Molestie all'adunata degli alpini, le deputate dem: «Il governo chiarisca»
Le deputate del Pd presentano un’interrogazione al ministero della Difesa. Bufera sulle donne democratiche di Rimini per il comunicato in cui si «dissociano da toni accusatori»
«Chiediamo al ministero della Difesa quali azioni intenda intraprendere perché gli episodi gravissimi avvenuti a Rimini nei giorni scorsi durante l’adunata degli alpini non si ripetano e quali iniziative intenda assumere per fare chiarezza e supportare le donne che sono state vittime delle molestie». Ora sono le deputate dem a prendere la parola dopo le polemiche di questi giorni sulle molestie segnalate all'adunata degli alpini lo scorso week end. La lunga lista di firmatarie - Pini, Boldrini, D’Elia, Bruno Bossio, Cenni, Incerti, Mura, Schirò, Pollastrini, Morani, Gribaudo, Braga, Lorenzin, La Marca, Prestipino, Bonomo, Ciagà, Di Giorgi, Madia, Berlinghieri, Cantini, Ciampi, Quartapelle - ha presentato oggi un’interrogazione al ministero della Difesa. Sottolineando che quelli denunciati non sono casi isolati: «Non è la prima volta - scrivono le deputate - che tali atteggiamenti sono stati segnalati durante le adunate nazionali degli alpini. Numerose testate giornalistiche hanno ricostruito le stesse molestie di massa anche durante le adunate nazionali avvenute negli anni scorsi, come per esempio durante l’adunata di Trento del 2018».
«Querelare è l'unico modo». Bufera sulle dem di Rimini
Durante le giornate dell’adunata, dal 5 all'8 maggio, sono state segnalate e raccolte dall’associazione Non una di MenoRimini decine e decine di denunce da parte di donne molestate verbalmente o fisicamente «da uomini che indossavano il cappello che contraddistingue gli alpini e che sono facilmente identificabili come partecipanti all’adunata». Una denuncia è già stata presentata ai carabinieri di Rimini, e altre probabilmente arriveranno. Ma l’Associazione Nazionale Alpini ha respinto al mittente le accuse, mettendo in dubbio la veridicità delle denunce e poi definendoli "episodi di maleducazione". «Considerato che non si tratterebbe di episodi di maleducazione, ma di reati ascrivibili alle molestie, tanto più gravi in quanto compiuti da partecipanti e associati all’adunata nazionale di un corpo dell’esercito italiano, chiediamo al ministero della Difesa di intervenire, anche in collaborazione con l’associazione nazionale alpini, affinché tali episodi non accadano più», scrivono ora le deputate del Pd. Che si rivolgono direttamente al governo dopo la bufera che invece ha travolto le colleghe dem di Rimini. A scatenare il feroce dibattito social è stato il comunicato della Conferenza delle donne del Pd riminese, pubblicato sulla sua pagina Facebook dalla portavoce Sonia Alvisi, consigliera regionale di parità. «Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito - si legge nel testo -. La cospicua presenza di Forze dell'Ordine a presidiare un evento così partecipato, era a garanzia della tempestiva segnalazione, repressione e denuncia di eventuali episodi a connotazione antigiuridica». «La responsabilità penale è individuale ed è imprescindibile che le vittime di eventuali violenze provvedano a esporre querela verso fatti che le abbiano viste coinvolte. Gli strumenti posti a tutela di chi subisce comportamenti illeciti, sono ben noti a tutte e tutti noi e non dovrebbero cedere il passo a mezzi diversi. Il social ha innumerevoli pregi ma è troppo spesso veicolo di informazioni approssimative e fuorvianti. Rivolgersi all'Autorità é l'unico strumento valido, vero ed efficace per ognuno di noi e, per noi, è un dovere civico, oltre che un diritto», scrivono ancora le donne del Pd di Rimini, che sembrano accusare la Rete Non una di meno. Di pari tenore nei giorni scorsi anche il commento della presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, per la quale «nessuna deve permettersi di generalizzare e offendere le Penne nere, orgoglio delle nostre Forze Armate e simbolo di un’Italia solidale e sempre al servizio dell’altro».
Le denunce
«Lavoro in un hotel a Rimini, ci sono stati vari episodi, oltre che per 4 giorno siamo diventate tutte "bellissime" e "tesoro". Sono stati un gruppo di 10/12 alpini, 30-40 anni, avevano prenotato una camera per qualche ora per farsi una doccia. Sono entrati chiamandomi, aprendo le braccia: "dai azzurra, andiamo a farci la doccia". Un altro ospite avrà avuto 70 anni mi ha messo il cappello in testa e mi ha baciato sulle guance». È la testimonianza di Azzurra, una delle ragazze molestate. Replicando alla giustificazione data dagli Alpini, che gli episodi fossero attribuibili a persone "imbucate" nei loro gruppi, la ragazza ha precisato «stando alla quantità di molestie se si trattasse di imbucati negli alpini ci sarebbero più imbucati che alpini. Ho visto video con decine di persone che si strusciavano addosso a ragazze». E quanto all’ipotesi di sporgere denuncia «ci stiamo pensando, stiamo valutando la possibilità di una denuncia di gruppo, e vogliamo mettere a disposizione un supporto legale per chiunque volesse farlo», ha concluso Azzurra. «Sono riminese, sono una barista e soprattutto una donna. Fra ieri e oggi quello che ho subito dagli alpini è svilente di ogni donna. Un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo. Uno mimava un atto sessuale mentre mi giravo per sparecchiare», racconta un'altra donna sui social. E già alla seconda giornata dell’adunata nazionale, Non Una di Meno denunciava ciò che stava accadendo: «Sono già numerosissime le segnalazioni di molestie e catcalling da parte di alpini, per lo più ubriachi, ai danni di donne di ogni età, ancor più pesanti quelle subite sul luogo di lavoro da chi non può rispondere a tono o sottrarsi a questa violenza. Come dal miglior copione della violenza patriarcale, ai commenti sessisti seguono quelli razzisti con vari inviti a persone nere e razzializzate a “tornare a casa loro”, senza contare che queste persone sono già a casa propria, sono cittadin* di Rimini mentre gli invasori a ben guardare sono dei pennuti militari. Incredibile ma vero, un gruppo di oltre 400.000 uomini, imbevuti di machismo patriarcale, concentrati in un solo luogo allo scopo di ubriacarsi, genera una dinamica di branco in cui si fa a gara a chi ce l’ha più duro e ognuno si sente in diritto e in dovere di reclamare il possesso del corpo di ogni donna che gli passa accanto».