Un'altra notte di bombardamenti aerei e combattimenti che ormai lambiscono il centro abitato di Gaza dove i morti sono ormai giunti a oltre 10mila. L’offensiva dello stato ebraico dunque prosegue nel corso dell'ennesimo attacco sarebbero rimasti uccisi alcuni importanti esponenti di Hamas.

Diversi feriti provocati dalle bombe sono arrivati in ospedale su carri trasportati da asini, le interruzioni delle comunicazioni infatti non permettono alle persone di raggiungere i servizi medici con le ambulanze, quest'ultime ormai a corto di carburante che Israele non permette di far entrare perché sospetta che venga usato come combustibile dei missili che ancora vengono lanciati sulle principali città dello stato ebraico.

Tutte le agenzie delle Nazioni Unite stanno protestando a causa dell'alto numero di operatori dell’ONU morti (88). L'unica notizia positiva è la riapertura del valico di frontiera che divide l'Egitto da Gaza. Potrà dunque riprendere il flusso dei cittadini stranieri e dei feriti gravi bisognosi di cure mediche. Rafah è stato l'unico valico aperto da quando Hamas ha attaccato Israele. È da qui che gli aiuti umanitari stanno arrivando, in verita con il contagocce, nell'enclave palestinese.

Il punto critico è proprio questo, le agenzie umanitarie dicono che la quantità lasciata passare non è sufficiente e ciò stride con la dichiarazione della presidente della Ue, Ursula von der Leyen, che ha preannunciato un aumento degli aiuti per Gaza quadruplicando l'assistenza umanitaria dell'Unione europea quest'anno. Da 25 milioni di euro si passerà a 100. I destinatari saranno le organizzazioni umanitarie che dovranno fornire servizi idrici, salute, cibo e altri beni essenziali. Non è però chiaro come gli aiuti aggiuntivi raggiungeranno la popolazione.

Sul fronte diplomatico, corsa contro il tempo per evitare un allargamento del conflitto, Hamas ha sparato almeno 16 missili dal Libano su Israele, non è la prima volta ma rappresenta il segnale di un appoggio logistico di Hezbollah. Mentre il segretario di stato Usa Antony Blinken ha concluso il suo tour in Medio Oriente incontrando il suo omologo turco Hakan Fidan ad Ankara. La Turchia è ai ferri corti con Israele e la visita di Blinken assume un significato evidente, cercare di mediare tra i vari attori coinvolti.

I temi trattati sono stati essenzialmente tre: come circoscrivere la guerra, gettare le basi per un accordo duraturo e sostenibile, la questione degli ostaggi. Il capo della diplomazia Usa si è mostrato ottimista anche se passi concreti ancora non sono stati fatti. Blinken ha parlato di buoni progressi riguardo gli aiuti e si è mostrato preoccupato per la sorte dei civili di Gaza.