Nuovo giro di vite in Ungheria contro i diritti della comunità Lgbt. Con 140 voti favorevoli e 21 contrari, il Parlamento ha approvato oggi le modifiche costituzionali che rafforzeranno i divieti contro la cosiddetta “propaganda gender”, nell’ambito di quelle che il primo ministro Viktor Orbán ha definito “pulizie di Pasqua” contro i suoi oppositori interni. 

Sostenuto dal partito Fidesz del leader ungherese, l’emendamento stabilisce la legalità solo dei due sessi (maschile e femminile) e fornisce una base costituzionale per negare il riconoscimento delle identità transgender e intersessuali. Presente alla votazione lo stesso Orban e i membri dell’esecutivo, che hanno esultato per il risultato mentre la polizia allontanava i manifestanti e simpatizzanti del partito di opposizione che hanno cercato di bloccare l’aula e interrompere l’Assemblea. 

L’emendamento stabilisce che i diritti dei bambini al loro “adeguato sviluppo fisico, mentale e morale hanno la precedenza su tutti gli altri diritti fondamentali”, ad eccezione del diritto alla vita, e incluso quello a riunirsi pacificamente. Tale disposizione è vista come un modo per rafforzare le basi giuridiche del divieto del Gay Pride, proprio come avvenuto in Russia oltre dieci anni fa. L’emendamento consente anche la revoca “temporanea” della cittadinanza ad alcuni cittadini con doppia o multipla cittadinanza ritenuti una minaccia per la sicurezza o per la sovranità dell'Ungheria, il che potrebbe colpire il miliardario George Soros, ungherese-americano e spesso oggetto di teorie cospirazioniste delle forze populiste.

Dal suo ritorno al potere nel 2010, il leader nazionalista di Budapest ha ampiamente limitato i diritti delle minoranze sessuali, dei media, dei tribunali e del mondo accademico. A metà marzo, ha definito i critici “cimici puzzolenti”, promettendo che sarebbero arrivate le “pulizie di Pasqua”. La stretta riecheggia le iniziative in materia di genere del "caro amico" di Orban, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ma è la Russia di Vladimir Putin ad aver per prima lanciato una vera e propria crociata conservatrice per promuovere fuori e dentro i suoi confini i “valori tradizionali” contro quella che ritiene la deriva gender dell’Occidente.

Il piccolo partito liberale Momentum ha programmato una protesta dopo il voto. Migliaia di persone hanno già protestato contro le recenti modifiche legislative volte a facilitare il divieto del tradizionale Gay Pride a giugno. Lo Hungarian Helsinki Committee, un gruppo per i diritti umani, ha dichiarato che l’emendamento "costituisce un’escalation significativa negli sforzi del governo per sopprimere il dissenso e indebolire la protezione dei diritti umani. Il gruppo, insieme alle organizzazioni per i diritti umani Unione ungherese per le libertà civili, Amnesty International e Hatter Society, ha esortato la Commissione Ue ad avviare una procedura contro il governo ungherese, sostenendo che l’emendamento e altre recenti leggi violano il diritto dell’Ue.

Cosa prevede l’emendamento costituzionale

L’emendamento, il 15esimo della costituzione ungherese da quando è stata unilateralmente redatta e approvata dalla coalizione di governo Fidesz-KDNP nel 2011, consolida la legge approvata in via accelerata a marzo che rende reato tenere o partecipare a eventi che violano la controversa legge del Paese sulla “protezione dei minori”, che proibisce la “rappresentazione o promozione” dell’omosessualità ai minori di 18 anni attraverso contenuti televisivi, cinematografici, pubblicitari e letterari. Quella legge, inoltre, consente alle autorità di utilizzare strumenti di riconoscimento facciale per identificare persone che partecipano a eventi vietati, come il Budapest Pride, e prevede multe fino a 200mila fiorini ungheresi (pari a circa 500 euro) per i trasgressori.

Al fine di allineare il divieto del Pride alle tutele costituzionali, l’emendamento dichiara che i diritti dei bambini allo sviluppo morale, fisico e spirituale prevalgono su qualsiasi altro diritto fondamentale diverso dal diritto alla vita, compreso quello di riunirsi pacificamente. L’emendamento dichiara inoltre che “il sesso di una persona alla nascita è una caratteristica biologica e può essere maschile o femminile”, un’estensione di un precedente emendamento che vietava l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso affermando che una madre è una donna e un padre è un uomo.

Questa dichiarazione fornirà una base costituzionale per negare le identità di genere delle persone transgender, oltre a ignorare l’esistenza di persone intersessuali, che nascono con caratteristiche sessuali atipiche che non si allineano con le concezioni binarie di maschio e femmina. Secondo l’agenzia per i diritti umani delle Nazioni Unite, fino all’1,7% della popolazione mondiale nasce con tratti intersessuali. 

La crociata di Orban contro i diritti

L’Ungheria ha adottato misure energiche negli ultimi mesi per proteggere la sua sovranità nazionale da quelli che sostiene essere sforzi stranieri per influenzare la sua politica o addirittura rovesciare il governo. Autodefinitosi “illiberale”, Orban ha accelerato i suoi sforzi di lunga data per reprimere i critici, come media e gruppi impegnati nella difesa dei diritti civili e nella lotta alla corruzione, che secondo lui hanno minato la sovranità dell’Ungheria ricevendo assistenza finanziaria da donatori internazionali. In un discorso carico di teorie cospirative tenuto a marzo, Orbán ha paragonato le persone che lavorano per tali gruppi a insetti e si è impegnato a “eliminare l'intero esercito ombra” di “politici, giudici, giornalisti, pseudo-ong e attivisti politici” finanziati dall’estero.