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Britain's Prime Minister Keir Starmer during visit to Nationwide Building Society office in the city of London, Tuesday, April 1, 2025. (Ian Vogler/Pool photo via AP) Associated Press / LaPresse Only italy and spain
L’idea sembra uscita direttamente da un film di fantascienza e infatti è un copia-incolla di Minority Report, il thriller distopico del 2002 firmato Steven Spielberg. Purtroppo non è una finzione ma un programma adottato dal governo britannico. Secondo quanto riportato dal quotidiano The Guardian, l’organizzazione per i diritti civili Statewatch ha denunciato, lo scorso 31 marzo, che da oltre due anni un team di ricercatori è al lavoro per conto del ministero di Giustizia su un algoritmo capace di «prevedere gli omicidi».
A sostegno di questa rivelazione scioccante, Statewatch cita documenti ufficiali ottenuti tramite richiesta di accesso agli atti governativi. Il programma, inizialmente denominato “Progetto di previsione degli omicidi”, è stato poi ribattezzato in termini più neutri e burocratici “Condivisione dei dati per migliorare la valutazione del rischio” (SDIRA). La ricerca si basa sull’analisi di circa 500mila fascicoli che contengono i dati personali non solo di persone condannate, ma anche di vittime, testimoni e individui segnalati in relazione a crimini ma mai indagati dalla magistratura.
Il progetto è frutto di una collaborazione tra il ministero di Giustizia, quello dell’Interno, la polizia del Great Manchester e quella metropolitana di Londra. Ma per molti osservatori, si tratta di un’iniziativa inquietante. «Spaventosa e distopica», l’ha definita Sofia Lyall, ricercatrice presso Statewatch.
I dati raccolti non si limitano a banali informazioni anagrafiche come nome, sesso e data di nascita. Nei fascicoli compaiono anche l’origine etnica e indicatori di salute mentale ritenuti dalle autorità britanniche “ad alto valore predittivo”. Tra questi figurano problemi legati a dipendenze da alcol, droga e gioco, comportamenti autolesionisti, pensieri suicidi o altre vulnerabilità psicologiche o disabilità.
Tutti i dati utilizzati risalgono a prima del 2015 e provengono in gran parte dagli archivi della polizia del Grande Manchester e del servizio di messa alla prova britannico. «Costruire uno strumento automatizzato per profilare individui come potenziali criminali violenti senza che abbiano commesso reati è un errore gravissimo, mentre utilizzare dati così sensibili sulla salute mentale e le fragilità personali è un atto estremamente invasivo e allarmante» ha avvertito Lyall.
Il governo, però, ha provato a respingere le accuse, definendole «completamente infondate» e precisando che per il momento l’algoritmo predittivo sarebbe soltanto uno «strumento di ricerca e di supporto». Non la pensa così Chris Jones, dirigente di Statewatch: «Questo è esattamente lo scopo del progetto: identificare singoli individui, o categorie di persone, e valutare il rischio che possano commettere un omicidio. Se questo non è profilazione, allora non so cosa lo sia». Non solo. Secondo Jones, non è vero che il progetto riguardi esclusivamente individui condannati. Uno degli accordi di condivisione dei dati ottenuti da Statewatch menziona infatti anche persone che sono state semplicemente segnalate dalla polizia del Grande Manchester — come sospetti, vittime, testimoni, persone scomparse .
«Non si avvia una ricerca di questo tipo se non si ha in mente un possibile impiego futuro» ha concluso Jones. Nessuna delle persone i cui dati sono stati usati è stata informata, anche se — secondo i ricercatori — i fascicoli sono stati resi anonimi, rendendo impossibile risalire all’identità dei soggetti. Il progetto avrebbe dovuto concludersi nel dicembre 2024, ma risulta tuttora in corso.