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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nel 79° anniversario della Liberazione
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato il via alle celebrazioni del 25 aprile all’Altare della Patria a Roma, prima di spostarsi a Civitella Val di Chiana, in provincia di Arezzo.
Dopo l’esecuzione dell’Inno d’Italia il Capo dello Stato ha reso omaggio a tutti i Caduti con la deposizione di una corona d’alloro. Al suo fianco anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera e il ministro della Difesa Guido Crosetto,
Gli altri presenti
Erano inoltre presenti i capi di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone; il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, generale di corpo d’armata Carmine Masiello, il capo di Stato maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra, Enrico Credendino, il Capo di Stato maggiore dell’Areonautica, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, il generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri Teo Luzi, il generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza, Andrea De Gennaro.
Mattarella a Civitella Val di Chiana per ricordare l’eccidio nazista
Mattarella ha poi lasciato Roma per muovere alla direzione di Civitella Val di Chiana (Arezzo) per ricordare le vittime innocenti dell’eccidio nazista avvenuto in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo il 29 giugno del 1944. Quel giorno furono trucidati 244 civili, di cui 115 a Civitella. Mattarella, accompagnato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, è stato accolto dall’applauso dei presenti, che gli hanno urlato ‘grazie presidente’ dopo l’esecuzione dell’Inno d’Italia e degli onori militari. “È inimmaginabile quanto accaduto”, ha detto Mattarella ricordando l’eccidio nazista. Il Capo dello Stato ha poi firmato il libro della memoria e deposto una corona d’alloro in memoria dei caduti.
Il discorso del Capo dello Stato
«Siamo qui a Civitella in Val di Chiana riuniti per celebrare il 25 aprile – l’anniversario della Liberazione – a Civitella in Val di Chiana, a ottant’anni dalla terribile, disumana, strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla popolazione inerme», ha dichiarato Mattarella. «Gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goring si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini», aggiunge il Capo dello Stato.
«Nella stessa giornata – ha ricordato Mattarella – si compiva, non lontano da qui, un altro eccidio, a San Pancrazio, dove furono sterminate oltre settanta persone. Come è testimoniato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere sicuri di poter effettuare un più numeroso rastrellamento di popolazione civile».
I due parroci che offrirono la loro vita
«La tragica contabilità del 29 giugno del ’44, in queste terre racconta di circa 250 persone assassinate – dice ancora il Capo dello Stato – Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva solo un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita, per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi, insieme agli altri. Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore», ha concluso Mattarella.
Meloni: “La fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia”
«Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio». Lo scrive su Instagram il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Continueremo a lavorare -aggiunge- per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!».
Nordio fischiato a Treviso
«A noi oggi viene chiesto, molto spesso, se siamo antifascisti. Direi che è una domanda retorica, perché avendo giurato fedeltà alla Costituzione, che è antifascista, è ovvio che siamo antifascisti»: lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenuto per la cerimonia del 25 aprile in piazza dei signori a Treviso alla presenza di autorità civili e militari. Dopo aver pronunciato questa frase dalla piazza si sono sentiti diversi fischi. «Sono un trevigiano, i miei genitori si sono salvati per miracolo il 7 aprile del ’44, perché abitavano vicino a piazza dei Signori - ha ricordato il Guadasigilli - zona che fu quasi completamente demolita dai bombardamenti. Il disastro della guerra è, ovviamente, imputabile al nazifascismo». «Oggi si celebra una unità nazionale che vede dietro ai nostri ricordi un corteo composito, che comprende persone di tutte le estrazioni sociali, di tutte le idee politiche e di tutte le religioni», ha sottolineato Nordio, «è un corteo che accomuna non soltanto gli italiani, ma tutti gli alleati che hanno combattuto per noi ai quali militarmente va il merito di aver sconfitto le armate tedesche in Italia».