Oliviero Toscani, uno dei fotografi più celebri e discussi degli ultimi decenni, è venuto a mancare all'età di 82 anni. La sua morte è avvenuta il 13 gennaio 2025, presso l'ospedale di Cecina, dove era ricoverato dal 10 gennaio a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute, aggravate dall'amiloidosi, una malattia multisistemica che compromette il funzionamento degli organi vitali e per la quale non esiste ancora una cura. I familiari, attraverso il profilo Instagram del fotografo, hanno voluto esprimere il loro dolore, comunicando la triste notizia con un messaggio toccante: «Con immenso dolore – scrivono – diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio. Chiediamo cortesemente riservatezza e comprensione per questo momento che vorremmo affrontare nell'intimità della famiglia». Il messaggio è firmato da Kirsti Toscani insieme ai figli Rocco, Lola e Ali.

Toscani e la malattia

Toscani aveva scoperto di essere malato nel giugno del 2023, e l’assenza di una cura per l'amiloidosi lo aveva portato a vivere un periodo di grande difficoltà, segnato dalla perdita di motivazione e dalla consapevolezza dei limiti imposti dalla malattia. In un’intervista rilasciata ad agosto dello stesso anno, aveva parlato apertamente del suo stato di salute, esprimendo il desiderio di porre fine alla sua sofferenza, arrivando persino a riflettere sulla possibilità di ricorrere al suicidio assistito. Nonostante le difficoltà, il fotografo aveva continuato a ricevere il sostegno e l’affetto dei suoi cari, ma purtroppo, a causa del peggioramento delle sue condizioni, non ce l’ha fatta.

Chi era Oliviero Toscani

Toscani è stato un artista che ha saputo distinguersi per il suo approccio unico alla fotografia e alla pubblicità, proponendo immagini che sfidavano le convenzioni e spingevano il pubblico a riflettere su temi sociali delicati. Le sue fotografie, molte delle quali erano esposte su enormi cartelloni pubblicitari, hanno suscitato forti reazioni fin dagli anni '70. Alcune delle sue immagini più celebri sono diventate vere e proprie icone, come quella del bacio tra una suora e un prete, il contrasto tra il bianco e il nero delle vesti, i cuori pulsanti con la scritta "white, black, yellow". Altre ancora sono entrate nel linguaggio comune, come quella del celebre slogan "Chi mi ama, mi segua", accompagnata dalla foto di un fondoschiena con mini shorts di jeans.

Queste immagini, spesso accompagnate da messaggi forti e controcorrente, sono state realizzate durante il suo lungo periodo di collaborazione con il marchio Benetton, a partire dal 1982. Toscani, con il suo stile inconfondibile, aveva unito la fotografia commerciale con il messaggio sociale, trattando temi di rilevanza globale come la lotta contro il razzismo, l’omofobia, la difesa dei diritti umani, e il contrasto alla pena di morte. Le campagne che aveva realizzato per Benetton, grazie alla loro forza evocativa, avevano portato l’azienda ad affrontare non solo il mercato della moda, ma anche questioni sociali di grande attualità.

Quando e dov’è nato Oliviero Toscani

Nato a Milano il 28 febbraio 1942, Toscani era figlio di Fedele Toscani, uno dei fotoreporter storici del Corriere della Sera. Sin da piccolo, Oliviero respirava fotografia, grazie anche all’influenza della sorella Marirosa, che sarebbe diventata una delle fondatrici dello studio fotografico Ballo&Ballo, e al padre che lo introdusse nel mondo del reportage. La sua prima foto venne pubblicata all’età di 14 anni, in occasione della tumulazione di Benito Mussolini a Predappio, quando accompagnò il padre sul luogo della cerimonia, catturando il volto triste di Rachele Mussolini, ritratto che finì sulle pagine del Corriere della Sera.

Dopo aver completato gli studi al liceo Vittorio Veneto di Milano, Toscani si trasferì a Zurigo, dove nel 1965 si diplomò in fotografia presso la Kunstgewerbeschule, studiando sotto la guida del fotografo e specialista di Marcel Duchamp, Serge Stauffer. Negli anni successivi iniziò a lavorare nel campo della pubblicità, con una prima campagna per il cornetto Algida, e collaborò con riviste internazionali come Elle, Vogue, GQ, Esquire, Stern, e Harper's Bazaar. La sua fama crebbe velocemente grazie alle sue innovative campagne pubblicitarie per marchi prestigiosi come Valentino, Chanel, Fiorucci e Pre'natal.

Genio e provocatore

Il lavoro di Toscani si distinse soprattutto per l’approccio audace e provocatorio alla fotografia, che andava oltre il semplice messaggio commerciale. Negli anni '80, grazie al suo stretto rapporto con Benetton, Toscani portò avanti campagne che affrontavano questioni universali, come la guerra, la povertà, la discriminazione razziale, e i diritti degli omosessuali, utilizzando immagini potenti che riflettevano la realtà sociale. Le sue campagne, spesso criticate per il loro carattere shock, rimarranno un marchio indelebile della sua carriera.

Nel 1991, sotto l'egida di Benetton, Toscani lanciò la rivista "Colors", un progetto editoriale che trattava temi sociali attraverso le fotografie, e nel 1994 creò "Fabrica", un centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna, che aveva la sua sede progettata dall’architetto giapponese Tadao Ando. La carriera di Toscani proseguì tra alti e bassi, caratterizzata da alcune campagne controversie, come quella del 2007 per "Nolita", una campagna contro l’anoressia nervosa che suscitò indignazione per la crudezza delle immagini di una modella malata.

I premi ricevuti da Oliviero Toscani

Nonostante le polemiche, Toscani ha ricevuto numerosi premi, come il "Creative Hero Award" assegnato dall'agenzia Saatchi & Saatchi nel 2007. Quello stesso anno, lanciò il progetto "Razza Umana", una serie di scatti fotografici sui diversi tipi di morfologia umana, che lo portarono a visitare più di 100 comuni in Italia, ma anche paesi come Israele, Palestina e Guatemala, per raccontare le storie e le caratteristiche culturali delle persone attraverso il suo obiettivo.

Dal 2018 al 2020, Toscani ha ripreso a lavorare per Benetton, curando le campagne fotografiche dell'azienda e lanciando il progetto "Fabrica Circus", un’iniziativa che mirava a creare un laboratorio di artisti senza limiti e pregiudizi. Durante questo periodo, Toscani ha realizzato una campagna che rappresentava 28 bambini di 13 nazionalità diverse, per promuovere il messaggio dell'integrazione. Tuttavia, nel 2020 il suo rapporto con Benetton si concluse in modo definitivo, dopo una serie di dichiarazioni controverse sulla tragedia del crollo del Ponte Morandi. Le sue parole, pronunciate in un’intervista radiofonica, suscitano indignazione, e nonostante le scuse, Toscani venne licenziato dall’azienda.

Presidente onorario di “Nessuno tocchi Caino”

L’impegno politico di Toscani non è mai venuto meno. Fu infatti presidente onorario di "Nessuno tocchi Caino", l’organizzazione che promuove la lotta contro la pena di morte, ed è stato candidato alla Camera dei deputati per la Lista Marco Pannella nel 1996, e per la Rosa nel Pugno nel 2006.

Oliviero Toscani ha vissuto la sua vita tra provocazioni, successi, polemiche e amarezze, sempre alla ricerca della libertà di espressione e della difesa dei diritti umani. La sua morte segna la fine di una carriera che ha segnato in modo indelebile il mondo della fotografia e della pubblicità, lasciando un'eredità che continuerà a far discutere a lungo.

Toscani, ateo e spesso critico nei confronti della società, aveva scelto di vivere una vita appartata nella sua tenuta a Casale Marittimo, in Toscana, dove aveva una passione per l’allevamento di cavalli e la produzione di vino e olio. Ha avuto tre mogli e sei figli, ma il legame più lungo è stato con la compagna Kirsti Moseng, ex modella norvegese, con cui ha condiviso la sua vita a partire dalla metà degli anni '70.