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Per un attimo è stato l’erede designato da Silvio Berlusconi, poi il Cavaliere ha cambiato idea e l’ha abbandonato al suo destino. Ma Stefano Parisi non ha alcuna intenzione di mollare la presa. Da mesi gira il Paese con Megawatt, una kermesse itinerante che avrà il suo culmine a Roma, il primo aprile, con la conferenza nazionale di “Energie per l’Italia”, il nuovo movimento dell’ex candidato sindaco di Milano.
Parisi, possiamo dire che tra due settimane nascerà un nuovo partito?
Nascerà un nuovo movimento, i partiti non ci sono più. A Roma tireremo le fila di un percorso iniziato a metà settembre. In questi mesi abbiamo fatto un enorme lavoro sul territorio - costruendo centinaia di circoli e organizzando decine di Megawatt in tutta Italia -, adesso è arrivato il momento di incontrarci tutti insieme. Sarà una grande conferenza di identità, posizionamento e forza.
Non è un po’ azzardato scegliere il primo aprile per presentarsi al Paese?
No, vedrete, sarà un bel pesce d’aprile per i partiti.
Prima parlava di “posizionamento”. In quale campo politico, e sociale, giocherà “Energie per l’Italia”?
Ci rivolgiamo a chi vuole tornare ad aver fiducia nella politica, a chi crede che l’Italia possa farcela con le proprie forze senza scaricare la responsabilità dei problemi del Paese sull’Europa. Il nostro è il movimento di chi vuole riforme radicali, alternative a quelle di Renzi e anche innnovative per il centro destra.
Dunque, fuori dagli schemi classici?
In uno schema tradizionale possiamo essere catalogati come una forza di centro destra, ma parliamo a tutti coloro che hanno a cuore l’Italia.
Non ha più contatti con Berlusconi?
In questo momento no, ci siamo sentiti parecchio tempo fa.
Il Cavaliere è un capitolo chiuso della sua storia politica?
Non saprei. Penso però che gli elettori delusi del centro destra abbiano bisogno di un’offerta politica profondamente nuova per tornare a votarci. E Forza Italia ha avuto difficoltà a rinnovarsi. Ma una forza politica che non si rinnova pro- sciuga il suo consenso. Bisogna essere in grado di tornare parlare al mondo liberale e popolare, mi auguro che FI intenda riprendere questo percorso. Noi vogliamo costruire una forza che sia protagonista della politica italiana per i prossimi vent’anni, capace di trovare soluzioni ai drammi economici e sociali di questo Paese.
Perché la vecchia guardia di Forza Italia è stata ostile nei suoi confronti?
Forse perché noi pensiamo che la politica debba basarsi sul consenso popolare, mentre molti di loro sono andati in Parlamento solo perché messi in lista da Berlusconi. Evidentemente avevano paura di mettersi in gioco. Mi sembra però incomprensibile il fatto che questa ostilità continui adesso che sono lontano da Forza Italia.
Neanche Salvini l’ha mai amata...
Ma questo lo capisco facilmente: ho delle idee opposte alle sue. Penso che sarebbe un disastro se l’Italia uscisse dall’Euro. E credo che il problema dell’immigrazione non si risolva sparando sui gom- moni o chiedendo l’ammutinamento dei militari nel Mediterraneo, ma con maggiore rigore interno e politiche di sviluppo nei Paesi di provenienza. Ci sono differenze oggettive, è normale che Salvini mi percepisca come una persona distante. La diffidenza della Lega rientra in una dinamica basata sulle idee, quella di Forza Italia mi sembra più una dinamica legata all’organizzazione interna, non mi pare abbia un gran senso politico.
Il centro destra riuscirà a presentarsi unito alle elezioni?
Quando il centro destra governava, Forza Italia stava al 30 per cento e la Lega di Bossi, che non era lepenista, si attestava attorno al 7. La guida della coalizione è dunque sempre stata moderata. Oggi leggo cartelli con la scritta “Salvini premier” e non capisco se Berlusconi voglia andare a traino di una guida lepenista. Bisogna ritrovare un’identità liberale egemone.
È sicuro che esista ancora un elettorato moderato?
Molti elettori sono finiti tra le braccia di Grillo per farla pagare ai partiti moderati incapaci di rappresentarli. Detesto la definizione di “elettorato moderato”, preferisco parlare di un elettore razionale che a un certo punto spegne il cervello e vota Raggi, consapevole che questa scelta gli arrecherà persino un danno, pur di farla pagare al centro destra o al centro sinistra. Però conosco molto bene il caso milanese, dove i due blocchi tradizionali si sono presentati con due progetti seri e alternativi e il 5 Stelle si è fermato al 10 per cento. Lì dove c’è un’offerta politica razionale le persone non cedono alle urla di Grillo o Salvini.
Potrebbe cercare convergenze con Alfano, anche lui escluso dal centro destra...
Alfano ha governato per molti anni con Renzi e noi proponiamo un progetto di discontinuità. Renzi ha operato in una logica di redistribuzione, io credo nello sviluppo. Mettere 80 euro in più in tasca alla gente non ha migliorato la propensione al consumo, quella aumenta solo se c’è un altro stipendio in più in famiglia. Con le sue mance Renzi ha cosparso l’Italia di incertezze. Bisogna invece tagliare le tasse, riorganizzare la pubblica amministrazione e puntare su tre grandi settori: edilizia, agricoltura e turismo. Ma servono riforme stabili e radicali per attirare investimenti e far ripartire la crescita.
Dunque, non cercherete alleanze?
Alle Politiche andremo da soli per poi fare le alleanze all’interno del centro destra sulla base di un programma chiaro.
Un’ultima domanda sulla cronaca. Se fosse stato senatore avrebbe votato la sfiducia a Lotti?
No, credo in una profonda separazione tra politica e magistratura. Quando la politica utilizza le indagini per far fuori i concorrenti rinuncia al proprio ruolo. Io sono un garantista e finché una persona non è condannata in terzo grado è innocente.