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The coffin of Pope Francis passes the Colosseum in Rome, Saturday, April 26, 2025. (AP Photo/Bernat Armangue)
“Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza” si è donato "fino all'ultimo giorno della sua vita terrena” e “di fronte all'infuriare delle tante guerre” dagli “orrori disumani” “ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace” invitando a trovare le soluzioni possibili. Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, nella sua omelia, durante la messa esequiale di Papa Francesco, ha delineato con commozione il carisma e il filo conduttore della missione del Pontefice argentino.
Tanti gli applausi che hanno interrotto le parole di Re, davanti ai potenti della Terra, che Francesco ha esortato più volte al cercare un dialogo, e che ora, nel giorno del suo ultimo saluto al mondo terreno, sembra, a giudicare dalle foto che circolano, abbiano ricominciato a dialogare. Nonostante la solennità della messa esequiale, con i suoi riti e gesti (i funerali sono stati trasmessi in diretta in 15 lingue, comprese 4 dei segni), osservando la semplice bara di legno al centro del sagrato di piazza San Pietro, è forte la consapevolezza di come Bergoglio sia stato davvero il Papa di tutti, anzi di “todos, todos, todos”, come lui più volte amava ripetere.


Il cardinale Re ha rimarcato quanto per Francesco la Chiesa doveva essere “una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte”. Il porporato ha ripreso l'immagine tanto cara del Papa, “della Chiesa come 'ospedale da campo' dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite”. E poi gli "innumerevoli gesti" ed esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi: come il viaggio a Lampedusa (il primo di Bergoglio compiuto in Italia) e a Lesbo o la toccante celebrazione della messa al confine tra il Messico e gli Stati Uniti.
Oltre 250 mila le persone presenti sul sagrato. Accanto ai grandi della Terra, il popolo che Francesco amava: gli ultimi, i dimenticati. Poveri, migranti, transgender e detenuti che hanno ottenuto il permesso speciale dal magistrato di sorveglianza, hanno accolto il feretro del Papa argentino, a Santa Maria Maggiore, dopo un corteo funebre, che ha percorso i luoghi simbolo di Roma, tra due ali di folla. Nel tragitto verso la basilica che custodisce l'icona amata da Francesco, la Salus Populi Romani, in migliaia sono scesi in piazza (oltre 150 mila) per applaudire al passaggio della papamobile (usata nel suo viaggio in Messico nel 2016) e riadattata.
Fedeli arrivati dal mondo intero, dalle Filippine alla Colombia, e ovviamente dall'Argentina, che durante tutta la mattinata si sono stretti in abbracci, tra preghiere e sorrisi, scambiandosi ricordi di Francesco. “Ha lottato sempre per i diritti di tutti, soprattutto per chi di noi è straniero. Siamo sempre stati con lui”, hanno detto i membri della Comunità di Sant'Egidio.
“Sono stata fortunata a essergli vicina, è stata un'emozione grandissima. Ha aperto una porta, sempre presente con noi e spero che questo continui. E' stato un privilegio perché ci ha aiutato a livello economico, ci ha aperto le porte della Chiesa perché prima per noi era tutto chiuso, non eravamo accettati ma grazie a lui abbiamo un altro tipo di prospettiva e la gente ci vede in modo diverso”, ha detto Tamara, di una associazione di trans e rom della Capitale, tra i 40 'figli prediletti' di papa Francesco che hanno potuto assistere dal sagrato di Santa Maria Maggiore all'arrivo del corteo funebre del pontefice con in mano una rosa bianca, il fiore che tanto piaceva al Papa.


Il gruppo è stato voluto da don Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, che lo aveva annunciato in occasione della pubblicazione delle volontà testamentarie di Bergoglio, attraverso le quali il Santo Padre aveva devoluto 200mila euro della sua fortuna personale a un istituto penitenziario. La sua presenza "vuole essere un ringraziamento perché" Bergoglio "ci ha aiutate economicamente, aprendo la porta della Chiesa, perché prima era tutto chiuso per noi, non eravamo accettate, grazie a lui ora abbiamo un altro tipo di prospettiva e la gente ci vede diversamente".