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Ci sono stati altri contagi di soggetti ricoverati o che presentano un collegamento con questi ultimi, quindi prima di dimettere il paziente, la casa di cura dovrà sottoporlo a tampone in quanto «non può escludersi il contagio». A stabilirlo è stato il giudice Giovanna Caso della prima sezione civile del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha messo nero su bianco l’ordine nei confronti di una casa di cura di Castel Morrone (Caserta) di eseguire il tampone per accertare l’eventuale contagio da coronavirus su un paziente anziano che a breve sarebbe stato dimesso. Il caso è stato sollevato dall’avvocato Angelo Cocozza, il cui padre è ricoverato nella struttura dove, scriveva, «c’è stato uno dei primi casi di infezione da Covid-19 che ha colpito la zona del Casertano e un altro caso sembrerebbe aver colpito il marito di una delle collaboratrici della clinica». La preoccupazione evidenziata dall’avvocato è che il padre sarebbe potuto essere dimesso «senza che venisse effettuato il tampone per il Covid-19, nonostante sia ricoverato in una clinica dove cresce il numero dei contagiati. Chi mi garantisce che non sia un paziente asintomatico ma positivo al virus?». Secondo il giudice sammaritano «non può escludersi il contagio, nonostante la quarantena» e «nel caso specifico si deve tener conto del particolare stato e dell’età vulnerabile del ricorrente, che impone di verificare con immediatezza l’eventuale contagio». Il giudice ha richiamato l’articolo 32 della Costituzione e ordina alla casa di cura «di effettuare immediatamente il tampone Covid-19 sul ricorrente» e di trattenerlo presso la struttura «per il tempo strettamente necessario a effettuare il tampone al fine di accertare l’eventuale contagio».