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Secondo lo stato maggiore della Corea del sud più di mille soldati di Pyongyang sarebbero già rimasti uccisi in combattimento dopo essere stati inviati in assistenza alle truppe russe che combattono in territorio ucraino.
La notizia resa pubblica lunedì dallo Joint Chiefs of Staff (JCS), segnala le enormi perdite subite dalle truppe asiatiche, autentica zavorra sulla prima linea del fronte. Le cause sono state analizzate, oltre che dai militari di Seul, anche dagli esperti statunitensi e naturalmente da osservatori in prima linea come quelli dell'esercito ucraino.
A quanto pare gli uomini della Corea del nord scontano una scarsa preparazione alle moderne tattiche militari consone a un conflitto del XXI secolo che li ha portati a compiere azioni con assalti sconsiderati e frontali rendendoli rapidamente carne da cannone. Ciò soprattutto nella regione di Kursk dove pochi mesi fa gli ucraini sono penetrati a sorpresa costringendo Mosca a correre ai ripari e aumentare i contingenti di truppe. Inoltre ai coreani del nord mancherebbe un supporto logistico appropriato e esisterebbe una scarsa capacità di coordinamento con i comandi russi anche a causa di errate traduzioni degli ordini. Esisterebbe poi un malcelato disprezzo anche da parte dei commilitoni russi e dello stesso personale ospedaliero. Su alcuni canali telegram corre la crescente insofferenza di medici e infermieri russi nei confronti dei privilegi concessi agli alleati e delle migliaia di feriti nordocreani che toglierebbero posti letto ai militari di Mosca.
Lo stato maggiore sudcoreano ha anche osservato preparativi che lo portano a credere che la Corea del Nord si stia preparando a inviare nuove truppe in Russia (adesso sarebbero circa 12mila gli uomini schierati), sia come rinforzi che per dare sollievo a coloro che già combattono.
Le informazioni raccolte dalla Corea del Sud indicano che il Nord è in procinto di produrre e consegnare droni in grado di autodistruggersi alla Russia, alla quale fornisce già lanciarazzi da 240 mm (i temibili "Koksan" con una gittata da 40 a 60 km), nonché lanciarazzi multipli da 240 mm e cannoni semoventi da 170 mm. L'esercito di Seul dunque ritiene che la Corea del Nord stia cercando di modernizzare le sue capacità di guerra convenzionale con l'assistenza della Russia, sulla base della sua esperienza nei combattimenti contro le forze ucraine.
Questo, secondo i comandi militari della Corea del sud, non sarebbe altro che il segnale di una strategia di training per attaccare in un futuro.
Attualmente sarebbe in corso un rafforzamento del confine da parte del nord da otto mesi, con non meno di 10mila soldati mobilitati, misure che mirerebbero a prevenire la defezione di civili e soldati nordcoreani verso il sud in caso di guerra.
Al momento il Cremlino (così come la Corea del nord) ha ogni volta eluso le domande sull'argomento riguardante la presenza sul campo dei soldati nordcoreani, non volendo confermare queste informazioni.
Ma il 17 dicembre, il comandante in capo dell'esercito ucraino, Oleksandr Syrsky, ha dichiarato che l'esercito russo stava conducendo «intense operazioni offensive nella regione di Kursk, utilizzando attivamente unità dell'esercito nordcoreano», confermando le loro pesanti perdite.
Un altro elemento da aggiungere è che Mosca e Pyongyang hanno rafforzato i loro legami militari proprio dopo l'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022. Un trattato di mutua difesa è stato firmato a giugno, ed è entrato in vigore all'inizio di questo mese.
Prevede aiuti militari immediati in caso di aggressione armata da parte di un paese terzo.
In questo senso si evince dagli ultimi rapporti del JCS, inviati ai parlamentari di Seul, la scorsa settimana, che «la Russia potrebbe offrire vantaggi reciproci» alla Corea del Nord per il suo contributo militare, tra cui «la modernizzazione delle sue armi convenzionali».
Da parte loro la Corea del Sud e l'Ucraina hanno annunciato a novembre che avrebbero intensificato la loro cooperazione in materia di sicurezza in risposta alla minaccia rappresentata dal dispiegamento di truppe nordcoreane, ma non hanno menzionato specificamente consegne di armi.
Seul infatti è uno dei maggiori produttori di armi al mondo ma, per tradizione, si rifiuta di fornire armi a paesi attivamente impegnati in guerra.