L’avvocato Ilya Novikov è stato condannato in contumacia una settimana fa dal tribunale di Mosca ad otto anni e mezzo di carcere per aver diffuso fake news sull’esercito. Inoltre, non potrà esercitare la professione in Russia e gli è stato vietato di utilizzare internet per quattro anni. «Il mio caso – dice in esclusiva al Dubbio Novikov – nasce da un'intervista che ho rilasciato su YouTube nell’aprile del 2022 sul massacro di Bucha. Il governo russo continua a negare le atrocità commesse dall’esercito, continuando ad addossare ogni responsabilità all’Ucraina e ad affermare che è stata una messa in scena». Il processo che ha portato alla condanna è stato affrontato senza patemi da Novikov. L'esito era esito prevedibile considerato l’atteggiamento della giustizia russa nei confronti degli oppositori politici.

«Nel mio processo – spiega - ho abbandonato completamente i mezzi della difesa tradizionali. Ho dato istruzioni al collega che mi ha rappresentato in giudizio, nel 2019 abbiamo assistito insieme un giovane leader dell'opposizione accusato di estremismo, di limitarsi a pronunciare una sola frase: “All'imputato non importa quale sarà il verdetto e non farà appello”. Volevo che fosse chiaro il mio disprezzo verso il tribunale giudicante e la legge che viene applicata in Russia».

Nella Russia di Putin gli avvocati corrono grossi rischi per le loro idee e per il lavoro che svolgono a favore dei dissidenti. L'assimilazione tra avvocato e assistito è una vera e propria aberrazione giuridica. «Tre dei miei colleghi che difendevano Alexei Navalny poco prima che fosse ucciso, sono stati arrestati per “cospirazione” e trascorreranno anni in prigione. Un altro collega, presidente di un Ordine regionale, è in arresto da due anni per aver detto esattamente le stesse cose che ho affermato io sull’esercito russo. Anche lui resterà a lungo in carcere. Molti colleghi hanno lasciato la Russia sotto minaccia imminente di arresto. L’avvocatura generalmente accetta il nuovo stato delle cose. Tanti avvocati, anche importanti, sostengono apertamente la guerra e condannano i colleghi che “hanno tradito la madrepatria in tempi di grande malcontento”. Non è più quello che normalmente verrebbe chiamato un “lavoro ad alto rischio”. È un disastro completo per l’intera professione forense e tale situazione peserà molto con la fine di questa guerra e del governo di Putin».

In questo contesto lavorare serenamente non è facile: «Il campo dei diritti umani – aggiunge Ilya Novikov è sempre stato un affare complicato. Ho temuto di essere arrestato dal 2014, quando per la prima volta ebbi come cliente un “nemico pubblico”. Si trattava di una donna, ufficiale dell’esercito ucraino, accusata di aver colpito con un mortaio una troupe televisiva russa. Morirono due giornalisti. Le accuse erano false e siamo riusciti a dimostrarlo. Abbiamo organizzato una grande campagna in favore della mia assistita. Ho rappresentato sia la Fondazione Navalny che Memorial nei processi che poi portarono al loro scioglimento. La guerra era nell’aria e Putin ha deciso di sbarazzarsi di tutte le Ong che gli creavano problemi. Nel 2022 vivevo già a Kiev e ogni volta che mi recavo in Russia per le udienze avevo la sensazione di giocare con il fuoco e di poter essere arrestato da un momento all’altro. Il 5 aprile 2022 avrei dovuto presentarmi alla Corte Suprema per l’appello in favore di Memorial. Non ci sono andato. L’invasione è iniziata alla fine di febbraio di quell’anno e mi sono unito alla difesa di Kiev. Non tornerò in Russia a breve. Le accuse penali e il processo in contumacia non sono affatto un problema. Adesso sono un avvocato ucraino. La Russia può fare quello che vuole».

Secondo Novikov, conta il presente; guardare al passato serve a poco: «Il luogo della mia giovinezza felice non esiste più. Le strade di Mosca non sono state toccate dalla guerra, ma le persone lì sostengono le uccisioni di massa e fanno del loro meglio per stare fuori dai guai. Non riesco più a immaginare di vivere con loro».

Vladimir Putin ostenta sicurezza, pensando di costruire la Russia invincibile. Ma nonostante questo, «ha commesso un errore molto grave – conclude Novikov – pensando di avviare una guerra lampo, senza riuscire a vincerla rapidamente. Non era preparato a una lunga campagna militare».