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Donald e Melania Trump
«È imperativo garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere la loro preferenza di avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo».
Una dichiarazione che potrebbe venire da una qualsiasi esponente del movimento femminista ma che lascia sorpresi, nel momento in cui a rilasciarla è l’ex first lady Melania Trump, consorte di Donald, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti che della minaccia ai diritti riproduttivi delle donne ha praticamente fatto una bandiera, interpretando i sentimenti e la “pancia” dell’America conservatrice e della destra religiosa.
La dichiarazione di Melania Trump è arrivata in concomitanza con il lancio pubblicitario della sua autobiografia, un libro di memorie in uscita oltreoceano il prossimo 8 ottobre. E le sue parole assumono un valore ancora più significativo considerato che la moglie di Donald Trump ha raramente espresso opinioni politiche in pubblico.
L’eco di questa posizione così netta arriva in un clima che si è cominciato a surriscaldare nel 2022, quando la Corte Suprema a maggioranza repubblicana ha ribaltato la storica sentenza che garantiva il diritto all’aborto, delegandolo agli Stati: una strada che ha portato i governatori più conservatori a imporre leggi più che restrittive.
JD Vance, scelto da The Donald per la vicepresidenza, ha detto che sosterrebbe un divieto nazionale di interruzione di gravidanza: una mossa contro la quale il peso specifico di Melania fa risaltare le contraddizioni in seno al Gop. Lo stesso Trump si è recentemente trovato in difficoltà sul fatto che a novembre si vota per preservare il diritto all’aborto in Florida: alle urne sarà chiamata anche la famiglia del tycoon, residente a Mar- a- Lago, Palm Beach. Ed è assai probabile che la moglie dell’ex presidente si esprima in maniera contraria a quella del marito.
Lo scontro familiare sembra investire anche altri aspetti politici, prima di esprimersi sull’aborto, Melania Trump si differenzia con suo marito rispetto alla politica sull’immigrazione, se non altro in quanto immigrata dalla Slovenia. «Occasionali disaccordi politici tra me e mio marito fanno parte della nostra relazione, ma credevo di doverli affrontare privatamente piuttosto che sfidarlo pubblicamente» ha detto Melania segnalando la divaricazione esistente.
La moglie di The Donald ha affermato anche che le sue convinzioni sul diritto all’aborto derivano da «un insieme di principi fondamentali», al centro dei quali si trovano «libertà individuale» e «libertà personale», principi su cui «non c’è spazio per la negoziazione».
Continuando ancora più esplicitamente: «Questo approccio di buon senso si applica al diritto naturale di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo e sulla propria salute».
Dopo aver delineato il suo sostegno, per tali motivi, al diritto all’aborto, Melania descrive in dettaglio «le ragioni legittime per cui una donna sceglie di abortire», tra cui il pericolo per la vita della madre, lo stupro o l’incesto, spesso eccezioni ai sensi dei divieti statali, e anche «un difetto congenito alla nascita, oltre a gravi condizioni mediche». Nel libro scrive: «È importante notare che storicamente, la maggior parte degli aborti condotti durante le fasi successive della gravidanza erano il risultato di gravi anomalie fetali che probabilmente avrebbero portato alla morte o alla morte del bambino. Forse anche la morte della madre. Questi casi erano estremamente rari e in genere si verificavano dopo diverse consultazioni tra la donna e il suo medico. Come comunità, dovremmo abbracciare questi standard di buon senso. Ancora una volta, il tempismo è importante» . Durante la campagna elettorale, i repubblicani hanno palesemente travisato le posizioni dei democratici sull’aborto.
Il mese scorso, discutendo con Kamala Harris, Donald Trump ha falsamente detto che la candidata Dem sarebbe favorevole all’interruzione della gravidanza anche al nono mese. propaganda pura contraddetta anche dai dati ufficiali che riportano come il 90% degli aborti negli Stati Uniti si verifica prima delle 13 settimane di gestazione. Meno dell’ 1% avviene a partire dalle 21 settimane.