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Aperto un fascicolo contro ignoti per la morte di Vakhtang Enukidze, un migrante georgiano di 38 anni morto in circostanze ancora da chiarire nel centro di permanenza e rimpatrio ( Cpr) di Gradisca d’Isonzo. La tragedia è accaduta nelle prime ore di sabato scorso a seguito di una rivolta da parte dei migranti per protestare contro le condizioni nei quali vivono.
Fin dal 16 dicembre, giorno della sua ( ri) apertura, dal Cpr di Gradisca – grazie alla comunicazione degli attivisti della campagna Laciate-CIEentrare - sono trapelate notizie estremamente preoccupanti, tra atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e denunce degli operatori di improvvisazione dell’ente gestore, con presunti pasti immangiabili, scarsa igiene e gravi carenze nell’assistenza sanitaria e psicologica, nonché una difficoltà dei legali di esercitare un pieno diritto alla difesa. Almeno tre i tentativi di fuga di cui si ha notizia avvenuti in queste settimane.
Vakhtang era stato trasferito dal Cpr di Bari, dopo che il centro pugliese era stato reso inagibile da una delle tante proteste che da mesi si susseguono contro le condizioni precarie e di privazione della libertà a cui sono sottoposti cittadini stranieri senza documenti e richiedenti asilo. Persone che non hanno commesso alcun reato, eppure vivono da reclusi. Con l’aggravante che i Cpr non hanno le stesse garanzie dei classici istituti penitenziari dove vige un ordinamento e ci sono i magistrati di sorveglianza che possono recepire le istanze dei detenuti. Critica l'associazione ' No Cpr e no frontiere Fvg', secondo cui Vakhtang sarebbe stato picchiato dalle forze dell’ordine, martedì scorso, intervenute dopo una rissa tra la vittima e un compagno di stanza.
Il migrante, che avrebbe anche compiuto atti di autolesionismo, è stato poi arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e portato in carcere dove è stato sottoposto a processo per direttissima e dove è rimasto due giorni. Riportato poi al Cpr, sabato mattina si è sentito male e poi è morto in ospedale, dove era stato trasferito in ambulanza. Gli attivisti hanno diffuso una testimonianza audio, raccolta telefonicamente, di un altro detenuto del Cpr, che avrebbe assistito al pestaggio. È un dialogo di quasi nove minuti fra voci camuffate, per tutelarne i proprietari.
La voce con l’accento straniero parla di accerchiamento. Otto agenti contro un uomo. Parla di pestaggio con tanto di testa sbattuta contro il muro. Immobilizzazione e piedi premuti sul collo. Ma tutto ciò dovrà essere vagliato. Lo stesso procuratore capo di Gorizia, Massimo Lia, ha rilasciato dichiarazioni sottolineando che al momento sono mere illazioni e stanno infatti facendo indagini per verificare se c' è stato qualcosa del genere o meno.
Nel frattempo, quindi, la procura di Gradisca indaga per omicidio volontario. Questa è l’ipotesi di reato contro ignoti con il quale hanno aperto il fascicolo relativo alla morte del georgiano. Gli investigatori stanno visionando le immagini delle numerose telecamere che sorvegliano l'interno e l'esterno della struttura. Nel pomeriggio di ieri è giunto sul posto anche il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma per parlare sia con le persone trattenute nel centro, sia per incontrare le Istituzioni del territorio e assumere ogni informazione circa le azioni da queste conseguentemente intraprese.