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La vita è in pausa a bordo della Ocean Viking. La nave battente bandiera norvegese che da quasi due settimane naviga a rilento al centro del Mediterraneo, tra la Sicilia e Malta. A bordo 356 persone, di cui 103 minori, tratte in salvo al largo della Libia nel corso di quattro operazioni coordinate da Medici Senza Frontiere e SOS Mediteranée tra il 9 e il 12 agosto. La maggior parte dei sopravvisuti viene dal Sudan e porta sul corpo i segni di un viaggio da incubo costellato di abusi, torture e detenzione arbitraria.
«Vergognoso e disumano lasciare in mezzo al mare 356 persone. Chiediamo al più presto un porto sicuro perchè i sopravvissuti a bordo della Ocean Viking possano finalmente toccare terra e trovare una condizione di sicurezza e umanità». Lo scrive su Twitter Medici senza Frontiere, che da giorni si appella alle autorità europee perché offrano una soluzione al più presto.
«Abbiamo pasti per appena 5 giorni, prima di intaccare le scorte di emergenza. Ci sono persone le cui condizioni di salute potrebbero presto diventare critiche, fino al punto di dover richiedere un’evacuazione», spiega Luca Pigozzi, uno dei medici a bordo che denuncia il deteriorarsi della salute fisica e psichica dei suoi pazienti, di cui un terzo minori di 18 anni, vittime delle più atroci violenze: ferite di guerra, percosse e scariche elettiche subite durante la permanenza in Libia.
«Si tratta dell’ennesima situazione di stallo» spiega il Garante delle persone private della libertà persona, Mauro Palma, che è intervento sul caso della Viking con una lettera rivolta ai suoi omologhi di Malta e Norvegia, in cui si invitano le autorità europee a un’azione comune per l’assegnazione di un luogo sicuro di sbarco a persone soccorse in mare.
«In questo contesto, che richiede reti di cooperazione non solo tra le autorità responsabili, ma anche tra gli organi indipendenti di garanzia dei diversi Paesi coinvolti, il Garante nazionale ha spesso registrato l’assenza della voce dei propri omologhi», aggiunge Palma, sottolineando il «verificarsi di una nuova privazione “de facto” della libertà delle persone soccorse, dalla durata imprecisata».
Intanto da Lampedusa arriva la chiusura a nuove accoglienze in seguito all’evacuazione degli 83 migranti rimasti a bordo della Open Arms: l’hotspot dell’Isola lamenta condizioni di soggiorno molto precarie per i 206 migranti al suo interno, considerata la disponibilità di soli 96 posti.
Si attende ora la convalida da parte del gip per il sequestro della nave spagnola, emesso dal Procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio martedì pomeriggio. Dalle prime verifiche alla nave «sono emerse una serie di gravi anomalie relative alla sicurezza della navigazione», ha riferito la Guardia Costiera, che ha disposto «l’immediato fermo amministrativo dell’unità a Porto Empedocle».
Fonti del Viminale fanno sapere intanto che la Spagna è disposta ad accogliere soltanto 15 dei migranti ora fermi a Lampedusa, mentre i restanti 110 potrebbero essere ricollocati tra Francia, Germania, Portogallo e Lussemburgo, soltanto dopo che saranno concluse le procedure di identificazione previste dalla normativa.