Evan Gershkovich, il reporter del Wall Street Journal, arrestato in Russia più di un anno fa a Ekaterinburg, mentre si trovava in viaggio per lavoro, è comparso ieri davanti un tribunale per il processo che lo vede coinvolto. Il procedimento non si svolge a Mosca, dove è rinchiuso da quindici mesi in un carcere, ma proprio nella città a mille miglia dalla capitale russa presso l'aula regionale di Sverdlovsk.

L'accusa per Gershkovich è quella di spionaggio, reato che prevede una pena pesantissima, almeno fino a venti anni di carcere. I giornalisti stranieri a cui è stato permesso di entrare in tribunale hanno riferito delle condizioni del giornalista. Testa rasata con indosso una camicia a quadri e jeans, Gershkovich ha assistito al processo nella gabbia di metallo e vetro nota nelle aule dei tribunali russi come l'acquario. È sembrato in buone condizioni di salute tanto da non risparmiare un sorriso alle telecamere, anche se non ha rilasciato alcun commento.

Solo uno sguardo di pochi minuti però perché il procedimento si svolge rigorosamente a porte chiuse. Secondo i pubblici ministeri il giornalista americano stava raccogliendo informazioni classificate su un produttore di carri armati russo vicino a Ekaterinburg per conto della Central Intelligence Agency americana (la CIA). Sia Gershkovich che il suo giornale hanno decisamente respinto le accuse

Secondo i vertici del WSJ infatti non esiste nessuna prova dello spionaggio attribuito al reporter, Deborah Ball, vice capo per i servizi dall'Europa, il Medio Oriente e l'Africa: «Questo è un processo fasullo. È oltraggioso e stravagante. Evan non godrà di nessuno dei giusti processi che ci aspetteremmo in qualsiasi tribunale occidentale. Sarà a porte chiuse. Sarà segreto».

Un ipotesi non campata in aria visto che il tasso di assoluzione in Russia è inferiore all'uno per cento. Le possibilità che Gershkovich venga prosciolto sono dunque ridotte al lumicino. Il pessimismo sull'esito del processo è stato espresso anche dalla famiglia che ha definito gli ultimi quindici mesi «straordinariamente dolorosi». Il pericolo reale, al del passare molti anni in cella, è quello di una campagna di discredito dipingendo un quadro capace di gettare fango sulla stessa credibilità professionale del giornalista.

In Russia la vicenda processuale non sembra aver riscosso un clamore mediatico o aver avuto particolari riflessi nell'opinione pubblica, nella stessa Ekaterinburg l'atmosfera sembra molto tranquilla, come riportano le cronache internazionali. La cappa repressiva del regime putiniano d'altro canto sconsiglia particolari dissensi o appoggio ai processati, il clima nazionalista, aumentato a dismisura con la guerra in Ucraina, è popolato di nemici del paese da combattere.

Ma la vicenda di Gershkovich ha risvolti che riguardano la stessa politica di Putin a livello internazionale. Il giornalista potrebbe infatti rappresentare una merce di scambio per il capo del Cremlino. La tattica abbastanza scoperta sarebbe quella di accumulare prigionieri americani da poter poi scambiare con quelli russi che si trovano nelle carceri degli Usa. L'elenco dei cittadini statunitensi attualmente in carcere in Russia include l'ex marine Paul Whelan che nel 2020 è stato riconosciuto colpevole di spionaggio e condannato a 16 anni da scontare in una colonia penale. Lo scorso anno, Alsu Kurmasheva, giornalista di Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) con sede a Praga, con doppio passaporto russo americano, è stata arrestata durante un viaggio verso casa per visitare la madre malata. È stata accusata di aver diffuso false informazioni sulle forze armate russe per un libro che aveva contribuito a pubblicare e che conteneva critiche all'invasione russa dell'Ucraina. Se condannata, rischia fino a 15 anni di carcere.

Tra gli altri americani dietro le sbarre in Russia ci sono: l'ex insegnante presso la Scuola Anglo-Americana di Mosca, Fogel, che sta scontando una condanna a 14 anni per traffico di droga dopo che 17 grammi di marijuana sono stati trovati nel suo bagaglio all'aeroporto di Mosca. Gordon Nero, un sergente maggiore, condannato da un tribunale di Vladivostok a tre anni e nove mesi con l'accusa di furto e minaccia di morte della fidanzata.

Quando ha parlato pubblicamente del caso di Gershkovich, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di essere aperto all'idea di uno scambio di prigionieri e da quello che si e appreso per via non ufficiale ci sarebbero stati contatti tra gli Stati Uniti e la Russia.