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A performer from the Mocidade samba school directs a float alongside artificial intelligence images of Meta CEO Mark Zuckerberg, left, and Amazon CEO Jeff Bezos during Carnival celebrations at the Sambadrome in Rio de Janeiro, Tuesday, March 4, 2025. (AP Photo/Bruna Prado)
Lo scorso mese Donald Trump Jr., primogenito del presidente degli Stati Uniti, ha avuto una strana idea: perché non organizzare dei giochi olimpici che ammettono l’uso del doping? «Vi immaginate che record grandiosi!?» ha esclamato il rampollo, spiegando che gli Enhanced Games (così li vuole chiamare) sarebbero il trionfo di uno sport «che non soffoca la grandezza, ma celebra la capacità di superare ogni limite».
L’idea, che riassume tutti i paradossi dell’ideologia libertariana, in sé appare assurda, ma a pensarci bene è perfettamente in linea con il nuovo corso dell’America tutta potenza e testosterone, dove anche la politica e la diplomazia sono piene di doping, gonfie di vitalismo e di steroidi. Un’America con l’ossessione della performance che vuole superare ogni limite con ogni mezzo necessario e chi si prende, senza chiederlo, quello che ritiene essere suo. Le mediazioni, i compromessi, il dialogo, le norme, l’equilibrio delle forze e dei poteri e quindi l’equità diventano orpelli di cui liberarsi, vergognosi marchi di debolezza, cimeli di un passato di cui far tabula rasa. La stessa democrazia come la conosciamo dal secondo dopoguerra è messa in discussione.
Una specie di classe maschile di adolescenti in piena tempesta ormonale e insofferenti alle regole, con il raggelante dettaglio che questi adolescenti hanno nelle mani i destini del pianeta e intendono rivoltarlo come un calzino. Tra i simboli della nuova nazione volitiva, individualista e steroidea c’è senz’altro la metamorfosi dei grandi Ceo del big tech, su tutti Mark Zuckerberg e Jeff Bezos, un tempo nell’orbita progressista del partito democratico e oggi alla corte dorata di Donald Trump. Il cambiamento ideologico si è accompagnato a un’impressionante trasformazione fisica. Parafrasando Benjamin Nugent e la sua bellissima Storia naturale del nerd, i ragazzi con gli occhiali che hanno cambiato il mondo si sono messi la tuta e la canottiera alternando rivoluzioni continue nella new economy e sessioni feroci di trazioni alla sbarra e di piegamenti addominali. Come accade per l’intelligenza e per l’astuzia imprenditoriale, per i nuovi nerd anche il corpo è una metrica del successo.
Bezos, che nei primi anni 2000 appariva pallido e mingherlino, sprofondato dentro vestiti di due taglie superiori, perfetta icona del geek ingegnoso ma senza nerbo e tendenzialmente sociopatico, da un po’ di tempo mette in mostra un’ abbronzatura da modello, pettorali, addominali e bicipiti degni di un culturista. Il padrone di Amazon ama farsi fotografare in giro per il mondo come un tamarro qualunque, da Miami alle isole Eolie, dalla Costa azzurra ai Caraibi, mettendo in bella mostra un corpo scultoreo valorizzato dalle t-shirt attillate all’inverosimile, ma anche sproporzionato rispetto alle dimensioni ridotte del capo. Anche la postura, lo sguardo, il sorriso, trasmettono più virile consapevolezza. Il miliardario del XXI secolo non è più solo un innovatore: è un guerriero, un conquistatore, un atleta.
Stessa musica per Mark Zuckerberg per quanto il proprietario di Meta ha cominciato qualche anno prima a darci dentro in palestra programmando maniacalmente le sue sedute di allenamento, magari subodorando in qualche modo l’arrivo della rivoluzione trumpiana e il suo wrestling politico. Da tempo Zuckerberg si dedica alle arti marziali, con una predilezione per lo jiu-jitsu brasiliano, disciplina in cui ha vinto un torneo amatoriale. Tra le sue passioni anche la MMA (arti marziali miste) e il sogno infantile di combattere con i professionisti. Nel 2023 un grave infortunio al legamento crociato del ginocchio ha appannato quel sogno ma il training rimane titanico e l’attrazione per il tatami senza cedimenti.
Quasi una boutade, ma significativa, la sua sfida lanciata a Elon Musk che avrebbe voluto sfidare in una lotta gladiatoria dalle suggestioni imperiali, all’ombra del Colosseo, con i proventi da devolvere in beneficenza alle associazioni di veterani Usa. Già, Elon Musk, quanto a lui non si può dire che abbia un fisico scultoreo, al contrario degli illustri colleghi il boss di SpaceX e Tesla appare bolso e appesantito, ma la volontà di potenza nel suo caso si sublima e si esprime direttamente attraverso la politica e l’occupazione gaudente del potere.
La sua attività ginnica avviene nella mente o si combina con un’immaginazione da serie tv distopica, nel desiderio da b-movie di conquistare e colonizzare lo spazio, qualcosa che trascende l’atletismo esteriore e trova il suo campo di applicazione nel dispiegamento della forza economica e dell’influenza che esercita sull’uomo più potente della Terra.
Se fosse una saga della Marvel, Bezos e Zuckerberg sarebbero i granitici uomini forzuti alla Cosa o alla Hulk, mentre Musk un Mr Fantastic fuori di testa, ostaggio di una nemesi oscura che indirizza tutta quella ridondante forza muscolare contro la nostra stessa civiltà.