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L'Europa diventa l'epicentro della pandemia. E piano piano tutti cominciano a seguire l'esempio italiano, chiudendo scuole, bar, ristoranti, discoteche e pub, nel tentativo di fermare la diffusione del virus. SPAGNA In Spagna risulta essere il Paese europeo maggiormente colpito dopo l'Italia e si prepara a dichiarare domani uno stato di allerta nel tentativo di arginare l’epidemia che si sta diffondendo a ritmi vertiginosi e che ha già ucciso 120 persone. Un consiglio straordinario dei ministri adotterà domani un decreto che metterà la Spagna in «allerta per un periodo di 15 giorni», ha annunciato il premier Pedro Sanchez in un breve discorso televisivo. La Spagna conta 4.209 casi positivi, oltre 2 mila a nella regione della capitale Madrid, dove i decessi sono 64), risultando la più colpita. «Purtroppo, non possiamo escludere che la prossima settimana supereremo le 10 mila persone contagiate», ha dichiarato il capo del governo. «Siamo nella prima fase di una lotta contro il virus diffuso in tutti i paesi del mondo e in particolare nel nostro continente, l’Europa». Lo stato di allerta dichiarato consente di mobilitare «tutti i mezzi economici, sanitari, pubblici e privati, civili e militari, per proteggere tutti i cittadini», ha spiegato. Le autorità locali hanno adottato una serie di misure per cercare di limitare la diffusione del virus. Dopo quella di Madrid - che ha chiuso anche bar, ristoranti e discoteche - diverse regioni hanno annunciato la chiusura delle scuole. Nel nord, la Catalogna ha decretato la quarantena di quattro località e la chiusura di aree commerciali, palestre e stazioni sciistiche. La regione di Murcia, nel Sud-Est del Paese, ha annunciato su Twitter l’isolamento di aree turistiche di fronte al timore degli arrivi dei madrileni nelle loro seconde case. Nei Paesi Baschi, una delle regioni più colpite, le autorità hanno dichiarato lo stato di emergenza sanitaria che facilita la mobilitazione di tutti i servizi. Per evitare che le chiese diventino focolai di contaminazione, la Conferenza episcopale spagnola ha esortato i cattolici a seguire «messe alla radio e alla televisione». E sulla situazione spagnola è intervenuto anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: «la Spagna, nei primi giorni, fa peggio dell'Italia. Amici europei: fate tesoro di ciò che è accaduto da noi, intervenite subito!». GERMANIA Per contenere la diffusione del nuovo coronavirus, il governo del Land di Berlino ha disposto la chiusura di discoteche, bar e birrerie dal 17 marzo prossimo. Come riferisce il quotidiano “Berliner Morgenpost”, la disposizione si applica a «tutte le strutture di ristorazione che non servono forniture alimentari di base». In precedenza, è stata ordinata la chiusura di tutte le scuole e di tutti gli asili della capitale tedesca, nonché dei teatri pubblici. Per contrastare il contagio da coronavirus , diversi musei, biblioteche e altre istituzioni culturali di Berlino stanno informando il pubblico della loro chiusura. Infine, le Imprese berlinesi di trasporto pubblico (Bvg) hanno annunciato limitazioni al servizio. GRECIA Nonostante finora siano stati solo 190 i casi, in Grecia il ministero della Salute ha ordinato la chiusura di tutti i bar, caffè, ristoranti, centri commerciali esportivi. Le misure si aggiungono a quella già decisa dal dicastero della Cultura, che ha stabilito la chiusura di musei, siti archeologici e biblioteche, riferisce l’agenzia stampa ellenica Ana-Mpa. Al momento una persona è deceduta. AUSTRIA, SLOVENIA, REPUBBLICA CECA e ISLANDA L'Austria ha individuato due zone rosse e isolato la valle Paznaun e del centro sciistico St.Anton, ha chiuso i negozi «non essenziali» e 47 valichi minori con l'Italia. La Slovenia, dove sono 126 i casi positivi, ha bloccato gli automezzi oltre 3,5 tonnellate che non abbiano targa slovena. Chiuse le scuole, mentre la Repubblica Ceca chiude i confini. L’Islanda ha chiuso licei e università, disponendo l'obbligo di due metri di distanza sui posti di lavoro, il divieto di eventi con più di 100 partecipanti e test a tappeto. DANIMARCA La premier danese Mette Frederiksen oggi ha annunciato la chiusura delle frontiere, a partire da domani mattina alle 11, per tentare di rallentare la l'epidemia di coronavirus. «Tutti i turisti e gli stranieri che non possano provare di avere una ragione valida per venire in Danimarca non saranno autorizzati ad entrare», ha dichiarato Frederiksen in una conferenza stampa, chiarendo che la circolazione delle merci non è sospesa e che i danesi saranno sempre autorizzati a rientrare. FRANCIA All’indomani del discorso alla nazione del presidente Emmanuel Macron, sono state disposte restrizioni e chiusure a catena, anche se restano confermate le elezioni municipali di domenica. In base all’ultimo bilancio reso noto dal ministro della Salute Olivier Vèran, in Francia ci sono 3.661 contagiati, 800 in più in 24 ore, 79 decessi e 154 pazienti ricoverati e in gravi condizioni. «Siamo all’inizio della fase di accelerazione del virus. Le misure varate servono a frenarlo» ha spiegato a Tf1 il primo ministro Edouard Philippe, che si è difeso dalle critiche sulla decisione di andare alle urne tra due giorni: su base scientifica, ha detto, «andare a votare per rinnovare i sindaci non è più pericoloso di andare a fare la spesa», confermando anche il secondo turno del 22 marzo. Sul piano diplomatico, in un colloquio telefonico con il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, Macron ha proposto di valutare nei prossimi giorni l’attuazione di controlli rafforzati all’interno dello spazio Schengen, fino alla chiusura per le zone a rischio. Una proposta, ha sottolineato l’Eliseo, tesa ad «evitare provvedimenti non coordinati», come quelli attuati da paesi che hanno già deciso di chiudere o controllare i confini con diversi vicini europei, «in violazione delle regole comunitarie». Chiudono il castello di Versailles, la Tour Eiffel «dalle 21 e a tempo indefinito», e il Louvre, ma sono consentite le messe festive fino a 100 persone coi fedeli distanziati tra i banchi. Chiuse scuole e università. REGNO UNITO Il governo britannico ha rinviato di un anno le elezioni amministrative previste per il 7 maggio, a causa dell’emergenza. Secondo quanto riportano i media britannici, il premier Boris Johnson ha deciso per il rinvio a causa del timore che il voto sarebbe coinciso con il previsto picco dell’epidemia nel Regno Unito. Il rinvio era stato caldeggiato sia dalla Commissione elettorale che dal Partito laburista.