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«La situazione di grave emergenza che si sta vivendo in questi giorni a Bergamo ha travolto anche l’attività degli avvocati. Ma in questi momenti la voglia di combattere ti sorregge e ti fa sopportare il peso della stanchezza e dello sconforto». A dirlo è Francesca Pierantoni, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo, da diverse settimane alle prese con una situazione imprevedibile sotto tanti punti di vista, e purtroppo tragica. Nell’immediato, nei limiti del possibile, bisogna riorganizzare le attività degli oltre duemila iscritti.
Avvocato Pierantoni, la situazione è drammatica per la salute delle persone ma anche per voi avvocati... Siamo dal 23 febbraio scorso nel pieno dell’emergenza. Dal primo momento la situazione è sembrata simile a quella di Lodi. Da subito ci siamo allertati e il Consiglio dell’Ordine ha disposto la chiusura dei nostri uffici presso il Tribunale di Bergamo. Il nostro è un lavoro unico, splendido. Siamo i difensori dei diritti di chi assistiamo e abbiamo avuto a cuore la salute, oltre che dei colleghi, di tutti i cittadini che quotidianamente frequentano il tribunale per svariati motivi. Ha preso corpo un forte senso di responsabilità e tutti, voglio sottolineare tutti i colleghi si sono distinti per dedizione e collaborazione nell’affrontare il momento difficile.
Quali sono stati i primi provvedimenti che avete preso rispetto all’emergenza coronavirus? L’Ordine di Bergamo ha fatto dal primo momento dell’emergenza richiesta di sospensione dei termini, come misura per impedire l’accesso negli uffici giudiziari. Pensavamo di entrare, come Lodi, nella zona rossa, e di poter così vedere introdotte anche nel nostro circondario le disposizioni previste all’articolo 10 del decreto legge n. 9. Non è stato così. L’astensione dalle udienze, indetta agli inizi di marzo, è stata utile per evitare che i problemi si ingigantissero. Nei primi giorni di diffusione del coronavirus le nostre attività si sono svolte in un clima di incertezza. Però, devo dire che ha prevalso in noi un grande senso di responsabilità, con una serie di precauzioni e interventi. Penso alla definizione degli orari delle udienze. Spero che questo modo di procedere diventi la regola nella gestione delle attività giudiziarie.
Cosa occorre fare per la vostra categoria professionale nell'immediato? State dialogando direttamente con le istituzioni in questi giorni? Purtroppo sono tanti i problemi da affrontare. La sospensione dei termini è utile, ma fino ad un certo punto. Pochi giorni fa, il 14 marzo scorso, l’Unione lombarda Ordini forensi ( che riunisce i tredici Ordini degli avvocati della Lombardia, ndr) aveva formulato al ministro Bonafede una richiesta volta a scongiurare qualsiasi ipotesi di ripresa dell’attività giurisdizionale anche in forma ridotta, quantomeno sino alla data del 2 aprile prossimo. La stessa Ulof aveva chiesto la sospensione dei termini di tutti i procedimenti pendenti, non solo di quelli rinviati d’ufficio come si sarebbe potuto rischiare in virtù di interpretazioni restrittive del decreto legge 11 del 2020. Aspettiamo il testo del decreto varato in queste ore. Posso dire che, alla luce del comunicato in cui se ne anticipa la parte relativa alla giustizia, permangono le incertezze: si parla di proroga della sospensione già concessa. Già avevamo dubbi perché letteralmente la sospensione era riferita ai procedimenti le cui udienze subivano il rinvio d’ufficio. Temo che il nuovo decreto non accolga l’istanza dell’avvocatura bergamasca, avanzata coralmente da tutta l’Unione degli Ordini forensi lombardi.
Dopo l’emergenza ci saranno da rivedere altre cose nell’organizzazione della professione legale? Sicuramente si appronteranno tutti i migliori provvedimenti. A partire dalle prassi che andranno regolamentate. I depositi telematici nel penale serviranno a migliorare il lavoro degli avvocati e ad essere più pragmatici nell’organizzazione delle attività, evitando sovraffollamenti degli uffici. Abbiamo avuto sempre una collaborazione costruttiva con il Tribunale e questo elemento rafforza l’istituzione ordinistica. Per quanto riguarda le ricadute economiche è ancora presto per fare previsioni. Siamo molto preoccupati prima di ogni cosa per la nostra salute e quella dei nostri cari. Io non mi sono fermata un attimo in tutte queste settimane. In situazioni come questa che stiamo vivendo occorre avere un atteggiamento il più lucido possibile, e agire sempre con grande spirito di servizio. Sento il peso di una grande responsabilità. Sono la voce degli avvocati di Bergamo, così come i miei colleghi che compongono il Consiglio dell’Ordine ai quali va il mio ringraziamento in questi giorni incredibili.
Ci sono avvocati dell’Ordine bergamasco in precarie condizioni di salute? Purtroppo il nostro Ordine conta due decessi. Si tratta di due colleghi che per decenni hanno indossato la toga con onore. La cosa che ci lascia sgomenti è che stavano bene. Si sono ammalati improvvisamente. Il coronavirus se li è portati via in pochissimo tempo.