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Sembrava una notizia estiva, una boutade, niente più che una battuta di spirito raccolta dai media nel periodo delle vacanze e invece sta diventando un incidente diplomatico.
Donald Trump ha infatti deciso di posticipare, ad una data non ancora stabilita, l’incontro con la premier danese Mette Frederiksen che si sarebbe dovuto tenere il 2 settembre su invito della regina Margrethe II.
Il motivo? La reazione della prima ministra scandinava all’idea, resa pubblica del presidente Usa, di acquistare la Groenlandia.
La Frederiksen aveva bollato l’ipotesi come «assurda» spiegando che si tratta di un territorio autonomo anche se sotto parziale amministrazione danese: «la Groenlandia non è dei danesi ma dei suoi abitanti»..
La vicenda però non si è chiusa perché Trump ha voluto riaccendere la polemica attraverso il suo strumento social preferito. Su Twitter il tycoon ha infatti espresso i suoi commenti piccati al “gran rifiuto” di Copenaghen: «La Danimarca è un Paese molto speciale con un popolo incredibile, ma sulla base dei commenti del primo ministro Mette Frederiksen, che non ha alcun interesse a discutere l'acquisto della Groenlandia, posticipo ad un altro momento il nostro incontro previsto tra due settimane».
La contro risposta della Frederiksen non si è fatta attendere. Sono «infastidita e sorpresa» ha detto la premier «i nostri preparativi erano ben avviati».
L’idea dell’acquisto della grande isola ghiacciata dell’Atlantico sarebbe arrivata da uno stretto collaboratore di Trump che avrebbe spiegato al presidente Usa come la Danimarca faticasse a garantire il trasferimento annuo di 457milioni di euro al territorio insulare. Da lì in poi Trump si sarebbe convinto dell’opportunità pensando ad una riedizione dell'acquisto americano dell'Alaska dalla Russia nel 1867.
Ma probabilmente c’è molto di più di un semplice interesse geopolitico.
La Groenlandia è una terra dell’Artico ma sotto i suoi ghiacci si stima che vi sia il13% delle riserve petrolifere non sfruttate nel mondo, oltre al 30% del gas non ancora scoperto.
Dal canto suo l’amministrazione Trump ha dato di nuovo impulso all’estrazione dei combustibili fossili negli Stati Uniti, nel 2017 ha infatti firmato un ordine esecutivo proprio per allentare i vincoli su perforazioni e sfruttamento dei giacimenti. Inoltre la Groenlandia viene considerata una terra ricca di carbone, zinco, rame e minerale di ferro.
Esiste poi un altro aspetto, forse il più caro a Trump di cui non ha mai fatto mistero, che riguarda la sua attività prima di diventare presidente.
Si tratta della possibilità di costruire migliaia di immobili. Lo spazio non manca, infatti la Groenlandia è il paese meno densamente popolato del mondo. Su un territorio di 2,1milioni di chilometri quadrati vivono appena 56.500 persone.