È prevista per oggi la prima riunione operativa in procura con le forze dell’ordine e i soccorritori che da domenica 3 luglio stanno lavorando per recuperare i resti dei venti escursionisti travolti dalla valanga di ghiaccio sulla Marmolada. Ad annunciarlo all’Adnkronos è il procuratore di Trento, Sandro Raimondi. «Il Dna è importante» per poter identificare le vittime, l’incarico verrà affidato probabilmente ai Ris. Al momento sono cinque, tutte di nazionalità italiana, le persone di cui non si hanno notizie dopo il crollo del ghiacciaio, mentre 8 delle 13 che si temevano disperse sono state rintracciate dalla compagnia dei carabinieri di Cavalese, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e la Regione Veneto.

Nel frattempo, continua l’azione di riconoscimento delle vittime, accanto alle operazioni di monitoraggio e recupero. Al momento i familiari hanno riconosciuto l’ultimo degli otto feriti che non era stato ancora identificato. Il numero dei ricoverati scende a sette: nella giornata di ieri è infatti avvenuta una dimissione. Sono state inoltre riconosciute ufficialmente cinque vittime di nazionalità italiana e due di nazionalità ceca. «Perché nessuno ha fatto un avviso sabato, che c’era l’acqua che scorreva sotto il ghiacciaio? Perché non hanno fermato le persone? Perché le hanno lasciate andare?», ha protestato la sorella di Erica Campagnaro, che si trovava in compagnia del marito Davide Miotti, guida alpina. «Era una bella giornata di sole, ma se sotto scorre l’acqua... se c’è una responsabilità andremo fino in fondo», ha sottolineato. Intanto, attraverso articolate verifiche, sono stati individuati i proprietari e gli utilizzatori delle autovetture parcheggiate all’imbocco dei sentieri che portano al ghiacciaio. Tutti risultano negli elenchi in possesso delle forze dell’ordine.

Tutti i punti di accesso alla montagna sono stati chiusi per motivi di sicurezza. È dunque interdetto anche l’accesso all’area compresa tra Punta Serauta e la Forcella Marmolada, cui si accede dalla Val Contrin, secondo quanto previsto dalle ordinanze dei tre Comuni di Canazei, San Giovanni di Fassa e Rocca Pietore (Belluno). Sul posto sono stati installati cartelli di divieto di accesso e transito. Il presidente del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico, Maurizio Dellantonio, ha confermato la prosecuzione delle operazioni di ricerca, che si svolgono per ora esclusivamente attraverso l’impiego di droni.

La priorità è garantire l’incolumità degli operatori sul campo. Le condizioni della parte superiore della montagna vengono monitorate dal personale della Protezione civile della Provincia autonoma di Trento, anche attraverso l’impiego di interferometri e radar doppler, ossia speciali apparecchiature di monitoraggio che misurano i movimenti della parete ghiacciata.