Recep Erdogan ha mantenuto la sua promessa-minaccia e sabato, per 72 ore, ha tolto i sigilli alla linea di confine con la Grecia.
La Turchia dunque sta tentando di fare pressione sull'Unione Europea aprendo le frontiere, il tentativo è di ottenere appoggio contro Damasco usando l'arma dei profughi trattenuti in territorio turco dopo l'accordo con Bruxelles del 2016. Gli effetti non hanno tardato a rivelarsi in tutta la loro tragicità. Circa 20mila persone si sono dirette verso i valichi di confine con la Grecia. Atene ha rafforzato e blindato i passaggi usando la mano pesante. In 4mila sono stati respinti da parte delle forze di sicurezza greche a suon di cariche, bastonate e uso massiccio di granate e lacrimogeni. Uomini, donne e bambini dunque si trovano attualmente intrappolati in una “terra di nessuno”dalla quale evadere è diventato impossibile. La Grecia intanto ha preso provvedimenti drastici e in barba al diritto umanitario: abolizione dell'asilo, sospensione di tutte le richieste di accoglienza, espulsione di chi entra “illegalmente”. Per Atene la Turchia sta deliberatamente aiutando i profughi a passare, fatto negato da Ankara anche se diverse fonti hanno segnalato movimenti di pullman messi a disposizione a Istanbul. Attualmente sulla rotta turca sostano almeno 500mila migranti in attesa di entrare nella Ue. Venegono non solo dalla Siria ma anche da Iraq, Palestina, Afghanistan. Una presenza incombente che sta spingendo il governo di Mitsotakys su posizioni vicine a quelle dell'Ungheria la quale a sua volta ha irrigidito ancora di più i controlli con la frontiera serba. Un domino tragico che si gioca anche in mare. In molti stanno tentando di sbarcare sulle isole greche di Lesbo e Samos. Ieri un bambino è morto annegato su una imbarcazione con 48 persone rovesciatasi all'arrivo della Guardia Costiera. La situazione sta per esplodere, proprio a Lesbo dove gruppi di residenti minacciano chi arriva e picchiano operatori umanitari e giornalisti.