PHOTO
Non ce l'ha fatta Luis Sepúlveda: lo scrittore è morto oggi presso l'Ospedale dell'Università Centrale delle Asturie (Oviedo) dove era stato ricoverato alla fine di febbraio dopo aver contratto il coronavirus. A riportarlo è l'agenzia Efe. Sepúlveda si era ammalato al rientro nelle Asturie, dove viveva dal anni, dal festival letterario Correntes dÉscritas, tenutosi a Póvoa de Varzim, in Portogallo. Lo scrittore ha iniziato a sentirsi male il 25 febbraio e subito gli è stata diagnosticata una polmonite acuta. Una volta confermata la positività al virus, il paziente è stato trasferito al Central University Hospital of Asturias (Huca). Autore di oltre venti romanzi, libri di viaggio, sceneggiature e saggi, Sepúlveda lasciò il Cile nel 1977 dopo essere stato oggetto di ritorsioni dalla dittatura di Augusto Pinochet per raggiungere in aereo la Svezia, dove avrebbe dovuto insegnare lo spagnolo e dove il governo di Thorbjörn Fälldin gli aveva concesso l'asilo politico. Ma al primo scalo, a Buenos Aires, Sepulveda scappò con l'intenzione di recarsi in Uruguay. Molti dei suoi amici argentini e uruguaiani erano in prigione o erano stati uccisi dai governi dittatoriali di quei Paesi, perciò si diresse prima verso il Brasile, a San Paolo, e poi in Paraguay, Paese che dovette in seguito lasciare per problemi con il regime locale. Si stabilì infine a Quito, in Ecuador, ospite del suo amico Jorge Enrique Adoum. Qui riprese a fare teatro e prese parte a una spedizione dell'Unesco dedicata allo studio dell'impatto della civiltà sugli indios Shuar. Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua. Dopo la vittoria nella rivoluzione iniziò a lavorare come giornalista e l'anno successivo si trasferì in Europa. Si stabilì ad Amburgo per la sua ammirazione nei confronti della letteratura tedesca (aveva imparato la lingua in carcere), specialmente per i romantici come Novalis e Hölderlin. Lavorò come giornalista facendo molti viaggi tra Sud America e Africa. Visse poi in Francia per un lungo periodo e prese la cittadinanza francese. Nel 1982 venne in contatto con Greenpeace e lavorò fino al 1987 come membro di equipaggio su una delle loro navi; successivamente agì come coordinatore tra i vari settori dell'organizzazione. Nel 1989 poté ritornare in Cile, ma dal 1996 visse in Spagna a Gijón fino alla sua morte nell'ospedale di Oviedo.