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CARCERE DI REBIBBIA
Un’operazione su larga scala condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati, insieme ai comandi territoriali, ha portato all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare. Coinvolti anche uno psicologo e diversi avvocati, accusati di aver orchestrato un sistema illegale che favoriva i detenuti, consentendo loro di accedere a misure alternative alla detenzione attraverso documentazione falsificata. L’operazione, che ha visto l’impiego di circa 300 militari, ha interessato diverse province italiane, tra cui Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno evidenziato come, presso il Servizio per le Dipendenze (Ser.D.) dell’Asl Roma 2 nella casa circondariale di Rebibbia, venissero redatti falsi certificati per attestare uno stato di tossicodipendenza, presunte problematiche psicologiche o abuso di sostanze stupefacenti da parte dei detenuti. Tra gli indagati spicca un professionista, destinatario degli arresti domiciliari, considerato uno degli artefici principali di questo sistema.
La prima ordinanza, eseguita nei confronti di quattro persone, ha disposto due arresti domiciliari e due misure interdittive con sospensione dal servizio pubblico per un anno. I reati ipotizzati includono falsità ideologica in atti pubblici, corruzione e turbativa d’asta.
Parallelamente, un secondo filone investigativo ha fatto emergere una rete di narcotraffico operante all’interno del carcere di Rebibbia. Le indagini si sono concentrate su un noto narcotrafficante romano, che, nonostante fosse detenuto, avrebbe continuato a gestire le proprie attività illecite grazie al supporto di due legali. Uno di questi avvocati, ora arrestato, avrebbe trasmesso direttive e messaggi all’esterno, introducendo persino cellulari e sostanze stupefacenti nel penitenziario. L’organizzazione criminale operava prevalentemente nei quartieri di Tor Bella Monaca, Cinecittà-Tuscolano e Valle Martella di Zagarolo, nella periferia sud-est di Roma. In totale sono scattate 32 misure cautelari.
Le autorità continuano a indagare su ulteriori ramificazioni del sistema, che coinvolge figure professionali ritenute fondamentali per l’attuazione di queste attività illecite.