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Un caso giudiziario che aveva suscitato un enorme interesse da parte dei media, il clamore dell'accaduto e il personaggio coinvolto avevano scatenato le ipotesi più diverse e un'attenzione mondiale raramente verificata. Ieri però, al termine di una carcerazione durata ben 11 anni, l'ex atleta paralimpico Oscar Pistorius è stato posto in libertà vigilata.
La condanna nei suoi confronti era stata comminata per aver ucciso il 14 febbraio 2013 la sua fidanzata Reeva Steenkamp. Pistorius, ora ha 37 anni, l'accusa lo riconobbe colpevole di aver sparato alla donna attraverso una porta chiusa uccidendola sul colpo anche se l'imputato ha sempre mantenuto la versione di averla scambiata per un ladro che si stava introducendo in casa.
Pistorius è finito in carcere per la volta nell'ottobre 2014, a seguito della sua condanna iniziale. Tra il 2015 e il 2016 venne rilasciato e si trovò agli arresti domiciliari. Solo dopo la sua condanna è stata modificata, la pena venne allungata a 13 anni e il reato diventò di omicidio volontario rispetto all'iniziale colposo. I giudici della Corte Suprema d'Appello affermarono infatti che la sua versione dei fatti era incoerente e improbabile e che aveva «sparato senza avere un timore razionale o genuino che la sua vita fosse in pericolo».
Secondo la legge sudafricana, per tutti i condannati esiste il diritto che venga presa in considerazione una richiesta di libertà condizionale, ciò comporta il rilascio anticipato, ma solo a determinate condizioni, una volta che hanno scontato metà della loro pena totale. Pistorius dunque sarà libero ma dovrà seguire ferree regole stabilite dal tribunale. Fino alla scadenza della sua condanna nel 2029, vivrà confinato in casa per alcune ore del giorno, avrà il divieto di bere alcolici. Inoltre, non gli sarà permesso parlare con i media.
Pistorius dovrà sottoporsi a una terapia psicologica per affrontare problemi relativi alla violenza di genere e al contenimento della rabbia. Questo nonostante mentre era in prigione si sia comportato come un detenuto modello occupandosi di lavori agricoli, guidando un trattore nel parco, lavorando in biblioteca e pulendo le celle dei detenuti. A permettere la libertà vigilata sono stati probabilmente i rapporti positivi rilasciati da assistenti sociali e psicologi. Da fonti giornalistiche sudafricane Pistorius dovrebbe essere andato a vivere a casa di suo zio Arnold in un sobborgo esclusivo della capitale, Pretoria.
Le reazione alla decisione della giustizia sono arrivate principalmente da June Steenkamp, la madre della fidanzata uccisa. La donna ha detto pubblicamente che la famiglia aveva «sempre saputo che la libertà condizionale fa parte del sistema legale sudafricano» e che «la legge deve fare il suo corso». Tuttavia non ha nascosto che la perdita della figlia equivale a scontare «una condanna all'ergastolo». June Steenkamp ha infatti lanciato un monito: «C'è stata giustizia per Reeva? Oscar ha scontato abbastanza tempo? Non ci potrà mai essere giustizia se la persona amata non tornerà mai più, e nessuna quantità di tempo scontata riporterà indietro Reeva». Soddisfazione invece è stata espressa per le condizioni imposte dalla commissione per la libertà vigilata.
Il caso dunque è stato chiuso definitivamente e rimangono le biografie di due personaggi dalla storia non comune. Un uomo, con le gambe amputate quando aveva meno di un anno a causa di una malformazione congenita, diventato una specie di supereroe grazie a delle protesi che lo tramutarono in atleta di fama mondiale. Una carriera di successo in pista, prima alle Paralimpiadi, vincendo diversi ori, e poi consolidando la sua reputazione dopo aver gareggiato contro atleti non disabili alle Olimpiadi di Londra nel 2012.
La vittima era invece una giovane e brillante donna che aveva 29 anni quando è morta, laureata in legge e poi una modella di successo che ha anche lavorato come presentatrice televisiva ed è apparsa in un reality show chiamato Tropika Island of Treasure. Per un tragico disegno del destino aveva intenzione di avviare uno studio legale per aiutare proprio le donne vittime di abusi.