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«La nostra ambizione è quella di scrivere una sorta di Costituzione dell'ambiente, che deve diventare centro di diritti, con una normativa armonica e un approccio strettamente collegato al mondo scientifico e tecnologico». È con queste parole che il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, ha confermato ufficialmente, con la benedizione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, l’impegno dell’avvocatura a scrivere il nuovo diritto all’ambiente, un impegno concretizzato ieri al Cnf, nel corso del convegno “Blue economy: una sfida globale”, con la firma del protocollo d’intesa con il commissario generale di sezione per l’Italia per Expo Dubai 2020, Paolo Glisenti. Un accordo con cui la “costituente” dell’ambiente, formata dalla rete dell’avvocatura dei paesi del Mediterraneo, ha assunto l’impegno di individuare le nuove forme del diritto all’acqua e allo sviluppo sostenibile, che l’Italia proporrà alla esposizione internazionale negli Emirati arabi, che prevede la presenza dell’avvocatura italiana, per la prima volta, come «eccellenza».
«Il Cnf ha messo al centro dei propri interessi la ricerca di una normativa focalizzata sull’ambiente - ha spiegato Mascherin - superando la settorializzazione con cui oggi viene affrontato un tema, che invece va trattato, anche tecnicamente e giuridicamente, in maniera unica. Mettiamo a disposizione del ministro le nostre conoscenze tecniche e saremo lieti e onorati se vorrà sfruttarci senza riserve». Il protocollo indica la strada che l'Italia vuole prendere per l'Expo di Dubai 2020, piattaforma per l’implementazione e la promozione dei diritti ambientali, che prevede anche «un concorso di progettazione per il padiglione italiano - ha spiegato Glisenti - incentrato totalmente sulla sostenibilità, il primo plastic free nella storia dell’Expo». Ma è solo del primo passo nella direzione di una legislazione unitaria sull’ambiente: l’Italia sarà infatti in prima fila anche alla giornata mondiale dell’acqua, prevista il 28 febbraio del 2020, «con un grande evento guidato anche dall'avvocatura, che ha proposto un approccio olistico al tema ambientale, alla legislazione e ai provvedimenti, che invece sono frantumati nell’area del Mediterraneo, molto fragile dal punto di vista dei diritti ambientali e tra le più delicate dal punto di vista dell’aumento dell’inquinamento, ma anche per la fragilità giuridica dell’ambiente. E credo che l’accordo di oggi ( ieri per chi legge, ndr) sia importantissimo per portare il tema della giurisdizione internazionale al centro del dibattito mondiale che avremo a Dubai».
E alla visione olistica del Cnf sul tema della giurisdizione ambientale è andato il plauso del ministro Costa, che ha garantito di voler «sfruttare l’avvocatura», trascinandola nella sfida che lo vede impegnato nel percorso legislativo che porterà alla legge “Salva mare”, i cui ultimi passaggi sono in via di definizione. «Vogliamo iniziare un percorso anticipando la direttiva europea sul non impiego delle plastiche usa e getta - ha spiegato - Abbiamo cambiato totalmente il paradigma della tutela ambientale in Europa, andando oltre l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Ora vogliamo fare la stessa cosa per la plastica e il mare e uscire dal l'infrazione europea per la depurazione delle acque». Gli impegni governativi in campo ambientale sono diversi, partendo dal rischio del dissesto idrogeologico, con un quadro d'azione che prevede risorse per circa sei miliardi e mezzo - potenzialmente incrementabili fino a 10 miliardi, qualora il decreto legge sul dissesto andasse in porto entro fine dicembre. «I presidenti di Regione, che rappresentano i nostri commissari straordinari di governo per il dissesto idrogeologico, finora non sapevano quanti fondi avessero a disposizione. Hanno 6 miliardi e mezzo, ma non ci sono i progetti per spenderli - ha sottolineato - Io ho bisogno di progetti subito cantierabili. Velocizzeremo il sistema dei pagamenti, passando da nove a, possibilmente, tre tranche».
L’idea di una Costituzione dell’ambiente ha preceduto la presentazione della versione italiana del Rapporto 2018 delle Nazioni unite sullo Sviluppo delle risorse idriche, realizzata per la prima volta proprio grazie al Cnf e illustrata ieri da Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Uni-Verde, Rossella Belluso, segretario generale della Società geografica italiana, Michela Miletto, vice direttore Unesco Wwap, e Maurizio Montalto, presidente dell’Istituto italiano per gli studi delle politiche ambientali, concludendo l’incontro con il conferimento dei “Green pride del mare 2018”, per le best practice 2018 per la difesa degli ecosistemi marini, con gli interventi del comandante delle Capitanerie di porto, Giovanni Pettorino, la presidente di Marevivo Rosalba Giugni e la segretaria dell’Autorità di bacino “Appennino meridionale” Vera Corbelli.
«La scelta del Cnf di tradurre questo rapporto - ha spiegato Montalto - è un impegno per favorire la diffusione di un'idea utile a dare sostanza di base alle norme. Il sistema normativo, spesso, si fonda su una visione teorica, ma manca una lettura della realtà nel settore ambientale». Secondo il rapporto, «circa la metà della popolazione mondiale vive in aree a rischio - ha spiegato Miletto - ed entro il 2050 si stima un peggioramento della qualità dell'acqua. La soluzione è quella di imitare i processi naturali, come la gestione delle precipitazioni, la ricarica artificiale delle acque sotterranee, agricoltura conservativa e infrastrutture verdi nei centri cittadini» .