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Il corpo di Leonardo era «martoriato con lesioni multiple». Così il procuratore Marilinda Mineccia sulla morte del piccolo di quasi due anni, morto giovedì dopo essere arrivato all'ospedale di Novara. Secondo la procura, che ieri aveva iscritto nel registro degli indagati la madre del bimbo e il compagno, entrambi in casa al momento della tragedia, «È un omicidio avvenuto in un quadro di maltrattamenti pregressi».
È stato dunque picchiato Leonardo, ed è per questo motivo che la procura ha disposto il fermo della madre, Gaia Russo di 22 anni, e del compagno, Nicholas Musi, 23 anni. L'accusa nei loro confronti è di omicidio volontario pluriaggravato. L'uomo si trova nel carcere di Novara mentre la donna è ai domiciliari, poiché incinta.
Interrogati dai pm, entrambi si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo gli accertamenti effettuati dalla Polizia, Musi aveva assunto cocaina. «Non possiamo però dire - ha precisato il pm Ciro Caramore, titolare dell'inchiesta - se fosse sotto l'effetto degli stupefacenti quando il bambino è stato ucciso». L'uomo era già noto alle forze dell'ordine per vicende di lesioni, maltrattamenti, violenza sessuale.
A chiamare i soccorsi era stata proprio la madre con una concitata telefonata al 118. Ma i paramedici poco hanno potuto fare, il bimbo (due anni ancora da compiere) è morto al suo arrivo all'ospedale Maggiore di Novara. I medici hanno segnalato il caso alla polizia e le cartelle cliniche sono state sequestrate. Nella notte, poi, gli interrogatori della madre e del compagno che si sono conclusi con l'iscrizione nel registro degli indagati con l'accusa di infanticidio.
La coppia ha raccontato agli inquirenti che il bimbo è caduto dal lettino, una versione dei fatti che solo l’esame medico, attraverso l’analisi delle lesioni, potrà o meno confermare. Violenta la reazione di Musi alla notizia della morte del bambino. L'uomo ha dato in escandescenza, rompendo anche un vetro dell'ospedale, perché nessuno era riuscito a salvare Leonardo.
Il piccolo Leonardo aveva pressappoco la stessa età di Mehmed, ucciso mercoledì a Milano dal padre 25enne. «L'ho picchiato, poi l'ho visto morto, non credevo che l'avrei ucciso», ha confessato nell'interrogatorio davanti al pm Giovanna Cavalleri l'uomo, che ha anche ammesso di aver fatto uso di droga prima di colpire il bambino. Il magistrato ha chiesto la convalida del suo fermo, effettuato dopo una fuga di qualche ora con gli altri figli.
E il gip Valerio Natale ha convalidato il fermo per omicidio volontario e ha emesso la misura cautelare in carcere per Aljica Hrustic. Per il giudice, il padre del piccolo Mehmed deve restare in carcere perché al termine dell’interrogatorio di garanzia ha riscontrato che in Hrustic vi sia «il concreto pericolo di reiterazione del reato» e il «pericolo di fuga». Il 25enne aveva ammesso le proprie colpe già con gli investigatori della squadra mobile che lo avevano bloccato mercoledì mattina dopo che era fuggito dal proprio appartamento nella periferia Ovest di Milano dove era stato ritrovato il corpo senza vita del piccolo.