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People shout slogans as they leave after a rally called by Republican People's Party or (CHP) against the arrest of Istanbul's Mayor Ekrem Imamoglu, in Istanbul, Turkey, Saturday, March 29, 2025. (AP Photo/Francisco Seco) Associated Press/LaPresse
Non si placano le proteste dell’opposizione in Turchia per l’arresto del sindaco di Istanbul e principale rivale politico del presidente Erdogan, Ekrem Imamoglu. Anche ieri sera, alla vigilia della celebrazione dell'Eid al-Fitr, la festa musulmana che segna la fine del Ramadan e che inizia oggi, una folla oceanica è scesa in piazza a Maltepe, sulla sponda asiatica della metropoli sul Bosforo, per ribadire il suo no all’arresto di Imamoglu - che ha scatenato le più imponenti proteste antigovernative in Turchia dai tempi di Gezi Park - e a difesa della democrazia.
“Chi pensa che non saremo in grado di celebrare la festa si sbaglia di grosso! Perché troveremo sicuramente un modo per stare insieme!”, ha detto Imamoglu in un messaggio dal carcere trasmesso dai suoi avvocati su X. Il sindaco è incarcerato con l'accusa di frode in quello che il suo partito definisce un “colpo di stato” per impedirgli di candidarsi alla presidenza della Turchia.
Ozgur Ozel, leader del Chp, il principale partito di opposizione di cui Imamoglu è uno dei volti più noti, ha sostenuto che 2,2 milioni di persone abbiano preso parte alla manifestazione di ieri, alla quale ha partecipato anche la moglie del sindaco, Dilek. Quando la donna è salita sul palco, si è levato un forte applauso, mentre la folla sventolava migliaia di bandiere turche e con l'immagine di Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna.
Durante la manifestazione, dal palco è stata letta una lettera in cui Imamoglu si è rivolto ai giovani. “Se sono in prima linea è perché sono quelli che provano più ansia per il futuro. I giovani stanno dicendo a Recep Tayyip Erdogan: 'Mostra rispetto al popolo. Non toccare la volontà della nazione. Non imbrogliare, competi lealmente'. Ma Erdogan si sta tappando le orecchie davanti a queste voci”, ha scandito l'esponente dell'opposizione.
“Non si tratta di Ekrem Imamoglu, si tratta del nostro Paese, si tratta di giustizia, democrazia e libertà”, ha aggiunto, mentre la folla ha risposto a gran voce: “Diritti, legge, giustizia”, scandendo anche lo slogan “Ovunque è Taksim, ovunque è la resistenza”, riferendosi all'iconica piazza di Istanbul, teatro dell'ultima massiccia ondata di proteste nel 2013.
“Siamo qui oggi per la nostra patria. Noi, il popolo, eleggiamo i nostri governanti”, ha affermato Melis Basak Ergun, un giovane manifestante di 17 anni che ha giurato che non si sarebbe mai lasciato intimidire “dalla violenza o dai gas lacrimogeni”. “Siamo al fianco del nostro sindaco, Imamoglu”, ha aggiunto.
Le proteste di massa, iniziate con la detenzione di Imamoglu il 19 marzo con l'accusa di corruzione, hanno spinto il governo a rispondere con una forte repressione che ha portato all'arresto di quasi duemila persone, tra cui 13 giornalisti, e attirato le critiche dei gruppi per i diritti umani. Le proteste serali davanti al municipio di Istanbul, che hanno sempre visto un'enorme partecipazione, sono spesso degenerate in scontri con la polizia antisommossa, che ha utilizzato gas lacrimogeni, spray al peperoncino e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti.
Ampiamente ritenuto l'unico politico dell'opposizione in grado di sfidare il presidente Recep Tayyip Erdogan alle urne, Imamoglu è stato eletto candidato del Chp per le elezioni del 2028 il giorno stesso in cui è stato incarcerato. Nei giorni scorsi Erdogan ha definito le manifestazioni “terrorismo di strada”. L'ultima grande manifestazione convocata dal Chp, prima di ieri, si è tenuta martedì, sebbene gli studenti abbiano continuato a protestare per tutta la settimana.
Venerdì scorso uno dei difensori del sindaco, l’avvocato Mehmet Pehlivan, è stato arrestato per per poi essere rilasciato alcune ore dopo. Il legale ha rappresentato Imamoglu domenica scorsa durante la comparizione in tribunale. Si è trattato di un primo confronto con i pubblici ministeri, dopo la formulazione delle accuse di corruzione. Non erano state comunque comunicate le accuse formali nei confronti dell’avvocato, il cui arresto era stato era stato condannato con fermezza dal Consiglio nazionale forense.
L’Ordine degli avvocati di Istanbul, come ricordato dal Cnf, è stato dichiarato una settimana fa decaduto dal Tribunale della città più importante della Turchia. È stata accolta la domanda del pubblico ministero per la rimozione dei componenti del Consiglio dell’Ordine, presieduto dal costituzionalista İbrahim Kaboğlu. Si dovrà procedere pertanto all’elezione di un nuovo direttivo per garantire la continuità delle funzioni dell’avvocatura di Istanbul. A fine dicembre, in un post condiviso su X, l’Ordine forense aveva chiesto un approfondimento serio sull’omicidio in Siria dei giornalisti Nazim Daştan e Cihan Bilgin. Da quel momento sono iniziati i problemi per Kaboğlu e i suoi colleghi.