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WeWorld ha presentato il 25 marzo a Palazzo Giustiniani a Roma, alla presenza delle senatrici Simona Malpezzi e Lavinia Mennuni, rispettivamente vicepresidente e componente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l'adolescenza, la quarta edizione del WeWorld Index Italia 2025, il rapporto che analizza la condizione di donne, bambine, bambini e giovani nel nostro Paese. I risultati non sono incoraggianti: l’Italia ottiene appena alla sufficienza.
Oltre una donna (28,3%) e un minore italiani (29,9%) su 4 vivono in regioni con uno scarso accesso ai diritti fondamentali. Le donne registrano la performance peggiore (42,4 su 100), confermandosi il gruppo sociale più vulnerabile e maggiormente esposto a marginalizzazione e violazione dei diritti umani.
Le più penalizzate? Le donne con figli del Sud Italia, con un tasso di occupazione che non supera il 69,5% rispetto a quello delle donne senza figli. Maglia nera alla Sicilia, dove la percentuale scende al 52%.
È stata inoltre lanciata alle due senatrici intervenute, la petizione Ristudiamo il calendario, una campagna realizzata da WeWorld, MammadiMerda e l’Associazione Cambia Una Cosa: obiettivo è aprire un confronto con il governo per trovare soluzioni per una scuola più attuale, equa e sostenibile per tutte e tutti a partire da un nuovo calendario scolastico.
Uno degli aspetti per cui l’Italia non risulta un Paese per famiglie infatti è sicuramente quello legato al mondo della scuola. L'Italia ha il calendario scolastico più lungo d’Europa, con ben 200 giorni di scuola, ma allo stesso tempo vanta una delle pause estive più lunghe, eredità di un passato agricolo che non risponde più alle esigenze delle famiglie di oggi. Il risultato? Un sistema che amplifica le disuguaglianze, mette a dura prova il benessere psicofisico di studenti e studentesse e rende ancora più difficile la conciliazione tra vita e lavoro per i genitori.
La petizione ha raccolto oltre 70.000 firme.
Nord e Sud: un’Italia a due velocità
I dati del WeWorld Index Italia 2025 confermano il profondo divario tra Nord e Sud. Le regioni meridionali risultano le più carenti nell'implementazione di diritti fondamentali, come educazione e salute, e presentano significative difficoltà anche in termini di condizione economica e partecipazione politica femminile.
Le madri del Sud sono le più colpite, non solo per le basse opportunità lavorative: la copertura dei servizi socioeducativi è ferma al 17,3% (contro l’obiettivo europeo del 45%), rendendo ancora più difficile conciliare lavoro e famiglia. Tuttavia, anche il Nord Italia non raggiunge livelli ottimali, dimostrando che l’intero Paese fatica a investire in politiche per l’infanzia e la parità di genere.
Nel WeWorld Index Italia 2025 emerge un quadro contrastante delle regioni italiane: mentre alcune aree mostrano progressi significativi, altre continuano a lottare con gravi disuguaglianze. In cima alla classifica, la Provincia Autonoma di Trento si conferma leader, con un punteggio di 67,3, seguita a breve distanza da Friuli-Venezia Giulia (64,9) Valle d'Aosta ed Emilia-Romagna (63,6), tutte in miglioramento rispetto al 2018. La Toscana, con un salto dal nono al quinto posto, raggiunge un rispettabile 63,3. Tuttavia, la situazione si fa critica per le regioni del Sud: Sicilia (38,3), Campania (39,4) e Calabria (41,8) si piazzano agli ultimi posti, con margini di miglioramento troppo esigui per superare le difficoltà. Puglia e Basilicata, rispettivamente al 17° e 18° posto con punteggi di 43 e 42,4, evidenziano come il divario socio-economico tra Nord e Sud resti un problema strutturale, con il Mezzogiorno che continua a faticare nel risollevare le proprie condizioni.
Il sostegno alle famiglie: un gap da colmare
Il nuovo report evidenzia, inoltre, come l’Italia continui a non sostenere adeguatamente le famiglie. La mancanza di politiche efficaci a sostegno della genitorialità aumenta le difficoltà nella conciliazione tra vita privata e lavorativa, limita l’accesso a servizi di qualità e contribuisce a una crescente fragilità economica.
Lanciare il WeWorld Index Italia 2025 pochi giorni dopo la Festa del Papà è stata una scelta provocatoria: il vero cambiamento nelle politiche sociali passa dal superamento dell’idea che esista una sola forma di famiglia e che il lavoro di cura sia un compito esclusivamente femminile. La genitorialità condivisa è un bene per tutti e tutte, ma in Italia manca ancora un reale impegno in questa direzione. Il rapporto evidenzia come il congedo parentale per i padri sia ancora un privilegio per pochi, insufficiente e scarsamente utilizzato, lasciando sulle madri il peso del lavoro di cura. Un’assenza di politiche efficaci che frena l’occupazione femminile e impatta negativamente sul benessere delle famiglie.
Ma c’è di più: se i dati confermano che l’Italia non è un Paese a misura di donne e minori, questa edizione evidenzia anche un’altra realtà spesso trascurata: non è nemmeno un Paese a misura di padri. È un Paese a misura di uomini, ma non di padri.
La genitorialità condivisa è un beneficio per tutti e tutte, eppure l’Italia è ancora lontana dal sostenerla davvero. Il rapporto mostra come il congedo di paternità e il congedo parentale per i padri restino privilegi per pochi: il primo è troppo breve, il secondo ha una retribuzione insufficiente. Il risultato? Il carico di cura continua a pesare quasi interamente sulle madri.
“Sentiamo parlare continuamente nel discorso politico di famiglia, eppure le famiglie reali, quelle fatte di madri che lottano per conciliare lavoro e vita privata, di padri che vorrebbero ma non possono essere presenti, di bambini e bambine privi di servizi essenziali, restano fuori dalle priorità del Paese”, ha sintetizzato Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld, “per non parlare delle famiglie non tradizionali, monoparentali, con background migratorio, omogenitoriali, i cui bisogni restano completamente ai margini. Il WeWorld Index Italia 2025 lo conferma: l’Italia non sta investendo abbastanza su infanzia e famiglie. Servono politiche strutturali, non misure spot, che garantiscano pari opportunità a donne, bambine e bambini, a partire da un accesso equo ai servizi educativi e sanitari e da un impegno concreto per redistribuire il lavoro di cura”,
Il sondaggio WeWorld-Ipsos per illuminare le disuguaglianze di genere nel lavoro
All’interno del WeWorld Index 2025 anche i risultati inediti di un sondaggio realizzato insieme a Ipsos, condotto su 1.100 lavoratori italiani e lavoratrici italiane, che mette in evidenza significative disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, con particolare attenzione alla conciliazione vita-lavoro e alla soddisfazione professionale. Il 64% delle persone intervistate segnala l'assenza di opportunità di smart working nelle proprie aziende. Le donne ne fanno un uso maggiore rispetto agli uomini, spinte dalla necessità di maggiore flessibilità a causa della sbilanciata distribuzione del lavoro di cura.
D'altro lato, sono soprattutto gli uomini, circa 1 su 4 (23%), a non farne mai uso, mentre solo il 14% delle donne si comporta allo stesso modo.
La discriminazione di genere nei colloqui di lavoro inoltre è ancora piuttosto diffusa: al 61% delle donne è stato chiesto se avessero figli o figlie, al 44% se stessero pianificando di averne, ben 22 punti percentuali in più rispetto agli uomini. I dati confermano quanto il mercato del lavoro italiano sia ancora condizionato da stereotipi di genere e da una distribuzione iniqua del carico familiare.
WeWorld: servono investimenti concreti per famiglie e pari opportunità
Per farlo, è necessario agire su più livelli:
✔ Culturale, promuovendo una visione della famiglia che riconosca e valorizzi la sua pluralità;
✔ Welfare, garantendo servizi accessibili, come asili nido e un’organizzazione scolastica più inclusiva;
✔ Lavoro, favorendo la conciliazione tra vita professionale e familiare, senza che ricada solo sulle donne.
WeWorld invita istituzioni e società civile a un confronto per sviluppare soluzioni efficaci e migliorare la condizione delle famiglie in Italia, garantendo pari diritti e opportunità per le nuove generazioni.
Tutti i dati del WeWorld Index Italia sono anche consultabili in questa dashboard, uno strumento open-source che consente di esplorare le classifiche nazionali e regionali dell’Indice e dei suoi tre Sottoindici (Contesto, Minori e Donne). Sono incluse anche schede informative per ciascuna regione, che ne offrono approfondimenti dettagliati sulle diverse dimensioni e indicatori.
Approfondimenti
Gli ingredienti di WeWorld per un paese più equo:
▶ Famiglie al plurale
Le famiglie non sono tutte uguali: omogenitoriali, monoparentali, allargate, con background migratorio, senza figli/e. Nella realtà esistono già, ma spesso non vengono riconosciute né tutelate adeguatamente. Servono politiche che garantiscano pari diritti a tutte le configurazioni familiari e un cambio culturale che superi stereotipi e discriminazioni.
▶ Un welfare accessibile e strutturale
Il sistema italiano si basa troppo su bonus frammentari anziché su riforme di lungo periodo. È necessario un welfare che non sia emergenziale ma garantisca un reale supporto alle famiglie, con servizi per l’infanzia, scuole più inclusive e accesso equo a servizi sociali e sanitari.
▶ Parità di genere nella cura e nel lavoro
Il lavoro non può essere un ostacolo alla vita familiare. In Italia, il 72,8% delle dimissioni di neogenitori riguarda le madri, e solo il 57,8% delle donne con figli lavora, contro percentuali molto più alte in altri paesi europei. Anche se i padri che usufruiscono del congedo di paternità sono aumentati (dal 19,25% nel 2013 al 64,5% nel 2023), il sistema resta sbilanciato. Serve un cambio culturale e normativo per garantire una distribuzione equa delle responsabilità familiari e permettere alle donne di lavorare senza sacrificare la maternità.
Focus Sondaggio WeWorld-Ipsos
Soddisfazione lavorativa, conciliazione e disuguaglianze di genere: i risultati del sondaggio WeWorld-Ipsos
Roma, 25/3/2025 – Quali sono i principali ostacoli alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare in Italia? Quali fattori influenzano la soddisfazione sul lavoro e in che modo il genere incide sulle esperienze professionali? A queste domande risponde il nuovo sondaggio di WeWorld, realizzato in collaborazione con Ipsos a fine 2024, su un campione rappresentativo di 1.100 lavoratori e lavoratrici tra i 20 e i 64 anni. I dati, contenuti nel WeWorld Index 2025, mettono in luce persistenti disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e il peso delle aspettative sociali sulle carriere di uomini e donne.
Lavoro e conciliazione vita-famiglia: ostacoli ancora troppo diffusi
Uno degli elementi chiave emersi dal sondaggio riguarda l’accesso al lavoro agile: il 64% degli intervistati dichiara che la propria azienda non offre alcuna possibilità di smart working o telelavoro. Anche tra chi ne ha accesso, emergono differenze di genere: mentre il 23% degli uomini non lo utilizza mai, tra le donne questa percentuale scende al 14%, segno di una maggiore necessità di flessibilità per conciliare vita familiare e professionale.
Anche la fase di selezione del personale è influenzata da dinamiche discriminatorie. Più della metà degli intervistati ha ricevuto domande inopportune durante i colloqui, con forti disparità tra uomini e donne:
- Il 61% delle donne si è sentito chiedere se avesse figli/e, rispetto al 49% degli uomini.
- A una donna su quattro (25%) è stato chiesto se fosse incinta.
- Agli uomini, invece, vengono chieste più spesso informazioni sulla salute (35%), sul lavoro svolto dai genitori (34%)e sull’appartenenza sindacale (31%).
Le emozioni provate durante i colloqui riflettono queste disparità: le donne riportano livelli di ansia più elevati (48% contro il 40% degli uomini), mentre gli uomini dichiarano di sentirsi più determinati (35% contro il 27% delle donne).
Fattori di soddisfazione lavorativa: il ruolo dello smart working e dell’equilibrio di genere
Il sondaggio analizza anche i fattori che incidono sulla soddisfazione professionale.
Tra gli aspetti più rilevanti emergono:
- Smart working: l’86% di chi può accedervi si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto del proprio lavoro. Al contrario, le donne che non possono usufruirne sono tra le meno soddisfatte (media di 6,7 su 10).
- Livello professionale: dirigenti e quadri esprimono il livello più alto di soddisfazione (57% completamente soddisfatti/e), con le donne in questi ruoli che superano gli uomini (7,8 contro 7,4 su 10).
- Composizione del team: la soddisfazione aumenta quando vi è un equilibrio di genere tra i superiori. Tuttavia, gli uomini risultano meno soddisfatti quando la loro superiore è una donna (media di 5,9 su 10, rispetto al 6,9 delle donne).
- Fattori chiave: tra gli elementi più apprezzati figurano la vicinanza al luogo di lavoro (51%), la stabilità del contratto (48%) e i rapporti con colleghi/e (47%).
WeWorld: “Necessarie politiche di welfare per un mondo del lavoro più equo”
“I dati del nostro sondaggio confermano quanto il mercato del lavoro italiano sia ancora condizionato da stereotipi di genere e da una distribuzione iniqua del carico familiare”, dichiara Martina Albini, Coordinatrice Centro Studi di WeWorld. “Per garantire un’effettiva parità di opportunità, servono politiche di welfare strutturali, che includano congedi parentali equamente distribuiti, maggiore accesso allo smart working e un cambiamento culturale che superi le discriminazioni ancora presenti nei processi di selezione e nelle carriere professionali”.