Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato a sorpresa una tregua di tre giorni in Ucraina. Il cessate il fuoco entrerà in vigore alla mezzanotte dell’8 maggio e lo rimarrà fino alla mezzanotte dell’11 maggio. La breve tregua è stata dichiarata in occasione dell’ottantesima Giornata della Vittoria, il 9 maggio.

Il ministro degli Esteri ucraino, Andriï Sybiga, ha commentato con freddezza l’annuncio. «Se la Russia vuole davvero la pace, deve cessare il fuoco immediatamente», ha scritto Sybiga sui social, che ha poi rilanciato «se la guerra potesse essere fermata ora e la tregua mantenuta per 30 giorni, sarebbe un vero passo avanti, non solo un gesto per una parata».

L’inaspettato annuncio non avrebbe sodisfatto nemmeno Trump, secondo quanto riportato dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt: «È sempre più frustrato con i leader di entrambi i Paesi. So che Vladimir Putin, questa mattina, ha offerto un cessate il fuoco temporaneo. Il Presidente ha chiarito che vuole un cessate il fuoco permanente per fermare le uccisioni e lo spargimento di sangue».

Trump, forse per l’occasione o forse per la cornice in cui si è svolto, si è detto soddisfatto del colloquio avuto sabato, prima dell’inizio delle esequie di Papa Francesco, con Zelensky, immortalato in un’immagine che sembra destinata ad entrare nella storia. «È stato un incontro ottimo nell'ufficio più bello che abbia mai visto», ha dichiarato il presidente Usa, che sembra aver cambiato registro nei confronti del presidente ucraino e non solo.

«Zelensky vuole fare qualcosa per il suo paese. Mi ha detto che ha bisogno di altre armi, lo dice da 3 anni. Con Zelensky non ci sono mai stati cattivi rapporti, abbiamo avuto una piccola discussione. Io non ero disaccordo con alcune cose», ha proseguito il Tycoon che è tornato sullo scontro avuto con Zelensky nello studio ovale lo scorso 28 febbraio, e ha mandato un messaggio piuttosto esplicito al presidente russo. «L'incontro con Zelensky è andato bene. Mi fido di Putin? Ve lo farò sapere in due settimane, più o meno. Voglio che smetta di sparare, si sieda e firmi un accordo», ha ribadito il Tycoon.

Oggi è iniziata «una settimana cruciale per decidere se vogliamo continuare a impegnarci» come definita dal segretario di Stato americano Marco Rubio. «Dobbiamo decidere se questa è un'impresa in cui vogliamo continuare a essere coinvolti o se è giunto il momento di concentrarci su altre questioni che in alcuni casi sono altrettanto, se non più, importanti» ha proseguito Rubio, secondo cui «l'unica soluzione è un accordo negoziale in cui entrambe le parti dovranno rinunciare a qualcosa che sostengono di volere e dovranno dare all'altra parte qualcosa che vorrebbero non dare».

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, in un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo, ha ribadito le condizioni poste dalla Federazione per il raggiungimento di un accordo di pace tra cui il riconoscimento della comunità internazionale dell’annessione di Crimea, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. «Tutti gli impegni che Kiev assume devono essere vincolanti, contenere meccanismi per la loro attuazione ed essere definitivi» ha proseguito Lavrov, rimane da capire se gli stessi meccanismi sarebbero accettati dai russi per la loro parte dell’accordo.

Il ministro degli Esteri russo ha poi ricordato il bando ai negoziati con la Russia introdotto da Kiev nel 2022, indicandolo come reale impedimento per l’inizio di negoziati diretti: «E' stata Kiev a ritirarsi dal processo negoziale nell'aprile del 2022. Lo ha fatto su richiesta dei suoi protettori occidentali. Nel settembre dello stesso anno, Volodymir Zelensky ha bandito i negoziati con la Russia. Un provvedimento legislativo che rimane in atto. Deve essere cancellato. Altrimenti i negoziati non possono riprendere».