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Marina Ovsyannikova
Marina Ovsyannikova è stata di nuovo arrestata. I timori della collaboratrice del Dubbio su un’altra azione eclatante della polizia e dei servizi di sicurezza si sono rivelati più che fondati e si sono materializzati all’alba di ieri. Mercoledì sera, dopo aver scritto per il nostro giornale un interessantissimo pezzo sui processi a porte chiuse nei confronti dei dissidenti e sulla cosiddetta “psichiatria punitiva”, Ovsyannikova ha espresso a chi scrive tutta la sua preoccupazione per i continui pedinamenti. Due auto – probabilmente dell’Fsb - l’hanno seguita tutto il giorno per le vie di Mosca e fino sotto casa. Ieri mattina alle sei il blitz di ben dieci tra poliziotti e uomini del Comitato investigativo per effettuare una perquisizione alla presenza della figlia undicenne. La giornalista dissidente è stata prelevata dalla sua abitazione e condotta in quelle che in Russia chiamano “Commissioni d’inchiesta”. Nel momento in cui andiamo in stampa non ci sono ancora notizie su un suo rilascio. Il suo numero di telefono risulta irraggiungibile. Si tratta del secondo arresto nel giro di poco più di un mese. Questa volta le autorità russe contestano a Marina Ovsyannikova la protesta di qualche settimana fa con l’esposizione, nel centro di Mosca, di uno striscione contro Putin e di condanna per l’uccisione di numerosi bambini in Ucraina. Il procedimento penale aperto nei confronti dell’ex redattrice di Channel One rientra tra quelli sulla diffusione di notizie false riguardanti l'esercito russo (articolo 207.3 del codice penale della Federazione Russa). Per questo reato è prevista la reclusione fino a dieci anni. L’avvocato di Ovsyannikova, Dmitry Zakhvatov, ha dichiarato all’Afp che vuole conoscere meglio le accuse mosse dall’autorità giudiziaria. Lo scorso 8 agosto Ovsyannikova si è presentata per l’ennesima volta nel Tribunale di Cheremushkin per difendersi dall’accusa di aver screditato l’esercito russo con un post pubblicato su facebook. È stata condannata al pagamento di una multa di 40mila rubli (neanche mille euro). Tre giorni fa Marina ha ironizzato sul “grande lavoro” dei magistrati, intenti a far tacere una voce libera e critica nei confronti di Putin. Rivolgendosi al giudice, Ovsyannikova ha detto: «Vostro Onore, questa è la terza assurda causa contro di me. Più precisamente, una imitazione di una causa. Ancora una volta ribadisco che il diritto alla libertà di parola mi è garantito dall’articolo 21 della Costituzione. Pertanto, considero assurde e inaccettabili le accuse mosse contro di me». Ieri l’ennesima puntata della repressione del dissenso nella Russia putiniana.