Nata per te è tratto dall’omonimo libro che nel 2018 Luca Trapanese, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli e primo single omosessuale ad adottare una bimba con sindrome di Down, ha pubblicato con Luca Mercadante per Einaudi.

Con alcune differenze rispetto al romanzo, il film racconta di un giovane ex seminarista, già missionario laico, appassionato di musica e umanità e si interroga su quanto le trasformazioni sociali possano incidere sul superamento di ogni discriminazione, riformando norme anacronistiche come quelle in materia di adozione, e realizzando appieno il diritto alla genitorialità dei single. In Italia, oggi, una persona singola non può adottare un minore, per legge. Solo in casi del tutto eccezionali, e ripetuti rifiuti ad adottare quel determinato minore particolarmente vulnerabile, si può aprire per i single lo spiraglio dell’affido. Nata per te, descrive appassionatamente questa condizione, e le delusioni e le speranze di chi ha voluto lottare per cambiare le cose, nella sprezzante aridità dei codici.

Oggi, dopo alcuni mesi d’ospedale, i neonati abbandonati e non richiesti vanno in casa famiglia, quando disabilità o altre situazioni rendano difficile curarli: un’enorme vuoto emotivo. Cattleya e Bartlebyfilm, alla scrittura sensibile di Giulia Calenda, Furio Andreotti, e di un Fabio Mollo in stato di grazia, che alla sceneggiatura somma una regia attenta e militante, producono un’opera che Netflix propone con intelligenza dopo la commossa premiere al 24° Napoli Film Festival. Il film narra con delicato realismo gli ostacoli al desiderio di adozione di Luca, volontario e fondatore della onlus A ruota libera, in bilico tra fede cristiana e omosessualità. La realtà giuridica piega l’amore filiale coi freddi questionari di valutazione del Tribunale dei Minori, riaffermando la solitudine di Luca, lasciato dal compagno spaventato all’idea di un figlio non suo, e quella di Alba Stellamia, neonata con sindrome di Down abbandonata dalla madre naturale in ospedale.

La piccola, inconsapevole dell’amore smarrito come di quello che potrebbe sbocciarle intorno, a lungo incrocia solo la dolcezza di una combattiva infermiera di ostetricia che ha lo sguardo di Antonia Trumpo. Luca invece ricerca, nel dolore del proprio isolamento emotivo l’amore assoluto di una figlia, oltre ogni barriera, nella convinzione che solo facendo da padre ad Alba le loro due vite possano finalmente darsi senso. All’iniziale rifiuto dell’affido da parte della giudice Gianfelici, che Barbora Bobulova rende spigolosa eppure umanissima nei suoi dubbi, Luca può solo opporre la sua speranza. Seppure tra insicurezze e cadute, l’uomo però non arretra di fronte a burocrazie e rifiuti del Tribunale dei Minori, superando i propri limiti e anzi traendo forza proprio nella sconfitta, e affidandosi nella difesa dei suoi diritti di persona a Teresa Ranieri, l’avvocata che Teresa Saponangelo interpreta con lievità, tra ironia e quotidiano realismo.

Sarà lei, madre single di due gemelli, a usare l’arma del diritto per affiancare Luca su un terreno dove amore e volontà sembrano non bastare. Prende così forma una difficile guerra di posizione, in uno scenario nel quale l’affido di un minore per un single omosessuale è poco più che un miraggio. Luca talvolta è preda delle emozioni, nella sensazione di aver sbagliato un’intera vita. L’abbandono di una coppia affidataria non basta a convincere la giudice a percorrere la strada nuova dell’adozione al single: insieme alla sua, trenta altre istanze di adozione vengono respinte dal Tribunale dei Minori di Napoli, nel superiore interesse del minore, nella presunzione che solo l’affetto di una famiglia convenzionale possa essere degno di accoglimento.

Il coraggio di cambiare le cose arriverà dal basso, nell’ostinazione di dimostrare in trenta indimenticabili giorni di affido a tempo che i fatti possono sconfessare le parole. È però amaro che in una società a basso tasso di natalità e dove la crescita delle famiglie mono genitoriali è esponenziale, le istituzioni perdano ogni occasione di adeguare il diritto ai tempi, rendendo complicato a molti, e non solo ai richiedenti omosessuali, l’ottenimento dell’istanza di adozione. Cambiare si deve, perché, come fa intendere Teresa, allargare le categorie del diritto rende viva la democrazia, e un Paese e il suo sistema normativo dipendono anche dalla capacità di saper comprendere tempi e istanze delle persone. Nell’affascinante assalto interpretativo a personaggi opposti, emerge la caratura di Pierluigi Gigante, giovane talento del nostro Cinema, l’introverso celerino Salvatore Lovato di A. C. A. B. - La Serie, e appunto il timido Luca Trapanese che vuole essere padre in Nata per te. Il suo Luca trasmette silenziosamente dolore e speranza. Attore e personaggio cedono il passo alla persona, e la finzione scenica sfuma nello sguardo commosso mentre Luca tiene in braccio Alba Stellamia: per un attimo, non c’è che l’uomo Pierluigi Gigante.

I grandi occhi chiari rivelano coerenza nella scelta di ruoli sociali di rilievo senza mai privare il pubblico dell’autenticità dei suoi sentimenti, al punto da innestare sulla propria persona il ruolo. Oltre l’altissima resa filmica, e presenze preziose come quella di Iaia Forte, interprete della madre di Luca, rimane il racconto per immagini di una battaglia per i diritti apparentemente impossibile. Il mio Canto Libero di Lucio Battisti diviene così il sommesso grido di dolore degli esclusi, che l’egoismo odierno prova a dissolvere. Luca Trapanese invitò anche per questo Giorgia Meloni alla prima del film. Lei chiese di vederlo poi, in forma privata. Non sappiamo quando e se sia più accaduto.