PHOTO
French President Emmanuel Macron delivers a speech after inaugurating the Fabriqué en France (Made in France) exhibition at the Elysee Palace in Paris, Friday, Oct.25, 2024. (AP Photo/Louise Delmotte, Pool)
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha avviato le consultazioni per formare un nuovo governo, dopo che l’Assemblea nazionale ha votato una mozione di censura che ha fatto cadere l’esecutivo di Michel Barnier.
Questa mattina l’attuale primo ministro ha avuto un incontro di un’ora con il presidente all’Eliseo, nel quale ha dovuto presentare ufficialmente le sue dimissioni, anche se ufficialmente questo non è stato ancora confermato dalla presidenza. L’ex negoziatore dell’Ue per la Brexit non ha scelta, dopo che con 331 voti - della sinistra e dell’estrema destra - è passata la mozione di censura.
Barnier, 73 anni, è arrivato all’Eliseo intorno alle 10 e un’ora dopo è tornato al Palazzo Matignon, sede dell’esecutivo. Eletto lo scorso settembre, è il secondo primo ministro a perdere una mozione di censura dopo Georges Pompidou nel 1962. In questo contesto Macron, che stasera parlerà alla nazione in prima serata, ha in programma diversi incontri per cercare un nuovo premier, anche se aveva già iniziato a lavorare al sostituto prima della mozione di censura.
L’Eliseo non ha lasciato intendere se il presidente intende fare un rapido cambio alla guida dell’esecutivo o se lascerà Barnier per gli affari correnti ancora per qualche giorno, alla vigilia del grande evento in cui sabato Parigi si prepara a riceve diversi capi di Stato e di governo da tutto il mondo per la riapertura di Notre Dame, cinque anni dopo il suo incendio.
Il toto nomi per il dopo Barnier
Tra i nomi di cui si parla per sostituire Barnier c’è l’attuale ministro della Difesa, Sèbastian Lecornu, fedele macronista, l’unico rimasto in carica dall’arrivo del presidente all’Eliseo nel 2017. Compare anche la figura del veterano centrista Francois Bayrou, storico alleato di Macron, anche se la sua situazione sotto il profilo giudiziario non è delle più chiare al momento. Assolto dai tribunali lo scorso febbraio nell’ambito di un caso di assunzione fittizia di assistenti di deputati, la procura ha presentato ricorso, con il rischio di un nuovo processo nei prossimi mesi.
Poi ci sono il primo ministro socialista Bernard Cazeneuve o all’attuale ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, la cui linea molto dura sull’immigrazione piace all’estrema destra ma divide la maggioranza macronista. Lecornu e Retailleau sono i due profili che hanno il vantaggio di essere già stati studiati e convalidati dall’Alta Autorità per la Trasparenza della Vita Pubblica, rendendo possibile la loro nomina in tempi molto rapidi, come vorrebbe l’Eliseo.
Nella lista dei papabili, rilanciata dai media francesi ci sono anche nomi di personalità politiche già citate nei mesi scorsi per la successione agli ex premier Elisabeth Borne e Gabriel Attal, tra cui il Republicain Francois Baroin, l’eterna speranza della destra, e Francois Villeroy de Galhau, un profilo tecnico, valutato come «un’ultima carta, mai utilizzata, sulla scrivania» di Macron.
Come funziona la nomina di un nuovo primo ministro
Ai sensi dell’Articolo 50 della Costituzione, dopo l’adozione di una mozione di censura da parte dei deputati, «il primo ministro deve presentare al presidente della Repubblica le dimissioni del governo». Sui prossimi passaggi ci sono almeno due scenari possibili, sottolineano i media d’Oltralpe, con diverse implicazioni istituzionali, in particolare per la gestione dello Stato: la nomina di un nuovo Primo Ministro già nelle prossime ore oppure l’attesa di un nuovo governo.
Tempistica davvero serrata per il presidente Macron che, secondo un ex ministro che lo ha accompagnato in Arabia Saudita, «vuole nominare un primo ministro entro 24 ore». Una rapidità di scelta per arginare la pressione della sinistra radicale di La France Insoumise (Lfi), che chiede le dimissioni di Macron, ma dettata anche dall’esigenza di far approvare il bilancio dello Stato nelle prossime settimane, comunque in tempi piuttosto brevi.
Se il titolare dell’Eliseo ha impiegato ben 51 giorni per trovare il successore di Gabriel Attal, ora la situazione è cambiata radicalmente, anche perché il calendario è particolarmente serrato. Oltre al bilancio dello Stato, che dovrà essere adottato nelle prossime settimane, l’esecutivo dovrà anche procedere alla definizione di un nuovo bilancio della Previdenza Sociale, caduto contemporaneamente a Barnier.
Diverse sono quindi le strade possibili su questo fronte: il voto di una legge speciale che permetta di chiedere urgentemente al Parlamento di gestire le varie voci del bilancio previdenziale o anche l’attivazione dell’articolo 47 della Costituzione che consente di varare il bilancio previdenziale mediante ordinanza. Se i costituzionalisti sono divisi sulla possibilità che un governo dimissionario possa attivare tali cartucce, Macron potrebbe voler evitare diversi ricorsi al Consiglio costituzionale sulla questione e quindi nominare rapidamente un nuovo governo anche per questo motivo.
Nella seconda ipotesi, se Macron fatica a trovare un nuovo premier in tempi rapidi, Barnier sarà chiamato a rimanere in carica per la sola gestione degli affari correnti. In effetti, sottolineano gli analisti, nonostante la volontà apparente del presidente di agire rapidamente, trovare un successore a Barnier potrebbe rivelarsi un rompicapo in quanto trovare un volontario in un contesto politico difficile, con la spada di Damocle di una nuova mozione di sfiducia nei prossimi mesi, in assenza di una maggioranza in Parlamento.
In tal caso a Barnier sarà affidata «la gestione quotidiana dello Stato e la continuazione dell’attualità» fino alla nomina del suo successore. Questo periodo può prolungarsi nel tempo e non è fissato dalla legge fondamentale. Dopo le elezioni legislative a sorpresa indette da Macron lo scorso giugno, l’ex premier Attal, ha gestito gli affari correnti per più di due mesi. Tale scenario, non definito nei dettagli dalla Costituzione, non consente di proporre un disegno di legge all’Assemblea, come già stabilito in passato da una sentenza del Consiglio di Stato. Il bilancio statale dovrà tuttavia essere sottoposto per la seconda lettura all’Assemblea nazionale entro il 21 dicembre.