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«È in atto un escalation molto pericolosa, Torre Maura potrebbe rappresentare una vera e propria svolta. Fino ad ora i discorsi di odio di qualche politico hanno provocato malcontento e politiche discriminatorie». È impietosa l’analisi che fa Carlo Stasolla, presidente dell’associazione “21 luglio”, a margine della conferenza stampa di ieri, per presentare il rapporto annuale sulla condizione dei Rom in Italia. Quella fotografata è una situazione costellata di motivi di forte preoccupazione, nei quartieri periferici, dove l’ostilità nei confronti dei “nomadi” sta crescendo. Ieri l’ultimo episodio ancora a Roma, nella zonadi Casal Bruciato, dove una madre, senza casa, con un bambino, ha occupato un alloggio destinato ad una famiglia rom. Gli abitanti della zona sono intervenuti a difesa della donna alla quale era stato intimato di lasciare la casa e insieme a loro anche le organizzazioni di estrema destra. Un copione simile a quello di Torre Maura che per Stasolla rappresenta il pericolo di un «pogrom anti zigano non solo a Roma ma in tutta Italia». Il rapporto però individua anche le cause che stanno scatenando le proteste; innanzitutto il fallimento del “piano Rom” dell’amministrazione cittadina, il superamento dei campi infatti, sbandierato da più parti come soluzione, non sta procedendo in maniera efficace. Secondo l’associazione “21 luglio” c’è bisogno di una rimodulazione e di un ascolto della situazione reale che non sta avvenendo. In questo contesto confuso avvengono così anche violazioni dei diritti delle persone, ciò ha portato Amnesty International a presentare un ricorso presso il Consiglio dei diritti sociali, un organismo del Consiglio d’Europa che deve prendere in considerazione la non attuazione della carta europea dei diritti umani. Il riferimento è proprio alla mancata previsione dell’alloggio per i Rom in Italia e alle discriminazioni che vengono attuate per quanto riguarda le graduatorie delle case popolari. Attualmente in Italia vivono 25.000 persone di etnia Rom, dislocate tra campi istituzionali e baraccopoli improvvisate, numeri non certo da emergenza che stridono con le notizie di questi giorni, inoltre si sta assistendo ad un fenomeno inedito: una graduale contrazione delle presenze dovuta non certo a politiche inclusive, ma alle condizioni drammatiche dei campi. Per questo motivo molte famiglie si stanno spostando nei paesi d’origine o in nord Europa.