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«Non c’è stata alcuna delegittimazione dei pm milanesi. Si è trattato di semplici opinioni, legittimamente espresse, che non ledono l’autonomia e l’indipendenza della magistratura». I togati moderati di Magistratura indipendente prendono, dunque, le distanze dai colleghi progressisti di Area che in occasione del Plenum di questa settimana avevano messo nel mirino il laico in quota Forza Italia Alessio Lanzi, “reo” di aver criticato in una intervista la spettacolarizzazione con cui la Procura milanese sta conducendo le indagini sui decessi per Covid-19 nelle case di riposo del capoluogo lombardo.Era stato Giuseppe Cascini a voler porre la questione in apertura del Plenum di mercoledì scorso chiedendo l’apertura di una pratica a tutela del pm milanesi. «Il compito del Csm - aveva esordito il togato di Area - è quello di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura; i componenti del Csm non dovrebbero mai esprimere giudizi sul merito di una iniziativa giudiziaria in corso e certamente mai dovrebbero farlo con quei toni e quelle espressioni, che delegittimano il ruolo dell’autorità giudiziaria e dell’ufficio procedente». Lanzi, per Cascini, doveva quindi «evitare di avventurarsi in una polemica così fuori luogo e fuori tempo».«Siamo alle solite: in questo Paese quando si toccano certe Procure si attiva immediatamente una rete protezione», si era difeso il professore milanese. «Io criticavo solamente - aveva aggiunto - alcune modalità operative della Procura. Ad esempio, la perquisizione del Pirellone è avvenuta in diretta tv: se si voglio acquisire documenti ci sono modi meno eclatanti. Si rischia di consegnare all’opinione pubblica messaggi di sconforto e sfiducia nelle istituzioni. E’ una questione di sensibilità». «Si usano due pesi e due misure a seconda di cosa si tratti; nei confronti del centro destra va sempre bene tutto. La dichiarazione di Cascini è un atto politico, la critica dovrebbe intervenire unicamente sul merito delle mie dichiarazioni e sui relativi contenuti giuridici», la replica piccata di Lanzi. Per poi aggiungere: «Nino Di Matteo ha attaccato durante il Tribunale di sorveglianza che questa settimana ha scarcerato per motivi di salute un boss detenuto al 41bis affermando che “lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte”. Bene, perché nessuno ha espresso solidarietà all’ufficio di sorveglianza di Milano?». «Io ho voluto evidenziare che è in atto, soprattutto da parte di alcuni organi d’informazione, una campagna mediatica violentissima contro la Lombardia. Ci sono tanti dibattiti televisivi mirati con personaggi che sparano sentenze senza conoscere nulla e dove passano sotto silenzio comportamenti analoghi in altre Regioni», aveva quindi concluso il professore milanese.“Difesa” accolta dai magistrati di Mi che, all’inizio di questa consiliatura, prima di convergere su David Ermini, avevano puntato su Lanzi come vice presidente del Csm. «Il consigliere - puntualizzano i consiglieri Paola Braggion, Loredana Miccichè, Antonio D’Amato - ha precisato di non pronunciarsi sull’inchiesta in corso, criticando invece la spettacolarizzazione delle indagini e la ripresa Tv della perquisizione negli uffici della Regione». «Il clima di “spiccata mediatizzazione” - proseguono i consiglieri di Mi - fa perdere di vista il processo vero per concentrarsi su emozioni da dare in pasto all’opinione pubblica. «Volevamo aprire sul punto un dibattito in Plenum ma non ci è stata data la possibilità”, aggiungono, ricordando che non c’è solo la Procura di Milano impegnata in questo momento “a chiarire i fatti e a verificare eventuali responsabilità penali». Con una precisazione: «L’apertura di pratica a tutela richiede, secondo il regolamento consiliare, comportamenti lesivi per l’indipendenza e il prestigio della magistratura che non appaiono compromessi dalle dichiarazioni di Lanzi, il quale ha invocato prudenza e ha richiamato la necessità di non emettere sentenze affrettate o a celebrare 'processi di piazza', proprio nel rispetto delle vittime, del dolore dei parenti e di tutti quelli stanno impegnando energie e competenze per fronteggiare questa drammatica emergenza».Insomma, per i consiglieri di Mi «le dichiarazioni di Lanzi risultano espressione di libero esercizio del diritto di critica. Dispiace constatare che la paventata apertura della pratica sia seguita ad una pubblica richiesta di smentita dell’intervista», la stoccata finale ai colleghi di Area.