Mosca ha deciso di bloccare l'accesso dal territorio della Federazione Russa a 81 media europei, inclusi quattro italiani: Rai, La7, La Stampa e Repubblica. Questa mossa arriva come ritorsione per la decisione del Consiglio Europeo che ha oscurato quattro media russi, tra cui Ria Novosti, accusati di diffondere la propaganda del Cremlino.

L'annuncio di Mosca sottolinea che i media europei diffondono "sistematicamente informazioni inesatte sullo svolgimento dell'operazione militare speciale" in Ucraina. Questa misura riflette una crescente tensione tra la Russia e l'Unione Europea, con accuse reciproche di escalation della situazione.

La reazione della Farnesina

La Farnesina ha condannato la misura, definendola «ingiustificata». Secondo il ministero degli Esteri italiano, questa decisione colpisce emittenti e testate giornalistiche italiane che hanno sempre fornito un'informazione «oggettiva e imparziale» sul conflitto in Ucraina. Il ministero ha inoltre sottolineato che la decisione della Federazione Russa «non attenua gli effetti di una guerra violenta, devastatrice e illegale».

La mossa di Mosca arriva mentre Kiev si avvicina sempre di più all'Unione Europea. Proprio in questi giorni, è iniziata la prima conferenza intergovernativa UE-Ucraina, che segna l'inizio ufficiale dei negoziati di adesione di Kiev all'Unione, in parallelo con i negoziati di adesione della Moldavia. Questo momento storico, definito tale sia dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, che dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sottolinea l'importanza del legame crescente tra l'Ucraina e l'Unione Europea.

Chiesto l’arresto di Sergei Shoigu e Valery Gerasimov

Intanto, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per l'ex ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, e il suo capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, per gli attacchi contro obiettivi civili in Ucraina. La CPI ha accusato Shoigu e Gerasimov di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, sostenendo che esistono prove del fatto che abbiano «intenzionalmente causato grandi sofferenze o gravi lesioni al corpo o alla salute mentale o fisica» dei civili in Ucraina.

Il Consiglio di Sicurezza Russo ha risposto con una dichiarazione tagliente: «La giurisdizione della CPI non si estende alla Russia, ed è stata adottata come parte della guerra ibrida dell'Occidente contro il nostro Paese». La Russia non riconosce la giurisdizione della Corte, e la possibilità che Shoigu e Gerasimov vengano arrestati rimane scarsa.

La reazione di Zelensky

Nonostante le basse probabilità di arresto, il presidente ucraino Zelensky ha celebrato la notizia. «Sarà fatta giustizia», ha affermato il leader ucraino, sottolineando che la decisione della Corte rappresenta «una chiara indicazione che la giustizia per i crimini russi contro gli ucraini è inevitabile». L'anno scorso, la CPI aveva già emesso un mandato di cattura per il presidente russo Vladimir Putin, accusandolo di responsabilità personale per i rapimenti di bambini dall'Ucraina.