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Nella mente resteranno gli occhi sgranati di Josefa - tratta in salvo in mezzo ad altri corpi senza vita dopo due giorni e due notti trascorse in acqua aggrappata a una tavola - a ricordare il ruolo di Open Arms davanti alle coste della Libia. Perché a largo di Tripoli da ieri non c’è più neanche una Ong a soccorrere i barconi in avaria. Anche l’ultima nave di Proactiva Open Arms, l’organizzazione non governativa spagnola più volte finita al centro delle invettive di Matteo Salvini, ha lasciato il Mediterraneo centrale. Una vittoria per il ministro dell’Interno italiano, che due giorni fa esultava alla notizia dell’imminente ritiro: «Abbiamo fatto più noi in tre mesi di governo che il Pd in cinque anni. Noi andiamo avanti, senza paura, non saranno inchieste o minacce a fermarci!», twittava soddisfatto il titolare del Viminale. Per Open Arms si tratta di una scelta obbligata, dopo mesi di braccio di ferro col vice premier italiano: «Le intense campagne di criminalizzazione delle ong nel Mediterraneo centrale e l’avvio di politiche disumane hanno provocato non solo la chiusura dei porti di Italia e Malta, ma la paralisi di numerose organizzazioni umanitarie di salvataggio, come pure l’aumento del flusso migratorio verso il sud della Spagna», comunica adesso l’organizzazione, che poi annuncia: «Nel corso delle prossime settimane, Proactiva Open Arms si unirà alle operazioni di salvataggio nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran». L’ong ha infatti chiuso un accordo col governo socialista di Pedro Sànchez: metterà a disposizione la sua nave e il suo personale di bordo, unendosi alle autorità spagnole nelle operazioni di salvataggio in mare, sotto il comando del Salvamento Marítimo. La collaborazione continuerà «finché la pressione migratoria durerà nel sud della Spagna e finché sembrerà necessario», spiegano ancora dalla Oper Arms.
Nell’ultimo anno, infatti, a differenza di quanto più volte ripetuto dal ministro dell’Interno italiano, il nostro Paese non è stato affatto la meta più ambita dai migranti. Secondo i dati forniti dall’Unhcr ( l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) nei primi sette mesi del 2018 sono sbarcati sulle coste italiane 18.500 persone. Il numero è contenuto di se paragonato ai 27.600 migranti giunti in Spagna o ai 26.100 accolti in Grecia. Nessuna invasione, dunque, agevolata dai «taxi del mare», a leggere i numeri diffusi dall’Unhcr. L’emergenza sbarchi, semmai, riguarda Madrid adessso. «Quando la pressione migratoria era a Lesbo siamo andati in Grecia, quando è stata nel Mediterraneo centrale abbiamo offerto aiuto all’Italia, ora ci mettiamo al servizio della guardia costiera spagnola», ha spiegato Oscar Camps, fondatore di Proactiva Open Arms, l’uomo che più di tutti in questi mesi ha polemizzato col Viminale. Salvini è «il buffone dell’estrema destra italiana», perchè «utilizza un discorso molto fazioso e populista, al fine di rendere forte il suo partito», scandiva una settimana fa dai microfoni di Catalunya Radio.
Ma Open Arms non è l’unica ong ad essere sparita dai radar del Mediterraneo centrale. La nave Aquarius, l’imbarcazione di Sos Mediterraneè e di Medici senza Frontiere a cui Salvini negò l’attracco con 630 naufraghi a bordo, risulta ancorata a Marsiglia. A Malta, sotto sequestro, ci sarebbero invece altre tre barche di salvataggio: la Lifeline, la Sea Watch e la Seefuchs. Sarlavre virte in mare torna a essere dunque competenza esclusiva delle guardie costiere dei singoli Paesi. Compresa quella libica, più volte messa all’indice dalle ong per un uso spegiudicato della forza nei confronti dei migranti. Uno degli ultimi episodi? Proprio quello in cui Open Arms tirò fuori dall’acqua Josefa, miracolosamente ancora in vita. Accanto a lei, i corpi di una donna e di un bimbo. Per l’organizzazione spagnola, le motovedette libiche avrebbero distrutto il gommone su cui viaggiavano nonostante a bordo fossero rimaste ancora persone. Sull’episodio sarà dirimente la testimonianza dell’unica superstite. Perché con le ong dal Mediterraneo non spariscono solo soccorritori, vengono meno anche occhi e orecchie indipendenti che non potranno più vigilare su eventuali abusi.