Nessuno “stop” al liceo del Made in Italy: lo precisa in una nota il Ministero dell’Istruzione e del Merito dopo i titoli apparsi questa mattina sui giornali. «Sta girando la notizia di un presunto stop del CDS al Liceo del Made in Italy (riportata anche su siti importanti) ma la realtà non è questa. Il parere del Cds è interlocutorio e non definitivo. Nella giornata di oggi è pervenuto il parere della Conferenza Stato-Regioni, che è pienamente favorevole. Peraltro, nel parere del Cds non vengono poste osservazioni rilevanti e, dunque, non ci sarà alcuno ’stop’», spiega il Mim, che aggiunge: «Nell’interesse stesso della scuola italiana sarebbe sempre utile, prima di diffondere notizie allarmistiche, verificarne il fondamento».

In realtà si tratta di un primo, parziale, segnale di arresto del Consiglio di Stato al nuovo percorso liceale voluto e “pubblicizzato” dal governo Meloni in attesa di ulteriori chiarimenti. Nel sospendere il parere richiesto dal ministero, la Sezione consultiva per gli atti normativi ha infatti rilevato in primis una lacuna procedurale: «il ministero non ha prodotto il preventivo parere della Conferenza unificata», parere obbligatorio per legge, e «la mancanza assume un rilievo essenziale in quanto la carenza di tale ineludibile passaggio procedimentale rende impossibile a questa Sezione esprimere il proprio parere sulla base di una piena conoscenza del complesso degli elementi valutativi relativi al proposto intervento normativo».

La decisione è stata presa nell’adunanza del 27 agosto scorso, dopo l’esame della relazione inviata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito il 31 luglio. E nel provvedimento firmato dall’estensore Sandro Menichelli, dal presidente Paolo Troiano e dalla segretaria Alessandra Colucci, i giudici di Palazzo Spada mettono in luce altri dubbi.

Alcune perplessità emergono in ordine al comma 1, i giudici suggeriscono di invertire le parole «approfondire e sviluppare» in quanto «le conoscenze e le abilità» costituiscono dapprima oggetto di un’attività di sviluppo e solo successivamente di approfondimento. Altre difficoltà, scrivono i giudici, attengono all’espressione «assicura il supporto al potenziamento e all’ampliamento dell’offerta formativa» in quanto non si comprende la misura in cui le parole «potenziamento» e «ampliamento» godano di significativi tratti differenziativi.

Infine, secondo il Regolamento analizzato dal Consiglio di Stato, dal terzo anno di corso è previsto l’insegnamento, nella lingua straniera 1, dei contenuti di un’altra disciplina (Clil) caratterizzante il percorso liceale, «per almeno un terzo del monte ore annuale della disciplina individuata». Su questo punto, i magistrati evidenziano «l’opportunità di chiarire se questa oggettiva esigenza formativa che dovrà essere realizzata a favore del corpo docente non sia tale da tradursi in un’eventuale vulnus della prospettata neutralità finanziaria».